Marino Polidori mi accoglie con un largo sorriso, un po' stupito dalla mia richiesta di un'intervista.
"Non sono diventato né ricco né famoso, all'estero".
La storia degli uomini non sempre si misura in termini di grandezze materiali.
Dove è nato, lei Marino?
A Morena, nell'ormai lontano 1933; ero figlio di contadini. La vita è stata dura. Papà in seguito alla morte della mamma,
avvenuta quando io avevo appena pochi mesi, mi affidò ad una nostra parente e vicina di casa, Maria Angeloni, che mi ha
cresciuto sino all'età di 14 anni. Di fatto lei per me è stata una mamma.
Quando cominciò a lavorare, cosa fece?
Avevo 14 anni. Avevo trovato lavoro come trattorista qui vicino. Tutte persone che conoscevo."
Quanto tempo ha lavorato in questa veste?
Circa due anni. Poi ho iniziato a lavorare come bracciante agricolo nelle campagne romane. Sono stato a Settecamini, Pomezia,
Pratica di Mare. Ci chiedevano perlopiù di falciare; ma certo, non ci si fermava qui.
Che turni osservava?
Lavoravamo ininterrottamente dal lunedì alla domenica. S'intende; il giorno di Dio solo di mattina. Il pomeriggio era libero.
Guadagnavo 110 lire l’ora per 8 ore di lavoro complessivo ogni giorno.
Dove alloggiava?
Dormivo dietro la mangiatoia della stalla delle vacche. A te appare incredibile la cosa. Posso immaginare. Quel tempo il
mondo girava in un'altra maniera. Pensa che una volta, una mucca mangiò la mia giacca. E ricomperarla voleva dire spendere
tanti quattrini.
Cosa mangiavate?
Ci arrangiavamo da noi. Avevamo le dispense con il cibo. Amavo la pasta; quando sapevamo di potercela permettere era sempre
una festa.
Quanto si è trattenuto?
Circa 10 anni, direi. Una vita fatta di continui spostamenti. I lavori stagionali che un fattore ti chiedeva duravano circa
15-20 giorni. Poi, andavamo da altre persone, e così via.
Come mai poi decise di emigrare in Francia?
La prospettiva di un futuro migliore. Un mio amico mi aveva detto che aveva intenzione di partire per cercare buone nuove
altrove. In Italia, per noi gente umile, erano poche le migliorie da potersi attendere. Così, sono partito con lui. Era il 28
agosto del 1958, quando, come semplice turista, sono giunto a Parigi".
Dove alloggiava in un primo tempo?
Eravamo destinati a stare all'interno di bidonville; a gruppi di 4.
Eravate tutti italiani?
Sì; non posso lamentarmi. Ci capivamo e la solitudine era poca.
Che cosa è successo nell'immediato?
Ho cominciato a lavorare, e quando sono stato dichiarato idoneo, ho fatto ritorno a Milano per la visita di prassi e già
con il contratto in regola della fabbrica. Poi, sono ritornato a Parigi.
Di che cosa si occupava?
Costruivo batterie per le macchine e per le navi. Sono stato in quella fabbrica due anni.
Come mai ha poi deciso di cambiare aria?
La mia salute. Avevo contratto una malattia causata dal piombo. I miei stessi datori di lavoro mi avevano sconsigliato di
continuare. Sono stati gentili; è grazie a loro che io ho poi avuto il mio nuovo posto di lavoro.
Parliamone. Dove è stato destinato?
In un’altra fabbrica.
Io mi occupavo di tirare il metallo a freddo per ricavarne tubi. Ho lavorato in quel posto per 19 anni.
Che turni osservavate?
Otto ore ciascuno. Ogni giorno. Incluse le notti. Guadagnavo in quel posto diversi franchi al giorno.
Intanto immagino sia riuscito a scappare dalla bidonville.
Sì, certo; in seguito mi sono trasferito in una pensione e poi in un condominio.
Che cosa faceva una volta fuori dalla fabbrica?
Ci si vedeva con gli amici; avevo qualche ragazza. Le solite cose.
Ho imparato presto il francese ed ancora lo parlo senza alcuna difficoltà.
Quando ha fatto rientro definitivamente in Italia?
Nel 1994.
Che ricordi ha della Francia e dei francesi?
Stupendi. Mi sono trovato benissimo all'estero. Tornavo sino a pochi anni fa in Francia, a trovare i miei parenti ed amici o
più semplicemente a ritrovare quel pezzo di cuore che ho lasciato per sempre lassù. Devo tutto a quel Paese che mi ha
ospitato.
Dove vive Marino?
Ho una casa mia a Pietralunga. In seguito a diversi accadimenti sono pervenuto all'astenotrofio Mosca di Gubbio, dove vivo in questo periodo.
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