Monday, December 09, 2024

Non Sola (mente) Danza di Maurizio Tamellini

 Maurizio Tamellini



è un uragano di simpatia Ogni volta che ci parlo poi sto bene a lungo, perché è un ballerino che mette tanto buon umore. 

Allegro, propositivo, coinvolgente, con i familiari ha scritto diversi libri sulla dinastia dei Tamellini e visto che gli ho detto che pure noi siamo originari del Veneto mi ha messo in contatto con un suo cugino, autore dei libri. 

Cinque anni fa  Maurizio ha scritto per celebrare i suoi primi 45 anni di attività nella danza un libro dal titolo: Non Sola (mente) Danza


 che però, ha ammesso, non aveva promosso tanto. 

Quello di Maurizio è un lavoro scritto di getto, con sincerità, purezza d'intenti, e un'enorme spontaneità. È questo che colpisce soprattutto. La spontaneità, l'ariosità del racconto. Una vita turbinosa, piena di incontri ma serena, felice e appagata.

Maurizio mette in queste parole e in questi ricordi tutta la sua anima veneta. 

Di origini contadine, il padre era stato cameriere, il piccolo Maurizio non avrebbe mai immaginato di diventare un danzatore. 

Ma Maurizio si lancia in ogni avventura come avrete modo di constatare, sempre con tanto cuore, entusiasmo, passione e vitalità. 

Gli piace la pittura e un suo quadro si trova dal 2003 nella Sala Cecchetti della Scala: per un certo tempo, tra un contratto e l'altro impara l'arte del restauro, fa il cameriere quando il lavoro latita ma, soprattutto, diventa ballerino come suo fratello Roberto, che poi diventerà prete.

Non è semplice stare lontano da casa, lo comprende Maurizio che mossi i primi passi nel 1974 a Verona, sua città natale, dove a insegnargli è la maestra Loredana Venchi vince poi una borsa di studi e va all'Accademia Nazionale di Danza a Roma.  

Parte decidendo che sarebbe tornato a casa solo quando e se avesse concluso qualcosa di buono. 

A Roma trova un primo alloggio, poi per diverso tempo trova un posto dove dormire da una signora straniera con orari infernali ed a volte è costretto a dormire sulle scale di casa perché la signora l'ha chiuso fuori.

Di buono arrivano tante cose belle grazie a Vittorio Rossi,  a Roberto Fascilla, cui Maurizio deve molto perché con lui comincerà un'intensa collaborazione. 

Fa perfino il soldato ed è bravo! Diventa caporale di una brigata nientemeno che missilistica! Sebbene dopo ne combini una, e venga trasferito. 

Essendo un ballerino, il corpo va tenuto in costante allenamento e non è così semplice, perché, se la sbarra può essere fatta da soli a casa, salti, piroette, necessitano di spazi molto meno angusti. Maurizio riesce sempre sotto le armi a trovare il modo di esercitarsi.

Durante il servizio militare danza in Coppelia una produzione con Carla Fracci, raccontando come, subito dopo deve far ritorno in caserma da una città diversa.

Dopo alcune esperienze vola a Parigi e in seguito entra nella compagnia di Roland Petit. Ha due scelte in ballo e d'impulso preferisce questa compagnia. Purtroppo il clima tutto è fuorché buono. 

È la Scala, però dove entra e dove danzerà a lungo che gli regalerà infinite soddisfazioni. Con questa compagnia girerà il mondo e soprattutto danzerà tutto il repertorio.

Ci sono le descrizioni dei viaggi in terre lontane, i rapporti con i colleghi, la conoscenza con Nureyev, il matrimonio con sua moglie presso la chiesa di San Fedele a Milano, la cerimonia, il pranzo, la nascita della piccina. 

Un capitolo a parte riguarderà la situazione della danza, sino agli anni '90 splendida, poi sempre più ingarbugliata.

L'entrata in scena alla Scala di altri sindacati e il cambiamento, in peggio delle condizioni contrattuali dei ballerini sono una sofferenza che viene percepita chiaramente.

C'è un po' di tutto nel libro di Maurizio Tamellini, ma prima di ogni altra cosa c'è il ballerino, che, con velocità, allegria, entusiasmo, spiegherà l'eccezionalità, le difficoltà, la normalità e la bellezza cameratesca di una vita...danzante!


Ottima strenna natalizia.


Anna Maria Polidori 


Nietzsche al Piano di Frédéric Pajak

 Nietzsche al Piano di Frédéric Pajak


è un piccolo libro di appena 72 pagine edito da L'Orma Editore perfetto come strenna natalizia che racconta il rapporto fortissimo e straordinario di quest'uomo con la musica. 

Più che un pensatore, Nietzsche è stato un musicista ossessionato da quest'arte e da alcuni compositori coetanei . 

Mi ha affascinato questo libro perché mesi fa avevo letto Cosima La Sublime di Francoise Giroud e ne volevo sapere di più.

Questo giovanotto, figlio di pastori e predestinato a divenire un pastore egli stesso, viene cresciuto da sole donne, visto che il padre muore ben presto. 

Viene bullizzato a scuola perché il suo eloquio è forbito, ma Nietzsche non si sarebbe mai piegato a parlare una lingua dialettale, o troppo bassa. 

Sin dall'adolescenza compone brani musicali. Studia, e dopo le superiori si iscrive a filologia. Non pensa proprio di diventare un pastore. 

