Thursday, December 14, 2023

La Gioia di Danzare di Nicoletta Manni

 La Gioia di Danzare 


edito da Garzanti è un libro spettacolarmente bello scritto da

Nicoletta Manni etoile della Scala di Milano da poche settimane. Questa la sua è una biografia raccontata con estrema dolcezza, sensibilità e modestia.

Tanti successi e grandi sacrifici tra i quali aver abbandonato la terra natìa per Milano. 

Sacrificio è la parola più potente e significativa del balletto. Ne coglie l'essenza, ne spiega il significato più intimo e bello.

Nata per ballare, sua madre insegnava e insegna danza classica, la piccola viene portata a scuola durante le lezioni  e...non le pare il vero! Come ballano bene quelle ragazze! Vuole farlo pure lei. La madre non ci vede nulla di male a iscriverla e scopre ben presto che ha talento. Verso i 12 anni Nicoletta tenta l'ammissione presso la scuola di danza dell'Accademia della Scala con successo.

Il mestiere di ballerina in realtà è estremamente complesso e non si ferma in sala prove, ma evolve, matura. È una condizione sia fisica che mentale. La vita diventa la danza sebbene Nicoletta racconti come con suo marito Timofej, primo ballerino alla Scala, tenti di staccare per qualche ora. Quasi impossibile se si pensa che ogni mattina al risveglio questi corpi tirati al massimo offrano loro un dolore generalizzato.   

È importante ascoltare il nostro corpo,  scoprirne i malesseri spiega la Manni così come tenere sotto controllo la soglia del dolore. Questa può fare la differenza nel bene e nel male, infortuni inclusi.

L'etoile analizza tanti balletti, raccontandone la genesi  e poi le sfide che ha dovuto affrontare per entrare nella parte. Durante la preparazione del suo primo Romeo e Giulietta, era appena scoppiata la storia d'amore con Timofej Andrijashenko suo collega. 

Sentimenti forti, sentiti, percepiti chiaramente dal pubblico, senza sapere che i due si erano appena innamorati rendendo ancora più bella la rappresentazione, che conteneva la genuinità della vita e la potenza del vero amore.

Nell'Onegin, la Manni fa sue le rinunce di Tatjana pensando a quanto abbia sacrificato lei stessa per raggiungere il ruolo che ricopre. 

Interessante l'analisi di Odette e Odile, le protagoniste del Lago dei Cigni. Odette è solare, innamorata del principe che vorrebbe salvarla, genuina. Odile offre una lettura molto più sensuale, scaltra, una femminilità più pronunciata e votata alla conquista, che farà capitolare il poveretto. Bisogna sdoppiarsi e tanto i passi, quanto l'emotività delle due protagoniste devono essere rese nel migliore dei modi.

Di Giselle ha un ricordo tenero perché rinuncia allo Staatsballett di Berlino, per tornare a Milano richiamata da Makhar Vaziev, a quel tempo a capo del corpo di ballo della Scala.

Da Olga Chenchikova, moglie di Vaziev che l'avrebbe preparata per Giselle, rammenta d'aver imparato tante cose che riteneva assodate, ma che invece andavano riscritte mentalmente.

Timofej Andrijashenko, racconta Nicoletta è diventato ballerino per...caso.  A scuola era vivacissimo e suo padre, un uomo rigoroso, stanco di questo figlio così esuberante decise che doveva correre ai ripari. Lo iscrisse a una scuola di balletto così da fargli mettere la testa a posto. Da questa "punizione" è scaturito un...lavoro.

La danza è una crescita continua. Quando pensi d'aver imparato qualcosa, arriva una persona che rimette tutto in discussione. Carla Fracci e la sua master class su Giselle è stata rivelatrice per Nicoletta. Durante quella sessione la Fracci dice alla Manni: «Sii meno ballerina. Abbi più passione, più pietà.» Da lì Nicoletta comprende che deve concentrarsi maggiormente sui sentimenti della protagonista per accompagnarla poi con i passi, perché"L'arte accade quando la tecnica scompare." 

Nel libro vengono descritti i lockdown, la sofferenza dello stare tappati in casa, degli esercizi quotidiani, della preparazione degli spettacoli, dei contagi che pareva mettessero in forse le rappresentazioni. 

Ha parole bellissime per Roberto Bolle. Un amico e un collega divertente, testimone di nozze al suo matrimonio. Un danzatore estremamente serio e professionale. "Sempre il primo ad arrivare in sala prove, sempre l’ultimo ad andare via, non l’ho mai sentito pronunciare frasi come «sono stanco» o «non ce la faccio più», «ora basta»" aggiungendo: "...la grazia dei suoi movimenti, che con tanta fedeltà rispecchia quella del suo sorriso, è il frutto di una volontà di ferro, esercitata giorno dopo giorno, per anni, senza concessioni e senza cedimenti. Osservarlo al lavoro offre, da sé, una magistrale lezione."

Che cos'è il corpo di un danzatore? Per la Manni  "è prima di tutto uno strumento di lavoro la cui peculiarità è rendersi permeabile ai sentimenti, alle emozioni, alle intenzioni dell’uomo o della donna che interpreta....Poco impor

ta quanto quei sentimenti, quelle emozioni e quelle intenzioni siano lontani da noi: l’unica cosa che conta è rendersi disponibili, assorbirli, farli propri, perché in fin dei conti un buon danzatore è un fluido che assume la forma del vaso che lo contiene."



Consiglio questo libro a tutti gli appassionati di danza classica, e anche a chi voglia comprendere questo mondo che cela dietro parole importanti e impegnative come: forza, potenza, rigidità, severità, sacrificio, impegno, dedizione, costanza. Forse è proprio per questo che, di tutti i comparti dello spettacolo il balletto è e resta il più serio, sano e rigoroso. Imprescindibilmente dal ruolo che i danzatori hanno, ogni giorno la loro routine è costellata da un lavoro fisico estenuante e gratificante al tempo stesso, condito da grande serietà, passione, amore e slancio.



