Thursday, December 26, 2024

Fairy Legends Racconti di Fate e Tradizioni Irlandesi a cura di Francesca Diano

 Fairy Legends Racconti di Fate e Tradizioni Irlandesi


a cura di Francesca Diano è un'estensione significativa del primo libro uscito nel 1999: entrambi pubblicati da Neri Pozza.



Thomas Crofton Croker


cercava qualcuno che lo facesse emergere in Italia e ha trovato questa persona in Francesca Diano. Francesca negli anni '70 viveva a Londra. Si era stabilita lì da diverso tempo. Decisa a rientrare in Italia, comunicò la cosa anche ai proprietari della libreria di libri usari e antichi che amava frequentare. Così, un irlandese le fece dono di un ultimo libriccino, aggiungendo che lo avrebbe tanto amato: ne era certo.

Francesca cominciò a leggere incuriosita quelle storie.

Le si schiuse un mondo: un universo di favole, leggende, storie che affondavano le loro radici nella cultura Celtica arrivate sino ai giorni di Crofton Croker grazie ad un'intensa ed instancabile tradizione orale perpetuata dalle persone.

Crofton Croker era un personaggio di spicco: nato a Cork,  in Irlanda alla fine del 1700,  ricco, facoltoso, ma, soprattutto, già da ragazzino, interessato alle storie locali. 

Il suo attaccamento verso queste leggende lo attirava così tanto che decise di andare casa per casa a raccogliere i racconti orali della gente su fate, gnomi, elfi. 

Quando pensò d'avere sufficiente materiale per una pubblicazione, contattò l'editore John Murray. La pubblicazione di quel primo libro  fu un vero successo. 

In Germania i fratelli Grimm avevano intanto pubblicato nel 1812 il loro primo libro su storie fantastiche tedesche. Ma i Grimm non erano andati a casa di gente umile per carpirne le storie: avevano fatto un lavoro diverso e ben più aristocratico, manipolando, rivedendo, tagliando qua e là i racconti, per poi, alla fine, renderli fruibili ad un pubblico di bambini e ragazzini. Favole che sono entrate nell'immortalità come anche quelle di Andersen.

Tra Wilhelm Grimm e Croker, sorse una bella amicizia. I Grimm pubblicarono infatti il testo di Croker e i rapporti si sono sempre mantenuti ottimi.

Certo: Crofton Croker ha restituito le leggende così come gli erano state riportate. 

Non ci sono giudizi, non c'è una morale che quasi viene imposta nelle favole di Grimm per indirizzare i bambini a comportarsi bene. 

No: queste sono storie che riguardano grandi e piccini e il mondo fatato che gravita loro attorno.

E sono storie favolose.

La curatrice racconta nella prefazione come i suoi figli siano stati i suoi primi fans. Adoravano che lei gli leggesse queste leggende prima di andare a letto. 

Come non dargli ragione? 

In questa edizione ampliata, l'editrice di queste leggende chiude il cerchio. Legatissima all'Irlanda, sua seconda casa, Francesca deve tutto a quel piccolo, magico libriccino che è stato in grado di cambiarle l'esistenza

Perché acquistare Fairy Legends?

Perché non dobbiamo mai dimenticarci che la magia esiste e si manifesta sotto molteplici spoglie.

Perché questo autore è stato il primo compilatore ufficiale di leggende irlandesi, quindi questo è il libro più genuino che possiate trovare. 

Perché prima di Crofton Croker nessuno aveva mai messo mano alla cosa.

Perché il pregio di Crofton Croker è stato quello di aver spalancato la porta magica della gloriosa terra irlandese.

Perché Crofton Croker ha parlato con la gente comune, depositaria di storie millenarie grazie a quel che veniva tramandato oralmente. 

Perché Crofton Croker ha svelato la potenza dell'Irlanda: una terra che continua a sussurrare l'incanto, guardiana di un mondo nascosto, ferito ma presente, se sappiamo riconoscerlo.


