Luigi Clementi apre celermente la porta della sua abitazione e mi fa cenno d'entrare. Sguardo severo e bonario, un
intervento lo ha costretto a convivere con una protesi foniaria che impedisce in gran parte l'uso della parola.
Mi fornisca qualche suo elemento biografico, Luigi.
Sono nato a Burano nel 1929; la mia era una famiglia di braccianti agricoli; io stesso avevo cominciato questo mestiere.
Papà, in un secondo tempo aveva aperto presso S.Lorenzo una bottega di generi alimentari, tabacco e vino; purtroppo gli
affari erano pochi e la povertà tanta.
E' stata questa la ragione che l'ha spinta in Belgio, immagino. Come ha saputo di questo "reclutamento" di forza lavoro da parte delle miniere belghe?
Alcuni miei cugini erano già partiti nel '51. Mi ero informato presso la Camera del Lavoro di Gubbio; mi avevano detto che
solo le persone con età superiore ai 25 anni potevano fare richiesta per poter andare a lavorare in miniera.
E lei ha aspettato così sino ai 25 anni...
Sì.
Ci spiega queli erano le procedure da seguire per poter essere presi in miniera?
Guarda… io ho fatto domanda a Gubbio. Qui sono stato visitato; dopodiché l'intero fascicolo è stato inviato a Perugia; dopo 6 mesi ho ricevuto risposta, e sono ritornato a Perugia, dove mi hanno sottoposto ad un ulteriore visita per poi imbarcarmi
subito per Milano; viaggiavamo in seconda classe. Sedili in legno; ci hanno passato da mangiare.
Mi racconta la sua tre giorni milanese?
Eravamo alloggiati in enormi stanzoni; posso dire posso dire senza possibilità alcuna di smentita di essere stato visitato
da cima a fondo; bastava avere un varicocele od altre minime patologie per essere rispediti a casa.
Le commissioni erano due; una belga ed una italiana.
Una volta terminati gli esami...
Sì, siamo subito partiti, diretti a Limburg, nella cittadina di Campina.
Che ricordi ha del luogo?
Pieno di nebbia;questa è la quintessenza di Campina; una nebbia fitta ed intensa.
Che cosa è successo una volta arrivato?
I primi 3 giorni li abbiamo passati ad essere visitati ed ad apprendere come si lavorava nelle taglie. I cunicoli, alti solo
80 cm, permettevano di lavorare male-mi mostra le cicatrici riportate tra il gomito e le braccia-.
Il lavoro era duro.
Se decidevi di lasciare, i primi 3 mesi ti pagavano il viaggio di rientro; ma che vuoi fare.
In Italia non c'erano soldi.
Dove era alloggiato?
Erano baracche da un piano dove c'erano diversi altri italiani.
A Charleroi, invece, ci avevano ammassato in 160 dentro un edificio che in passato era stata la sede di una miniera.
Quale è stata la sua impressione quando scese la prima volta in miniera?
Brutta. Un altro mondo; poi ci si abitua, però. Ero sceso a 1.100.
Mi descrive quel mondo?
L'acqua colava dal soffitto buio e spettrale, sino a scendere a rivoli copiosa ed a diventare una sottile ma consistente vena
che camminava inarrestabile; più si scendeva in basso e più le gallerie erano asciutte.
Quanto tempo impiegava la cassa per portarvi a quota 1100, Luigi?
Penso sui 4-5 minuti; poi facevamo spesso un chilometro, un chilometro e mezzo a piedi per prendere le nostre postazioni.
Cosa ha cominciato a fare?
Lavoravo il carbone; per 6 mesi non ho fatto nient'altro.
Poi?
Mi sono avvicinato a Charleroi; c'erano persone del posto che conoscevo. Lì, per due anni ho fatto il manovale delle
gallerie che dovevamo far saltare.
All'ultimo, sono diventato proprio minatore.
Mi scusi, che vuol dire?
Ero diventato capo di due operai. Per 10 anni ho lavorato solo la pietra.
Sai, gli italiani cercavano tutti di lavorare a contratto per guadagnare qualcosa di più.
Mi racconta qualcosa del suo tempo libero? Ha mai sofferto episodi di razzismo da parte della popolazione belga?
No; mai viste insegne di bar con su scritto; ingresso vietato ai cani ed agli italiani; sono stato trattato bene.Uscivo con
gli amici, e mi divertivo nelle osterie. Nel 1957, poi,avevo conosciuto una ragazza del posto, Felicie Wattelet, più grande
di me di 9 anni. Per due anni siamo stati fidanzati; per 3 abbiamo convissuto; nel 1961 è diventata la signora Clementi. In
seguito a dei problemi di salute, tanto miei che suoi, ora vive nell'ospizio di Gubbio.
E' malato di silicosi, Luigi?
Sì, come tutti quelli che sono stati sotto. Dopo 11 anni di lavoro, il medico accertò la malattia.
Quando ha smesso di lavorare in miniera?
Il 2 aprile del 1968. Il 7 ottobre dello stesso anno mi hanno cominciato a pagare la pensione.
E' tornato subito in Italia?
Affatto. Ho continuato a vivere in Belgio per altri dodici anni.
facendo l'autista, il taxista e di tutto di più.
Poi, di nuovo Gubbio…
Sì; i primi tempi per respirare aria pulia mi recavo a S.Ubaldo.
Mi dica, Luigi, vorrebbe poter tornare a visitare i luoghi che l’hanno ospitata in Belgio?
Sì, lo farei volentieri. Purtroppo certe afflizioni mi tengono incollato qui a casa.
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