Anna Maria Polidori 







 











Wednesday, December 06, 2023

La direttrice d'orchestra di Maria Peters

 La Direttrice d'Orchestra


di Maria Peters, da cui è stato tratto il film che avevo visto l'anno scorso rammento di questi tempi, è un libro breve ma intenso, che traccia la storia di una donna avveniristica, perché ha puntato i piedi ed ottenuto quel che voleva: pensate, nientemeno diventare una direttrice d'orchestra, in un mondo, (la storia parte nel 1926) dove non c'erano spazi per le donne. 

Nasce come Willy, Antonia, vive a New York, in un condominio. Il padre è spazzino, la madre, casalinga, le fa mangiare cibi vecchi di tre giorni. Willy lavora in un teatro come maschera e poi fa la dattilografa. Ha la passione per la musica, suona il piano e vorrebbe andare al conservatorio.

In un giorno perde entrambi i lavori che la sostengono, ma, girovagando per le strade si imbatte in un locale ed in Robin e un gruppo di ballerine. Decide di suonare per loro.

Guadagna meglio, così dà alla madre sempre la stessa somma di denaro, accantonando il resto per il conservatorio dove vorrebbe entrare. Al tempo stesso conosce un ragazzo molto bello, Frank Thomsen, ricco ed influente. Lui si sente molto attratto da lei. Willy però è titubante. Vede l'abisso che li separa. Le difficoltà giornaliere che vive lei, la casa dove abita, gli abiti che indossa...Lui ha una casa immensa, la vita gli sorride.

Willy una sera torna a casa e scopre che la madre ha saputo del licenziamento a teatro. Così, quella donna avara, ostile, che ha trovato i soldi che Willy le aveva nascosto, prendendoglieli tutti le rivela di non essere, in realtà la sua madre biologica. E di averla ben poco tollerata, anche.

Willy è sconvolta. Non aveva la mamma più perfetta del mondo, ma alla fine chi se ne frega...Ora questo...Suo padre le spiega che le cose stanno davvero così: è stata acquistata in Olanda, poi  i due sono venuti con lei a New York.


Antonia Brico, questo il suo vero nome, decide allora di andare in Olanda per scoprire la verità su sua madre. La storia d'amore con Frank decolla e la ragazza, più innamorata che mai promette che tornerà appena trovate le informazioni del caso.

Ma si sa: Antonia cova un amore forse pure più grande di quello per Frank: la musica e così ad Amsterdam viene raccomandata d'andare a Berlino dove diventerà direttrice d'orchestra.

Frank intanto non si dà pace. Antonia non gli sta scrivendo, però la ragazza si sente con Robin.


Un giorno Frank la raggiunge ma il colloquio non è molto bello: Antonia gli ribadisce che vuole restare libera, se si mettesse con lui addio ambizioni.

Frank torna in America. Antonia comincia a pensare d'aver fatto una fesseria, in particolare quando Robin le scrive che Frank si è fidanzato con Emma. Antonia entra nel panico più puro. Torna a scrivergli ma lui non legge le lettere.


La ragazza dirige con successo la Berliner Philharmoniker e sbarca nella costa ovest degli Usa. Ritorna in America per un concerto al Met. Trova molte opposizioni ma anche tanti aiuti insperati che verranno da chi la continua ad amare nonostante l'abbia persa per la musica.


Un libro intenso, bello, fatto di "eroi musicali" che via via scenderanno dai piedistalli mentali dove li aveva posti Antonia quando più giovane e ingenua.

Antonia scopre infatti che tutti i più influenti direttori d'orchestra vorrebbero farla desistere dai suoi propositi di concretezza, sofferenza, cocciutaggine e rinunce.


Antonia è una donna fragile e forte al tempo stesso. Una vera amazzone che ha saputo sfidare i tempi e tenere testa agli uomini. Non è stata cosa di poco conto. Ha sofferto perché inseguire le passioni significa lasciare qualcosa indietro inevitabilmente. Ha inoltre compreso che mai e poi mai una direttrice d'orchestra sarebbe stata vista come gli uomini, altra ragioni di risentimento e di lotta.


Una lotta appoggiata anche dalla first lady Eleonor Roosevelt, una donna che si è sempre battuta per le pari dignità tra uomini e donne.


Ho acquistato il libro da Club per Voi, della Mondolibri.Senza esitare un attimo. Avevo visto il film, ricordavo il personaggio. Mi aveva colpito al cuore. 


Anna Maria Polidori 



La Vita di Un Apprendista Elfo di Ben Miller, tradotto da Adria Tissoni

 Ho scelto di leggere La Vita di Un Apprendista Elfo


di Ben Miller, tradotto da Adria Tissoni edito da Garzanti perché credo negli elfi e sono più che certa che ne abbiamo uno in casa. 

Così leggere questo libro è stato bello. Certo: se ci fossimo immersi di più nell'atmosfera natalizia, lasciando da parte delinquenti, galere, nemici di Babbo Natale e il libro avesse virato verso un regno fatato di pace, non modernizzando troppo, avrei apprezzato di più. Ma questo libro per bambini è lo specchio dei tempi: non ci può essere pace e è escluso che le storie vengano costruite per donare solo calma e rilassatezza. Penso che, almeno in questo periodo dell'anno possa essere dato spazio ai buoni sentimenti, lasciando lo stridore della vita, almeno per una volta, fuori. 

Mi vien voglia di scrivere: in che brutta società viviamo se non siamo più capaci di regalare belle storie per i bambini.


Il racconto comincia bene: Toc è un elfo simpatico di 16 anni, ma ne ha tanti più di noi. Al momento non ha lavoro e ha fatto richiesta per poter diventare un elfo giocattolaio di Babbo Natale. Alla fine la sua domanda viene accettata però....