Anna Maria Polidori


Tre Notti nella Vita di Berthe Morisot di Mika Biermann

 Tre Notti nella Vita di Berthe Morisot scritto da Mika Biermann


e pubblicato da L'Orma Editore è un romanzo sulla sessualità e sull'erotismo...al femminile. La nostra protagonista è già una pittrice famosa, ammessa a partecipare nel 1874, unica donna, alla prima mostra di pittori impressionisti nello studio del fotografo Nadar a Parigi. 

Ora, con suo marito Eugene Manet si è rifugiata in un piccolo paesino, per alcuni giorni, lontana dalla chiassosa e sofisticata Parigi, ma è scontenta e insoddisfatta del suo matrimonio. Sebbene sia sposata da sei mesi con Manet,  ci sono stati solo tre spenti momenti d'amore. Al buio. La pittrice invece vorrebbe vedere il corpo di Eugene, esplorarlo, capire sino a che punto sia possibile provare piacere e godimento. Pretenderà di farlo, perché tra marito e moglie non dovrebbero esserci queste barriere.  Ad un certo punto Berthe rifletterà sulla condizione in cui vivono gli artisti: circondati dal nudo, nella vita reale, tutto sommato sono persone ritrose.

Però Berthe non si fermerà qui: comprenderà che Nine, la ragazza che viene a far loro da mangiare è abbastanza disinibita. La ritrarrà in un dipinto e poi tra i tre ci sarà un menage a trois, un momento che Eugene e Berthe seppelliranno nella loro memoria come un attimo sospeso, abbandonando in quella casa di campagna anche il ritratto che era stato fatto della ragazza.

Scritto molto bene, l'autore è francese, la sensualità  traspare in queste pagine dai momenti di tutti i giorni, dagli oggetti con cui i protagonisti interagiscono, dalle persone che incontrano via via. Leggendolo,  mi pareva di stare ad assistere a quei films che creano una certa atmosfera amplificando la realtà, per creare suspense: ogni secondo, in questo caso ogni parola, è realisticamente impattante per la storia complessiva e per il...quadro d'insieme. 

Anna Maria Polidori 


Sunday, December 15, 2024

La Suggeritrice di Emanuela E.Abbadessa

 È un libro, una storia, La Suggeritrice di Emanuela E.Abbadessa


pubblicata da Neri Pozza  che non vi lascerà indifferenti.


Comincio subito col dire che il personaggio di Franca non mi piace tanto. Preferisco di molto Cristiana, la ballerina. Sarà perché in quell'ambiente c'è aria, velocità, non c'è tempo per elucubrare, pensare o sviluppare trame: è tutto così immediato, c'è così tanta fatica fisica che il cervello mulina a mille all'ora e vede solo realtà bella, mai quella brutta. C'è leggerezza, non pesantezza, in tutti i sensi. 

Se Franca non fosse inciampata in Cristiana, probabilmente sarebbe rimasta "la signora del pianoforte della scuola di danza". I suoi giorni si sarebbero consumati tra una routine fatta di letture, suonate al piano e tanta solitudine. Invece, grazie a Cristiana, questa donna ha potuto sviluppare la sua persona appieno, diventando una signora di successo. 

Le amicizie, o gli incontri fortuiti, possono cambiare in meglio i destini delle persone. 

Il libro si apre con Franca che, pianista senza troppe ambizioni, ogni giorno suona in una scuola gestita dalla russa Petrenko. 

Vede passare decine di bambine che amano la danza. Un pomeriggio la signora Petrenko chiede a Franca se può rimanere. Entra Cristiana, che su musiche del Lago dei Cigni, comincia a volteggiare come mai nessuna altra ha fatto fino ad ora. 

Franca sente che le sue note stanno librando per aria la ballerina. Una sorta di sortilegio. Finita la lezione Franca sta tornando a casa. Passeggia con in mente quella ballerina così brava, quando sente qualcuno chiamarla. È proprio Cristiana Villa, che si complimenta. Le dice che è proprio brava al pianoforte, mentre altri fanno pena. Comincia una bell'amicizia. Franca in genere trascorre le sue giornate a casa a leggere, durante il tempo libero, priva di amici perché introversa. A volte va a trovare la madre nel suo paesino. Siamo alla fine degli anni '50. 