I compositori che ama maggiormente sono Chopin, Liszt, che era più che vivente e Beethoven.

A 24 anni, ormai giovanotto, comincia ad insegnare e incontra per la prima volta Richard Wagner, l'uomo che diventerà la sua ossessione. 

Viene invitato nella loro proprietà a Tribschen e lì passerà tantissime giornate indimenticabili.

Intanto Cosima, che era stata sposata con von Bulow ma lo aveva lasciato per Wagner, resta incinta del compositore. Avranno così il piccolo Siegfrid, terzo figlio di Cosima. 

Il filosofo comprende la bellezza di questa donna e se ne innamora segretamente. Gli anni successivi sono ricchi di visite ai Wagner, ma Elisabeth la sorella di Nietzsche, resta alquanto contrariata da quel che vede. "È da non credere la quantità di denaro che si dilapida in quella casa, un vero sperpero" scriverà la ragazza.

Nietzsche vede in Wagner un rinnovatore, qualcuno capace finalmente, dopo Beethoven di parlare agli animi, attraverso la rappresentazione delle passioni.

È il 1870: per il compleanno di Cosima sono organizzate grandi cose e il giovane  decide di regalarle la partitura  Eco di una notte di San Silvestro con canto di processione, danza campestre e campana di mezzanotte. I Wagner si mettono però a ridere. 

Nietzsche compone altra musica e stavolta la invia all'ex marito di Cosima, von Bulow, ricevendo una tremenda, tremenda stroncatura.

Compone "L'Inno all'Amicizia" che sancirà la definitiva distanza tra lui e i Wagner.

Comincia a parlare tra sé, ma soprattutto appare chiaro qualcosa: Wagner, sebbene lo voglia accanto chissà per quale ragione, non fa altro che sottovalutarlo e schernirlo.

Distanti gli anni della felicità e della serenità con Cosima e Richard, Nietzsche comincia a soffrire di violenti mal di testa. Ne avrebbe di cose da rinfacciare a Wagner. Wagner infatti, assieme al re di Baviera Ludovico II porta avanti, con la musica e gli scritti, un'assidua campagna antisemita e nazionalista che poi sarebbe sfociata in quel che tristemente sappiamo. Hitler non era un "figlio del caso".

Nietzsche aborriva posizioni del genere che videro coinvolti anche membri della sua famiglia: Elisabeth, la sorella di Friedrich la pensava come i Wagner, e 

sposa un uomo che la porta nientemeno in Paraguay e che lì fonda il movimento: "La Nueva Germania".

Che musica cerca il nostro uomo? Quella dionisiaca, greca. Mentre Wagner rispolvera e dà  nuova luce ai miti germanici, Nietzsche guarda al meridione d'Europa, a noi italiani, a Verdi, Rossini, Bizet. A lui sarebbe piaciuta una musica con cori sacri e e canti popolari.  Nietzsche continua a scrivere e pubblica "Umano Troppo Umano". Le emicranie non lo abbandonano. Più di duecento in un anno, lascia l'insegnamento dopo soli 10 anni di professione, a 35 anni.

Nietzsche in una lettera scrive che Wagner lo ha sedotto, riferendosi a lui come a "un vecchio stregone".

È il 14 febbraio del 1883 quando, a Genova, leggendo un quotidiano, Nietzsche apprende della morte del suo amato/odiato Wagner.

"Egli ammala tutto ciò che tocca" scrive, sebbene la scomparsa del "Vecchio stregone" lo renda ancor più triste.

Riprova ad inviare altre composizioni a Von Bulow, stavolta senza ricevere risposta.

Sempre più malato sarà accudito fin quasi alla fine dalla madre. Probabilmente i grossi problemi neurologici sperimentati erano  dovuti alla sifilide contratta in gioventù.

Quello che ora mi appare chiaro di quest'uomo è che più che aver costruito la sua esistenza, Fiedrich  l'abbia vissuta in funzione di una coppia: quella dei Wagner. E questo, lasciatemelo scrivere, è di un triste unico.

Una lettura chiara, rapida, che restituisce un ottimo ritratto di Nietzsche.


Consigliato a tutti!


Anna Maria Polidori 

Wednesday, December 04, 2024

Le Storie dei Gattini Moppet e Tom di Beatrix Potter

 Ricevuto giusto or ora da Interlinea, questo tenerissimo libro per bambini, Le Storie dei Gattini Moppet e Tom 


di Beatrix Potter, ideale per Natale, racconta le gesta di alcuni simpatici felini in due brevi raccontini riccamente illustrati dall'autrice originale,  La prima avventura vedrà come protagonista la micina Moppet, alle prese con un sorcetto birichino, che gliene combinerà di cotte e di crude, mentre la seconda, la Storia di Tom Gattino è lo specchio di quanto a volte accade nelle famiglie: i bambini vengono vestiti di tutto punto in attesa di ospiti, per poi, durante l'attesa, lasciarli andare a giocare fuori e vederli tornare, orrore! in disordine.

Sono storie carine, queste, che riconnettono i bambini con la natura, la semplicità della vita, gli animali domestici e che donano serenità, tranquillità, bellezza, sogno ma prima di ogni altra cosa, la normalità della vita.

Sono avventure in cui, almeno nel secondo caso, i bambini possono riconoscersi. 

Scegliere questo libro per i vostri piccini, vorrà dire regalare pace, armonia, divertimento! assicurati!

Fortemente consigliato!


Anna Maria Polidori