C'è qualche cosa che non quadra. Ci sono furti e lui stesso verrà incolpato d'aver trafugato giocattoli...Non solo: assieme alla figlia di Babbo dovrà tentare di salvare il Natale da chi vorrà organizzare invece un maxi furto di regali proprio la notte della vigilia, lasciando i bambini senza doni!


Una favola moderna, figlia dei tempi, con tanto di droni invisibili.


La copertina è fantastica !


Anna Maria Polidori 



Monday, November 13, 2023

Les Amants du Lutetia di Emilie Frèche

 Les Amants du Lutetia


di Emilie Frèche è un romanzo edito dalle Editions Albin Michel. Tratta la complessa e controversa tematica del suicidio, la possibilità di scegliere di morire dolcemente e analizza i traumi che un atto del genere lascia per sempre sulle persone che restano.

Avevo già letto in passato la vicenda di due coniugi che si erano entrambi uccisi, così ho deciso di tornare a leggere un romanzo sull'argomento.


È una coppia ottuageniaria, questa presa in considerazione dall'autrice. 


La scrittrice ha tratto ispirazione da un fatto realmente successo in Francia alcuni anni fa.


Ezra e Maud Epstein hanno di recente trascorso del tempo con i loro cari, prima di decidere di andare in questo albergo, il Lutetia, dove mettono a punto il loro proposito: quello di togliersi la vita. 

È un giorno come tutti gli altri quando il ragazzo che porta loro le colazioni non sente rumori in camera: a poco a poco entra, sempre titubante, non vorrebbe disturbare, quando trova, vestiti di tutto punto questi due anziani, sdraiati sul letto. Subito non realizza, ma poi nota qualche cosa di strano.

Dà l'allarme e parte la macchina burocratico-investigativa. Le salme diventano proprietà dello Stato sino al termine delle autopsie. 


Viene allertata intanto l'unica figlia della coppia, Èleonore. La signora vive un momento della sua esistenza davvero positivo: divorziata da Vincent, sta uscendo con due uomini e tenta di capire quale sia il migliore per proseguire la sua vita: i figli vanno avanti bene, lavora con successo. Non potrebbe chiedere di meglio. La notizia della tragica e voluta dipartita dei suoi genitori, comunicata in maniera alquanto brusca e senza troppi giri di parole, l'annienta.


Non contatterà però nessuno dei due uomini con cui esce, ma Vincent il suo ex marito chiedendogli di accompagnarla alla sede di medicina legale.

Inutile chiedere la restituzione dei corpi, ci sarà d'attendere. Eleonore sverrà per lo choc, si sentirà pesantemente traumatizzata da un evento che non aveva motivo per essere posto in essere.

I genitori erano persone di successo che grazie al loro lavoro in un'agenzia di pubblicità, avevano accumulato una fortuna. Stavano bene in salute. Nessuno di loro due era malato. E allora perché? È questa la domanda terribile che occupa lo spazio di una mente assorbita dal dolore di un suicidio.

"Perchè lo avete fatto insieme? Perché avete fatto questo a me? Perché adesso? Perché?"


Questa coppia aveva la preoccupazione che potesse accadere un decadimento fisico o cognitivo, così, anticipando i tempi han deciso di farsi fuori per non essere di impiccio a nessuno.


Chiudono il biglietto rammentando di "Ridere, cantare, danzare, celebrare la vita - Noi l'abbiamo tanto amata!" 

Peccato che poi le cose siano virate nella direzione opposta e che Eleonore non senta per niente l'afflato finale lasciatogli dai genitori, questo incoraggiante inno alla vita. Pensa invece, choccata, d'essere diventata tutto d'un tratto un'orfana, d'essere da sola a gestire un dolore incommensurabilmente forte, spiazzante ma soprattutto inatteso.


Intanto si fa vivo un certo Duval che ha curato gli interessi e gli averi della famiglia e così Eleonore scopre che una proprietà cui i suoi tenevano molto rimarrà a lei, sebbene non potrà mai diventarne proprietaria e non potrà venderla.


Vincoli serrati, Eleonore ripercorre, l'esistenza dei suoi. Non ha mai capito fino in fondo perché la madre abbia insistito a restare a fianco del marito, un traditore seriale: non era mai trattata alla pari. Eppure, ora si è uccisa con lui: ricorda feste, vacanze, il loro lavoro, un amico di famiglia aveva perfino tentato di abusarla e lei non aveva detto niente, tanto non sarebbe stata creduta. Ricorda d'aver scoperto di essere ebrea solo in età adolescenziale. I suoi non gliene avevano mai fatto menzione.


Non sa che cosa fare dell'eredità, Eleonore, mentre quando le restituiscono le salme e può vederle all'obitorio, non potrà avvicinarsi a loro, ma solo vederli attraverso un vetro. Non ne capisce la ragione e chiede alla signora se non sia possibile eliminare quella barriera. La signora risponde di no e Eleonore chiede ragione per questa faccenda. "Parce qu'elle matérialise a frontière entre les morts et le vivants.Vous ete vivante, madame, et vos parents son morts", perché materializza una frontiera esistente tra i vivi e i morti. Voi siete viva, signora, i vostri genitori sono morti.


Eleonore li vede e li rivede per mesi come salme, come cadaveri, nella sua testa e non riesce a dormire. Il lavoro non procede bene. 


Le reazioni a un suicidio sono molteplici: c'è chi si arrabbia, chi cade in depressione, chi reagisce fattivamente, ed è quello che succede ad un figlio di Eleonore, Simon che apre una pagina Instagram Lesamantsdulutetia, lanciando poi una petizione su Change.org per la fine dolce delle persone, per cambiare uno stato di diritto che impedisce, laddove una persona non voglia più vivere e stia bene, di ricorrere al suicidio assistito.