La madre di Franca non capisce questa figlia che è voluta andare via, ha studiato, quando poteva essersi sistemata con qualcuno del posto. Non crede nel suo talento e scuote il capo rassegnata. 

Cristiana porta una ventata di novità nella vita sbiadita di Franca migliorandola di netto.

Franca decide di prendersi cura della ragazza. Le chiede di andare a vivere con lei. Sono grandi amiche, si aiutano vicendevolmente. Finché un giorno, verrebbe da scrivere...

Durante uno spettacolo a teatro, un uomo, Carlo da Milano, in Sicilia per lavoro, vede Franca. Hanno entrambi assistito ad uno spettacolo di Cristiana. Franca non ha spasimanti non uscendo mai. Non è una gran bellezza, nemmeno si cura granché va detto, però compensa con l'intelligenza, l'istruzione. 

Con Carlo si trova bene. Non gli dice che con Cristiana sono amiche. Carlo sente già dei sentimenti per la ballerina. Quest'uomo è un insegnante di storia all'università, affascinato dalla magrezza, dall'elasticità e dalla giovane età della ragazza. Lui non ha più vent'anni. Franca ne ha 29.

Passa il tempo. Cristiana viene accettata alla Scala e incontra Carlo per la prima volta. Se ne innamora o così le pare. Carlo è ossessionato da lei. Intanto Cristiana viene richiesta a Londra. 

Franca è felicissima intanto di questo contatto maschile con cui intrattiene una corrispondenza. Le cose si complicano, quando scopre che l'uomo di cui è innamorata Cristiana è il "suo" uomo. 

Così, Franca diventa una moderna Cyrano de Bergerac (il naso c'è!)

Quando le due ragazze vanno a vivere a Londra insieme, è lei a dettare le lettere da inviare a Carlo. Cristiana non è forte con lo scritto. Quando Carlo alla fine arriva nella capitale britannica resta impietrito dalla presenza di Franca.

Una volta tornato a Milano Franca ricomincia a scrivergli, e al tempo stesso a continua a dettare le lettere a Cristiana.

Com'è, come non è, la ballerina un giorno scopre tutto e manda via Franca di casa.

Lascio immaginare come possa terminare. Solo che, anche qui, ho pensato che il personaggio di Franca sia spaventoso in realtà. 

Come si fa, dopo 40 anni a continuare a fantasticare su un uomo con cui decadi prima era uscita solo una o due volte? 

Franca, che poi ha avuto molto successo, deve aver incontrato decine di uomini con cui poter avere avuto una relazione molto più soddisfacente e senza terzi incomodi. 

Spaventa l'idea dell'immobilismo mentale di questa donna, ma anche di Carlo, che comprende chi sia stata la vera autrice delle lettere che riceveva tanti anni prima, ma che sta zitto.


Un libro prezioso, scritto meravigliosamente bene.


Anna Maria Polidori 


Monday, December 09, 2024

Non Sola (mente) Danza di Maurizio Tamellini

 Maurizio Tamellini



è un uragano di simpatia Ogni volta che ci parlo poi sto bene a lungo, perché è un ballerino che mette tanto buon umore. 

Allegro, propositivo, coinvolgente, con i familiari ha scritto diversi libri sulla dinastia dei Tamellini e visto che gli ho detto che pure noi siamo originari del Veneto mi ha messo in contatto con un suo cugino, autore dei libri. 

Cinque anni fa  Maurizio ha scritto per celebrare i suoi primi 45 anni di attività nella danza un libro dal titolo: Non Sola (mente) Danza


 che però, ha ammesso, non aveva promosso tanto. 

Quello di Maurizio è un lavoro scritto di getto, con sincerità, purezza d'intenti, e un'enorme spontaneità. È questo che colpisce soprattutto. La spontaneità, l'ariosità del racconto. Una vita turbinosa, piena di incontri ma serena, felice e appagata.

