Maurizio Tamellini
è un uragano di simpatia Ogni volta che ci parlo poi sto bene a lungo, perché è un ballerino che mette tanto buon umore.
Allegro, propositivo, coinvolgente, con i familiari ha scritto diversi libri sulla dinastia dei Tamellini e visto che gli ho detto che pure noi siamo originari del Veneto mi ha messo in contatto con un suo cugino, autore dei libri.
Cinque anni fa Maurizio ha scritto per celebrare i suoi primi 45 anni di attività nella danza un libro dal titolo: Non Sola (mente) Danza
che però, ha ammesso, non aveva promosso tanto.
Quello di Maurizio è un lavoro scritto di getto, con sincerità, purezza d'intenti, e un'enorme spontaneità. È questo che colpisce soprattutto. La spontaneità, l'ariosità del racconto. Una vita turbinosa, piena di incontri ma serena, felice e appagata.
Maurizio mette in queste parole e in questi ricordi tutta la sua anima veneta.
Di origini contadine, il padre era stato cameriere, il piccolo Maurizio non avrebbe mai immaginato di diventare un danzatore.
Ma Maurizio si lancia in ogni avventura come avrete modo di constatare, sempre con tanto cuore, entusiasmo, passione e vitalità.
Gli piace la pittura e un suo quadro si trova dal 2003 nella Sala Cecchetti della Scala: per un certo tempo, tra un contratto e l'altro impara l'arte del restauro, fa il cameriere quando il lavoro latita ma, soprattutto, diventa ballerino come suo fratello Roberto, che poi diventerà prete.
Non è semplice stare lontano da casa, lo comprende Maurizio che mossi i primi passi nel 1974 a Verona, sua città natale, dove a insegnargli è la maestra Loredana Venchi vince poi una borsa di studi e va all'Accademia Nazionale di Danza a Roma.
Parte decidendo che sarebbe tornato a casa solo quando e se avesse concluso qualcosa di buono.
A Roma trova un primo alloggio, poi per diverso tempo trova un posto dove dormire da una signora straniera con orari infernali ed a volte è costretto a dormire sulle scale di casa perché la signora l'ha chiuso fuori.
Di buono arrivano tante cose belle grazie a Vittorio Rossi, a Roberto Fascilla, cui Maurizio deve molto perché con lui comincerà un'intensa collaborazione.
Fa perfino il soldato ed è bravo! Diventa caporale di una brigata nientemeno che missilistica! Sebbene dopo ne combini una, e venga trasferito.
Essendo un ballerino, il corpo va tenuto in costante allenamento e non è così semplice, perché, se la sbarra può essere fatta da soli a casa, salti, piroette, necessitano di spazi molto meno angusti. Maurizio riesce sempre sotto le armi a trovare il modo di esercitarsi.
Durante il servizio militare danza in Coppelia una produzione con Carla Fracci, raccontando come, subito dopo deve far ritorno in caserma da una città diversa.
Dopo alcune esperienze vola a Parigi e in seguito entra nella compagnia di Roland Petit. Ha due scelte in ballo e d'impulso preferisce questa compagnia. Purtroppo il clima tutto è fuorché buono.
È la Scala, però dove entra e dove danzerà a lungo che gli regalerà infinite soddisfazioni. Con questa compagnia girerà il mondo e soprattutto danzerà tutto il repertorio.
Ci sono le descrizioni dei viaggi in terre lontane, i rapporti con i colleghi, la conoscenza con Nureyev, il matrimonio con sua moglie presso la chiesa di San Fedele a Milano, la cerimonia, il pranzo, la nascita della piccina.
Un capitolo a parte riguarderà la situazione della danza, sino agli anni '90 splendida, poi sempre più ingarbugliata.
L'entrata in scena alla Scala di altri sindacati e il cambiamento, in peggio delle condizioni contrattuali dei ballerini sono una sofferenza che viene percepita chiaramente.
C'è un po' di tutto nel libro di Maurizio Tamellini, ma prima di ogni altra cosa c'è il ballerino, che, con velocità, allegria, entusiasmo, spiegherà l'eccezionalità, le difficoltà, la normalità e la bellezza cameratesca di una vita...danzante!
Ottima strenna natalizia.
Anna Maria Polidori