E qui potremmo aprire un dibattito infinito: è giusto che persone sane possano trovare questa come risposta finale? Non sarebbe meglio indirizzarle ad uno psicologo che potrebbe diramare le questioni che hanno in sospeso con la vita? Stanno bene, se hanno dei malesseri possono essere curate.

Il suicidio è davvero la soluzione a tutti i problemi o causa molti più problemi dopo a chi resta? 


Se una persona è gravemente malata ma decide di interrompere la sua esistenza, beh, quello ha un tocco diverso, ma pensare di legalizzare la morte quando uno è semplicemente stanco di vivere, forse vorrebbe dire aprire un pò troppo a soluzioni estreme. Ammetto che sapere che una persona ci vuole lasciare, senza i traumi della scoperta successiva potrebbe essere un sollievo, potrebbe dare al cervello una stabilizzazione emotiva ed un'accettazione della perdita, che, viceversa non può esserci se non con il tempo e un forte lavoro psicologico addosso (che non deve essere necessariamente supportato da psichiatri o psicologi, ma dalla famiglia, dagli amici, dal lavoro, dalla vita che, semplicemente va avanti e permette al tremendo taglio verificatosi nell'anima a poco a poco di cicatrizzarsi, diventando non più un dolore annientante, ma una condizione con cui poter convivere bene)  ma...Lo sarebbe? La persona muore sì di "morte dolce" ma mai nessuna morte è seriamente dolce, ma sempre un processo di grande trauma e shock per l'organismo. 

Non pensate mai che il corpo si lasci annientare senza un fortissimo trauma che gli crei un corto circuito.

Vogliamo davvero pensare che la vita sia così poco importante da dare man forte alla morte?

Simon la butta sul: non ci sarebbe scoop e la cosa avverrebbe propriamente. Vero, però...


Il libro ha un tratto molto moderno. Trovate foto, pagine Instagram, carteggi,e-mails, insomma la realtà che ci circonda messa insieme per creare una storia che, stimolerà  molto la discussione. 


Vi lascio, ho spoilerato fin troppo di questo libro, ma visti pure gli ultimi eventi, come la bambina inglese cui i sanitari hanno staccato la spina e che adesso è morta (non aveva chiesto che le venisse staccata la spina, direi che c'è una sostanziale differenza tra il voler morire e lasciar scegliere altre persone,) direi che come argomento è molto attuale.




Anna Maria Polidori 






 


Saturday, November 11, 2023

L'arte del Romanzo di Milan Kundera

 


Che cos'è il romanzo e come è cambiato nel tempo? Sono queste le domande a cui porrà risposta Milan Kundera in questa raccolta di sette saggi L'arte del Romanzo edito da Adelphi. Realizzazione, significato, principio, fine del romanzo attraverso la complessità degli eventi.


Il romanzo europeo era meraviglioso, descrittivo, poneva l'accento sulla bellezza e sull'incanto dell'uomo verso la natura come fa ad esempio Proust, spiega Kundera. Proust sarà l'ultimo rappresentante di una centralità umana così bella e rappresentativa. Già con Kafka l'uomo diviene...anonimo. Non ha più importanza sapere chi sia, come si chiami, quale sia stato il suo vissuto: è importante quello che sta accadendo in quel preciso istante. In genere eventi paradossali e fuori dal comune.

Questo spostamento della condizione umana da una descrizione estremamente articolata e particolariggiata, dove troviamo passato, presente delle persone, ad una fredda, indifferente, ci spinge a pensare che ci sia stato un tremendo mutamento all'interno della stessa società che abbia virato verso quella direzione la parola scritta. Come potremmo descrivere la società moderna se non un luogo che inghiotte ciascuna persona, inclusa la sua anima, incluso il suo essere. Questa scomparsa della persona, così come dei valori che ne componevano il suo modo di fare, ha dato luogo a un'ascesa irrazionale verso il caos che stiamo vivendo in questi anni.  


Cosa cambia poi con Kakfa, Musil (L'uomo senza qualità è il suo capolavoro), sarà, per i protagonisti avere a che fare direttamente con la Storia e quindi con quelli che, Milan definirà "i paradossi terminali" dei tempi moderni. 

Ci si rende conto che Don Chisciotte non potrebbe più esistere. È il mondo che va rivisto. Un mondo che non dona più libertà, che toglie anzi sostanziali margini di sogno all'uomo. Dopo la prima guerra mondiale gli assetti del mondo cambieranno e non torneranno più gli stessi.

I protagonisti di Musil non afferrano che il mondo sarebbe cambiato per sempre spazzando via tutto e tutti: il personaggio di Broch uccide e non ricorda di averlo fatto.

Ecco: queste sono le sostanziali differenze di un uomo che vive ormai in un disordine interiore causato da elementi esterni più grandi di lui, ma che possono pesantemente condannarlo a vivere un'esistenza senza più centralità, sempre più collettiva e marginale.


Il romanzo è diventato così a inizio novecento la ripetizione stantìa di quanto già scritto, senza alcuna innovazione, senza lanciare nuove idee. Questo soprattutto nella Russia comunista, dove i margini di creatività e libertà espressiva non erano molti da principio. Gli allentamenti ci saranno dopo Stalin.


Ma perché adesso il romanzo non ha più quell'incanto, quella bellezza di un tempo? Semplice, spiega Kundera: i mass media han messo le mani su questo settore, e quindi "essendo agenti dell'unificazione della storia planetaria amplificano a canalizzano il processo di riduzione...E poco importa che nei loro diversi organi affiorino i diversi interessi politici." Il romanzo è vita e perciò complessità, ma dove è possibile rintracciare complessità quando le risposte alle domande devono essere semplici e rapide? 

Il romanzo può sopravvivere secondo Kundera "Solo andando contro il progresso del mondo." 


In un capitolo vengono esplicate dall'amato pensatore le 65 parole più importanti per lui. 

