Wednesday, December 18, 2013

Una casa bella come una bomboniera

              Vi facciamo vedere come abbiamo risistemato la vecchia casa dei miei genitori

 
Un tuffo nel passato.

 E' quello che abbiamo fatto quando abbiamo saputo di una famiglia che abita a Pianello di Cagli e che dopo mesi di olio di gomito ha risistemato e resa abitabile la vecchia dimora di Massa delizioso borgo distante giusto tre chilometri dal paese.

 Saura Santini: “Un giorno la mamma ci disse: Vi prego, quando saremo morti, non vendete quella casa. Ci abbiamo trascorso  tanti anni sereni e felici, sarebbe un vero peccato.

Ci abbiamo riflettuto su. Avevamo dei soldi da parte che potevamo investire. E' quello che abbiamo fatto preservando il suo desiderio”.

Racconta: “Questa casa era stata costruita a inizio secolo mentre la casa dove era nato il babbo, a pochi metri di distanza, è del 1880”.

Le vecchie dimore di una volta hanno un fascino e un calore umano che talvolta le nuove abitazioni non possono avere perché ancora non c'è stata un vissuto che le ha impregnate di buoni sentimenti.


Decidiamo di recarci a visitare la casa. Sono tre le generazioni che mi accompagnano in auto: Saura, sua figlia Elisa, e la nipotina Giorgia, figlia di Chiara sorella maggiore di Elisa. 


Ci mettiamo pochi minuti dall'abitazione attuale di Saura. un tiro di schioppo e siamo arrivate.



Tutte innamorate di questa casa appena scese dall'auto Elisa e Giorgia corrono a abbracciare il piccolo gattino tigrato che hanno adottato.


“Lo abbiamo trovato in strada, abbandonato”.

Elisa: “Ho trascorso qui lo scorso Natale. Ho fatto l'albero di Natale, addobbato la casa. In estate la casa dei nonni è quella che amiamo di più. Ora che siamo sposati, sebbene viviamo a Serravalle (piccolo paesino appena poco distante da Massa) non ci scorderemo di certo questa abitazione che è nel nostro cuore come nessun'altra”.


Quando entriamo ci avvolge da subito un forte e persistente odore di legno.

La  casa è solida, ha ancora i travi originali, i mattoni di un tempo.















I genitori di Saura, Clelia e Berto
 

Saura ci fa notare due anelli saldati con forza nella pietra, uno vicino al lavandino della cucina, che dà l' occhio all'uscita e l'altro sito sotto la finestra dove ora i ragazzi hanno poggiato un comodo sofà.

“Questi, vede? servivano per legare all'occorrenza qualche cavallo, una pecora, che fosse transitata qui da noi con qualcuno”.


Le scale sono quelle vecchie, in legno. Ci fanno tremare un pò. Saranno sicure?



Saura sorride della nostra titubanza.



“Ma no: sono semplici da salire e da scendere. Le faccio  vedere”.




Saura ci guida su per le camere, ci appoggiamo timorose alle maniglie delle scale e del batuscio, porta che di fatto collegava la cucina alla camera o una camera a un'altra camera. Solo: in orizzontale e non in verticale. Al piano superiore una gradevole camera da letto.



 “L'unica variazione che abbiamo deciso è stata quella di ricavare un bagno che in passato non c'era”.

 Ci incuriosiamo: “Dove andavate quando il bagno non c'era?

 “Chi aveva la stalla andava lì. Noi l'avevamo distante così utilizzavamo il vespasiano. Il babbo aveva ricavato una capannina con delle finestre però sapesse che freddo faceva durante l'inverno!”

Poi Saura attira la nostra attenzione sul batuscio: “La nostra vecchia porta”.


Poi fa notare: “Vede questi fili esterni? Sono quelli dell'elettricità. Abbiamo voluto ricostruire tutto come un tempo”.


La  sua camera si trova al piano superiore rispetto a quella di Elisa. Ci andiamo.





“A me piaceva leggere molto. La sera poggiavo la sedia vicina al letto mettevo un pò di cera su uno dei pioli, fissavo la candela e poi leggevo, leggevo. Intanto di sotto, dopo un pò la mamma mi gridava di spegnere la candela.

fiestafarms.ca

Saura sorride: “Era un costo anche quello. Venti lire ciascuna”. Eppure la vita era dignitosa: “Io e mia sorella Vallina non abbiamo mai sofferto la fame. Mangiavamo patare, fagioli, d'inverno uccidevamo il maiale, una tradizione che sentiamo di dover continuare perché senza maiale non sembra inverno. In più avevamo ogni sorta di animale domestico: galline, conigli”.

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I lavori erano pesanti: “L'acqua ad esempio. Andavamo in un posto che chiamavamo Colletto. Lo odiavamo. Era uno scollatoio. D'estate prendevamo una scorciatoia, ma in inverno dovevamo farcela a piedi per un lungo tratto di strada”.


Anna Maria Polidori

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