Era stato un suo amico francese, Pierre Nora direttore di Le Debat a chiedergli di lasciar stare tutte quelle fisime sulle traduzioni sbagliate che leggeva nelle quattro lingue che Milan conosceva e che lo rendevano infelice e stizzito e buttar giù le sue parole-chiave.


"Un proverbio ebraico dice che "L'uomo pensa e Dio ride" spiega Kundera a un certo punto. Ma perché questo? Probabilmente perché "L'uomo pensa e la verità gli sfugge:. Perché più gli uomini pensano, più il pensiero dell'uomo si allontana dal pensiero dell'altro. E infine perché l'uomo non è mai ciò che pensa di essere."


Il romanzo, quale esso sia deve essere in grado di rispondere a questa domanda: "Che cos'è l'esistenza umana e dove sta la sua poesia?"


Portate con voi questo libro, leggetelo piano, scegliete quello che volete approfondire e assimilare a poco a poco e capirete che, dietro a un romanzo c'è una complessità che investe, uomini, autori, società e un mondo in evoluzione.


Anna Maria Polidori






Tuesday, October 31, 2023

Il Tempo delle Ciliegie di Nicolas Barreau

 Proprio un bel romanzo, ricco di risate, buonumore, allegria, questo di Nicolas Barreau, autore fittizio (non esisterebbe a quanto


pare, qualcuno si celerebbe dietro a questo nome) Il Tempo delle Ciliegie . Comunque, Barreau descrive così bene, con leggerezza, umorismo, le gelosie e i malumori di una solida coppia che non potrete non amare questo libro. È il primo romanzo che leggo di Barreau ma dico la verità, voglio continuare perché sa divertire come pochi altri. 


Dallo stile parrebbe francese, anzi, senza condizionale per me, ma sembra sia tedesco. Trovate una sua biografia su Wikipedia se volete investigare un pò.


Comunque, torniamo a noi.


L'autore immerge subito il lettore nell'atmosfera parigina, fatta di luoghi celebri, buon cibo e letteratura.


La storia d'amore davvero esilarante è questa: André e Aurélie sono una coppia ormai consolidata (c'è stato un primo romanzo.)

Vivono insieme, vanno d'accordo, Aurélie spera che André si proponga. André vorrebbe chiederla in sposa, ci ha provato diverse volte ma è sempre stato bloccato da circostanze esterne, che lo hanno rabbuiato ogni volta parecchio. 

La sera di San Valentino André trova la sua ragazza raggiante: il locale che gestisce ha acquisito una stella Michelin. André appare stupito: alla fine quello di Aurélie è un piccolo ristorante, boh!

La felicità dura ben poco per Aurélie: il giorno successivo uno chef stellato, Marronier, del Temps des Cerises (stesso nome del locale di Aurélie) di Vétheuil, località vicina a Giverny dove c'è il famoso giardino immortalato da Monet nei suoi dipinti, la chiama furibondo: che non si creda niente quella piccola chef da strapazzo: è lui il vincitore della stella. 


André che è là con lei pensa: era ovvio ci fosse stato un errore! sebbene si guardi bene dal dirglielo e tenti di consolarla come meglio può.


Oh, il nostro uomo, André è un editor e è uscito con un primo romanzo di successo basato sulla sua storia d'amore con Aurelie: con il secondo in pubblicazione adesso svelerà finalmente chi è ai suoi lettori. Nel primo romanzo uscito, per mantenere la sua segretezza André aveva chiesto aiuto ad un inglese Adam Goldberg, anche lui nel settore dell'editoria, con cui André è grande amico.


André è un ragazzo tranquillo, affaccendato con la promozione del suo libro e il suo lavoro di editor. Ed è felice perché sa che al termino di una faticosa giornata di lavoro ha un porto sicuro dove tornare. Aurélie.


Intanto, se l'inizio dei rapporti tra lo chef Marronier e Aurélie è stato movimentato ben presto Aurélie potrà conoscerlo più da vicino cominciando ad apprezzarlo: lui la inviterà a pranzo, poi ad un corso. Nasce un rapporto d'amicizia ed addirittura di lavoro, se Aurélie volesse.


Intanto il nostro André che era partito calmo e sereno diventa sempre più agitato e pazzo di gelosia per lo chef stellato che, secondo lui ha ben altre mire. E poi che affronto: quando lo ha invitato nel suo ristorante parigino Aurélie gli ha cucinato il menù dell'Amore, quello che aveva preparato la prima volta per lui! Ma come si è permessa? 


La situazione diventa comica: André inseguirà la ragazza quando sarà ospite di Marronier e per capire che cosa stanno combinando quei due si farà male a un piede: poi tirerà un cazzotto a Marronier, (una scena meravigliosa! con dialoghi divertentissimi) farà una scenata durante una riunione alla casa editrice: dovrebbe curare il potenziale libro di cucina su Marronier, Monet, ma non ci pensa proprio!

A tratti, leggendolo, mi è parso un personaggio sbucato fuori da un film di Danny DeVito: uno di quelli che ne passano di cotte e di crude prima di uscirne vincitori. 


Aurélie non sa più che cosa pensare. Sì, lo chef stellato non è male, è un tizio carismatico, sa il fatto suo, però lei è innamorata del suo André e non lo mollerebbe per questo signore.

Ma la gelosia non fa più vedere niente.

E quando Aurélie è pronta a perdonarlo, sarà André che verrà pizzicato a baciare una libraia tutta curve.


Lieto fine assicurato, mi pare un bellissimo romanzo che parla al cuore delle persone.

Dove c'è amore, tutti gli ostacoli potranno essere superati.


Anna Maria Polidori

 

Sunday, October 29, 2023

Cahier Herne Nabokov

 I love this Cahier de L'Herne dedicated at Vladimir


Nabokov: I waited for it impatiently. More than for any other cahiers, here it's possible to read several important topics treated directly by Nabokov. It is good because the Russian perspective is different from any other perspective, remaining profound as the European one is, but with a different touch.


Of course the exhile experienced by Nabokov meant a lot to him: he will be critical regarding the new literature developed during the Communism: a literature characterized by the limited freedom given to the authors. Because of it, russian literature experienced few masterpieces, and could be considered in a "poor phase" of creativity, apart for few example like Pasternack was in terms of poetry (there wasn't a great love for Boris Pasternack's masterpiece Doctor Jivago.) The idea of the strong man was highly taken in consideration.


On Cambridge and comparisons with the other students from the UK and other western countries Nabokov writes that "There is a sort of wall separating us, Russians, from them. Their world is solide like a globe scrupoulusly colored." You can think that there is some jealousy but it's not in this way because, continuing, Nabokov offers another vision: "Their soul is lacking of that inspired tourbillon, that pulsation, that radiance, that frenetic dance, that anger and tenderness that we have imported from that paradises and abysses that we left behind." He continues adding: "Snow is heavy on our shoulders, sea reaches our knees and our soul is free to goes wherever she wants" adding: "For an english student this is not understandable..."


The concept of democracy to Nabokov is not: "Policy, neither laws regulated by politicians. Nothing of that....Democracy is humanity at its best...because it is the natural condition of all men: when the human spirit become conscious of the world surrounding him but mainly himself. Morally, democracy is invincible."


Writings apart, letters and portion of journals by Nabokov are interesting. I found great the ones on Lolita written by Kubrick and his staff with an interesting chapter dedicated to Kubrick and Nabokov and their exchanges of views regarding the realization of the movie.

Then there is an entry on Dmitry, his son, and another one written by Dmitry, and if you want to read some french classics and you don't know where to start, please read the chapter  Notes sur le Roman Francais.

Vladimir appreciated, regarding opera, Boris Godunov, a bit of Carmen and Pelleas and Melisande.


Anna Maria Polidori 






Il quartetto Razumovsky di Paolo Maurensig

 Agghiacciante. Il Quartetto Razumovsky


può essere riassunto così. 

Opera pubblicata postuma di Paolo Maurensig, autore di Canone Inverso, avevo intenzione di lasciare la lettura a metà: il protagonista è troppo odioso. Il libro è narrato in prima persona infatti. Avendolo letto durante la notte, quando l'animo è  più vigile e coglie sfumature più sottili, mi sono spaventata a morte per la mostruosità senza limiti del protagonista. Alla fine ho deciso di terminare il libro.

Rudolf Vogel era stato parte del sistema creato da Hitler: musicista durante gli anni del nazismo aveva, con tre amici messo su un quartetto, esibendosi davanti al Fuhrer e ottenendo sentiti complimenti.

La guerra e quel che ne seguì spazzò le speranze di questi giovani, tutti, devoti a Hitler: il più perplesso Max, innamorato della violoncellista Victoria, lei invece ebrea. Max è uno spirito eccelso, un passo avanti a tutti gli altri e Rudolf ne è segretamente innamorato. Così tanto che non mancherà di distruggere Victoria pur di allontanarla da lui.

Rincontriamo questo essere disgustoso negli Stati Uniti e più precisamente in Montane, uno Stato degli USA molto verde, dopo la guerra. Questa storia non la conoscevo: intendo quella dei tedeschi nazisti e collaborazionisti emigrati in America del Nord dopo la seconda guerra mondiale. Ero rimasta a Mengele e gli altri in Argentina. 

Rudolf svolge vari lavori, poi diventa insegnante e sarà proprio in quell'istituto che rincontrerà di nuovo uno dei componenti l'ex quartetto: Benedict. Benedict lo informa che Max vive lì vicino. Rudolf ha un tuffo al cuore. Può rivedere il suo antico amore.

I tre si rincontrano per poi tentare di capire se ricostituire il quartetto con Victoria La trovano malata, prostrata e Max decide di prendersene cura fattivamente. Intanto cercano un'altra che possa sostituirla.

La ragazza in questione proviene da una famiglia che ha fatto tanti sacrifici per farla studiare. Intanto Rudolf sente che i vecchi sentimenti per Max stanno tornando in superficie sebbene Max non se ne accorga affatto. Però Max più tardi, quando le cure riprese faranno effetto su Victoria scoprirà che cosa le accadde, chiudendo all'idea di ritornare a suonare insieme a quello squallido di Rudolf. Lì, l'ira di Rudolf sarà immensa. Un uomo questo, votato alla diffidenza, alla paura, al possibile "essere riconosciuti" anche grazie ad un giornale, Life, dove venne pubblicata la sua foto in copertina. E si sa, mentre i quotidiani vengon buttati, è risaputo che i settimanali se si ha spazio a casa, possono giacere tranquilli pure per anni. Così comincia ad uccidere e lo fa con piacere, come se andasse a fare una passeggiata. È questo che credo mi abbia maggiormente terrorizzata di tutta la storia: il disprezzo che Rudolf nutre per il resto degli esseri umani. Vedete: la guerra era finita ma se un essere è malvagio, resta malvagio. 

Nessuna di queste persone si è mai pentita di aver denunciato ebrei, di averli uccisi: nessuno di loro si è pentito di aver ucciso.

Allora pensi all'orrore e alla bestialità dell'uomo e hai paura. Paura di far parte di questa specie, addirittura.


Scritto mirabilmente, è una lettura veloce e breve, ma rimarrà nei vostri animi.


Anna Maria Polidori 





Tuesday, October 24, 2023

Le Vite Nascoste dei Colori di Laura Imai Messina

 Un romanzo meraviglioso quello di Laura Imai Messina Le Vite Nascoste dei Colori.


Cercavo un romanzo giapponese per rilassare la mente, per avere un punto di vista diverso sulla realtà. Quando ho letto che la scrittrice era italiana sulle prime ho pensato: renderà bene lo spirito giapponese? La signora Messina è più giapponese di un giapponese, se possibile ho scoperto con vivo piacere! 

Scritto sondando sentimenti, sentire, di una ricca profondità e saggezza questo libro non è non solo da leggere, ma da rileggere.

La storia è quella di Mio e Aoi, apparentemente mondi distantissimi i loro: la prima Mio è cresciuta in un negozio di kimoni. Sa interpretare i colori, e riesce a capire quale sia il colore delle persone che le stanno di fronte, anche sconosciuti. Vede, percepisce i colori come pochi saprebbero fare. La sua realtà è in un certo senso "alterata" da questa caratteristica che però le aggiunge fascino. Un giorno si fa vivo Aoi, che guarda caso ha un'agenzia di pompe funebri. Vorrebbe dare una rinfrescata, rinnovare i colori dei locali e le chiede una consulenza. Aoi ha continuato il lavoro che era stato di suo padre. Il momento del distacco deve lasciare bene chi muore e chi vive, ne è convinto.

Tra i due nasce una grande attrazione e ben presto un amore travolgente: questo però dovrà passare attraverso una prova: un "segreto" che Aoi conosce del passato di Mio e che Mio ha voluto rimuovere perché troppo doloroso.

Senza anticipare nulla, viene aperta una tematica, quella delle famiglie e dei taciti accordi tra coniugi, che passa attraverso l'amore incondizionato per il partner e i figli. 



Proprio una bellissima lettura. Ho acquistato il libro sul sito Club Per Voi. 


Anna Maria Polidori 



Friday, October 20, 2023

L'Ouragan Lolita by Vera Nabokov

 It's the first time that a portion of the journal by Vera Nabokov is released in French thanks to L'Editions de L'Herne: the original one is located at the New York Public Library. Called L'Ouragan Lolita


, because of  the years involved, 1958-1959, so the ones of the publication of Lolita in the USA, this entries are part of a perpetual journal written in a little agenda by Vladimir Nabokov and Vera. This journal would have been later, once released Lolita in the United States, updated only by Vera. 


Two persons these ones of Vladimir and Vera very united in their existence.


Vladimir and Vera were afflicted by the same story: the Nabokov, a family pretty rich left Russia because of the Bolshevic Revolution and same did Vera. Both Jews they knew each other during a dancing evening organized for helping Russian refugees in Berlin. They fell immediately in love, and once married they had Dmitry in 1934. Because of the nazis racial laws the family Nabokov left for the USA where they stayed forever. 


Lolita at first was not released in the USA but in Paris, in 1955 thanks to Olympia Press a publishing house specialized in challenging literary titles. The book didn't cause a big echo after all. It was only when appeared in the USA an article released by Graham Greene (who had received a copy of the book) that the attention for Lolita became big, with, later, the decision of releasing the book in the USA. Lolita, so, became a case. The Nabokov were searched by everyone, from journalists to people of Hollywood interested in a movie. 


The Nabokov understood that if the book would have been released in the USA their life would have changed forever but they continued for a while their existence as they did in the past, as you'll read in this journal. 


Vladimir was in love for butterflies and so they spent a lot of time in every possible corner of the USA for capturing them for his big collection. The Nabokov were in love for the USA although they also understood its big contradictions. 


Nabokov at the same time is famous also because for his big work in the translation of Eugenio Onegin. More than 1000 pages for four tomes in total. The book of Eugenio Onegin is  much more little but annotations kept extremely busy the beloved writer.


The big success with Lolita arrived when Nabokov was 59: the Nabokov knew that Vladimir had talent and that one day this one would have been recognized. 


Vera to him has been a wife, a lover, a friend, a secretary, a driver (because Vladimir didn't drive), and whatever you can think. But, she didn't do that for servilism, simply because she was in love for his man and she believed in him.

When the success arrived Nabokov taught at the Cornell University: he took a sabbatic year, but at the end of that, sent to the university a letter of dimission: their life thanks to Lolita was changing.



In the journal you won't just of course find the entries of  their trips across te USA in search of butterflies, but you will also assist at the feast organized at New York for the publication of Lolita, positive reviews arrived from prestigious magazines and newsmagazines, their problems with Canada, where, at first the book was censored, like also was for France, their son's Dmitry and his career as a singer, and much more.



Anna Maria Polidori 


 

Thursday, October 05, 2023

L'anima ciliegia di Lia Levi

 È un gran romanzo gradevole L'anima Ciliegia



di Lia Levi. La storia ha inizio negli anni '30 quando nasce Paganina prima figlia di un babbo miscredente con una ferramenta. Tanti fratelli, il suo preferito è Spartaco. Grazie proprio a questo fratello conosce Guglielmo, che per lei rappresenta un vero eroe. Essendo il meglio del meglio lo sposa con somma e amara delusione del padre che si sarebbe aspettato un altro futuro per questa figliola un pò eccentrica. A Paganina la vita a casa a volte appare troppo stretta, sebbene abbia l'uomo dei suoi sogni vicino a lei così ogni giorno si regala una passeggiata solitaria per ricaricarsi dalle tante incombenze domestiche.

Questo libro racconterà partendo sempre da Paganina, che non ha mai avuto amiche perché la sua numerosa famiglia basta e avanza, le vicissitudini di questo nucleo familiare variegato.

Gli atti eroici della guerra a poco a poco si trasformeranno in impegno civile, passione politica:  Spartaco diventerà prima onorevole e poi senatore, Piero il capostipite finirà nei cortei del 1968 a protestare con il nipote, sebbene, ormai non abbia più due anni, sino alle vicende che interesseranno proprio Lucio, figli di Paganina, coinvolto di striscio nelle BR. Ripiegherà in Africa per dimenticare la disavventura. 


Il crollo del PCI, la nascita di altre entità che he hanno differenziato l'anima via via che il tempo trascorreva e le vite assumevano i contorni che dovevano assumere.  


Riflettevo che in questa famiglia c'era possibilità di risolvere i problemi con un ampio spettro di soluzioni.


Ho letto questo libro in un baleno. Leggero, squisito, ve lo raccomando vivamente.


Anna Maria Polidori

Monday, October 02, 2023

Religione e balletto a Gradara


Vitalij Zherdev


pittore e insegnante ucraino di Disegno presso l'Accademia di Kharkiv scappato dalla guerra poco dopo il suo inizio mi viene a prendere a Fano per andare assieme a Gradara per la sua mostra di pittura "Sacro e Teatro." 


Maglietta bianca, pantaloncini corti "Mi promette che taglierà le foto? Non voglio apparire così casual" ci confessa scherzando: un braccialetto religioso, un rosario in auto verde e giallo, il navigatore del cellulare "senza sarei perso" Zherdev racchiude in un microcosmo la sua vita e quel che gli piace.


Arriviamo a Gradara in una giornata che dire di bel tempo è dir poco. 

Vitalij mi mostra la sua prima esposizione, quella sacra, a Palazzo Rubini Vesin mentre ci raggiunge il sindaco, Filippo Gasperi


"Siamo stati lieti di avergli dato spazio nella nostra località." 

La mostra






è terminata da alcuni giorni così aiutiamo Vitalij a staccare e riporre via le sue opere. Vediamo i suoi lavori da vicino. "Guardi, questo è il mio caro amico Igor Dobrovolskij." 

Proprio un bel ragazzo.

"Era un ottimo coreografo e ballerino. È lui che mi ha avviato alla conoscenza del balletto. Aveva studiato alla scuola di balletto del Bolshoi ma alla fine ha deciso di diventare prete e medico chirurgo. Diceva sempre che la carriera di un ballerino è breve: lui voleva invece curare per sempre i corpi e le anime delle persone."



Certo, tutto un altro campo. Ma è possibile svolgere entrambe le professioni? "Oh sì, non è un monaco recluso."

Mentre lavoriamo parliamo. "Ha fratelli o sorelle, Vitalij?" 

"Avevo un fratello più grande, Michael. Dio, quanto era intelligente. È morto a soli 24 anni. Era un intelletto eccezionale. Matematica, fisica, qualunque materia lei possa pensare, vi eccelleva così come nel disegno un tratto distintivo di tutta la nostra famiglia. Dopo la sua morte credo d'aver fatto proprio questo attraverso i miei lavori: portare avanti il suo spirito, con me, per sempre: quello che amava, quello che era. Non ho tutti i talenti di mio fratello." E dopo alcuni anni dalla sua scomparsa..."Ho ritrovato i suoi diari. È stato un impatto terribile in senso positivo. Non avevo idea che Michael amasse scrivere e men che meno che tenesse dei diari dove annotare i suoi pensieri. Ho riscoperto di nuovo mio fratello e in una forma più bella, autentica. Ci ho scritto una monografia: Michael and Vitalij Zherdev: Meetings in Decades per onorare la sua memoria."


I quadri sui monaci ortodossi hanno coinvolto tutta la Russia, dal Nord al Sud, una piccola parte di Ucraina, e poi Germania, Inghilterra con Anthony Bloom. "Sì, sa, quel monaco è stato il primo ad aver dato il via ad una chiesa ortodossa in Regno Unito, la Diocesi di Sourozh. Un grande innovatore."


Apparentemente due mondi diversi quelli di monaci e ballerini, sebbene li accomuni la stessa rigidità. Ci dobbiamo spostare nell'altra sala espositiva ma Vitalij prima di andarsene compie un giro completo delle stanze, dando un ultimo sguardo a ciascun luogo e ripetendo ovunque: "Grazie" commosso per l'opportunità che gli è stata data. 


"Il Mondo di Romeo e Giulietta nel borgo di Paolo e Francesca" si trova presso "La Casa del Gufo."

Ballerini, etoiles. Che bello. Respiro un senso di leggerezza.


Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko 



Ci sono diversi dipinti di Manuel Legris.


Incredibile ballerino francese adesso a capo del balletto della Scala di Milano. 

Legris durante le prove del Lago dei Cigni


Tanti i volti familiari. Roberto Bolle

ha lo spazio maggiore. È la nostra etoile,

il nostro orgoglio nazionale.


Vitalij mi mostra ansioso un ritratto di Davide Dato


primo ballerino a Vienna che è in una cartella con i ritratti non esposti. 

Gli rispondiamo che non è nelle nostre corde: "Non me lo so figurare morto nemmeno nella finzione."





E Vitalij: "Oh, ma non lo è...Non ancora. È nell'attimo del trapasso, quello in cui non si è più di qua ma al tempo stesso non si è ancora di là. Non volevo creare una scena strappalacrime. Volevo aggiungere poesia al momento."


Jacopo Tissi...


L'aveva voluto il Bolshoi di Mosca e, primo italiano ne era diventato primo ballerino. Vitalij spiega che: "Jacopo parla la lingua perfettamente." 


Rebecca Bianchi


prima ballerina dell'Opera di Roma è nel cuore di Vitalij. Il pittore non si capacita. "È magrissima, sebbene abbia avuto quattro figli. Incredibile."


Fa una certa impressione maneggiare tra le mani ritratti di artisti, icone che ammiriamo da sempre che sono stati presenti durante l'esecuzione del disegno. Mentre lo faccio, nelle mani un quadro di Roberto Bolle, entrano delle persone. "Possiamo? Di che cosa si tratta?" 


Una mostra di pittura e ritratti, terminata. 


"I ballerini! Eh certo: Roberto Bolle è il più famoso" fa una signora, mentre il marito aggiunge: "Ciascuno ha il suo preferito. Deve stabilirsi una connessione." 


Anna Maria Polidori