Maurizio mette in queste parole e in questi ricordi tutta la sua anima veneta. 

Di origini contadine, il padre era stato cameriere, il piccolo Maurizio non avrebbe mai immaginato di diventare un danzatore. 

Ma Maurizio si lancia in ogni avventura come avrete modo di constatare, sempre con tanto cuore, entusiasmo, passione e vitalità. 

Gli piace la pittura e un suo quadro si trova dal 2003 nella Sala Cecchetti della Scala: per un certo tempo, tra un contratto e l'altro impara l'arte del restauro, fa il cameriere quando il lavoro latita ma, soprattutto, diventa ballerino come suo fratello Roberto, che poi diventerà prete.

Non è semplice stare lontano da casa, lo comprende Maurizio che mossi i primi passi nel 1974 a Verona, sua città natale, dove a insegnargli è la maestra Loredana Venchi vince poi una borsa di studi e va all'Accademia Nazionale di Danza a Roma.  

Parte decidendo che sarebbe tornato a casa solo quando e se avesse concluso qualcosa di buono. 

A Roma trova un primo alloggio, poi per diverso tempo trova un posto dove dormire da una signora straniera con orari infernali ed a volte è costretto a dormire sulle scale di casa perché la signora l'ha chiuso fuori.

Di buono arrivano tante cose belle grazie a Vittorio Rossi,  a Roberto Fascilla, cui Maurizio deve molto perché con lui comincerà un'intensa collaborazione. 

Fa perfino il soldato ed è bravo! Diventa caporale di una brigata nientemeno che missilistica! Sebbene dopo ne combini una, e venga trasferito. 

Essendo un ballerino, il corpo va tenuto in costante allenamento e non è così semplice, perché, se la sbarra può essere fatta da soli a casa, salti, piroette, necessitano di spazi molto meno angusti. Maurizio riesce sempre sotto le armi a trovare il modo di esercitarsi.

Durante il servizio militare danza in Coppelia una produzione con Carla Fracci, raccontando come, subito dopo deve far ritorno in caserma da una città diversa.

Dopo alcune esperienze vola a Parigi e in seguito entra nella compagnia di Roland Petit. Ha due scelte in ballo e d'impulso preferisce questa compagnia. Purtroppo il clima tutto è fuorché buono. 

È la Scala, però dove entra e dove danzerà a lungo che gli regalerà infinite soddisfazioni. Con questa compagnia girerà il mondo e soprattutto danzerà tutto il repertorio.

Ci sono le descrizioni dei viaggi in terre lontane, i rapporti con i colleghi, la conoscenza con Nureyev, il matrimonio con sua moglie presso la chiesa di San Fedele a Milano, la cerimonia, il pranzo, la nascita della piccina. 

Un capitolo a parte riguarderà la situazione della danza, sino agli anni '90 splendida, poi sempre più ingarbugliata.

L'entrata in scena alla Scala di altri sindacati e il cambiamento, in peggio delle condizioni contrattuali dei ballerini sono una sofferenza che viene percepita chiaramente.

C'è un po' di tutto nel libro di Maurizio Tamellini, ma prima di ogni altra cosa c'è il ballerino, che, con velocità, allegria, entusiasmo, spiegherà l'eccezionalità, le difficoltà, la normalità e la bellezza cameratesca di una vita...danzante!


Ottima strenna natalizia.


Anna Maria Polidori 


Nietzsche al Piano di Frédéric Pajak

 Nietzsche al Piano di Frédéric Pajak


è un piccolo libro di appena 72 pagine edito da L'Orma Editore perfetto come strenna natalizia che racconta il rapporto fortissimo e straordinario di quest'uomo con la musica. 

Più che un pensatore, Nietzsche è stato un musicista ossessionato da quest'arte e da alcuni compositori coetanei . 

Mi ha affascinato questo libro perché mesi fa avevo letto Cosima La Sublime di Francoise Giroud e ne volevo sapere di più.

Questo giovanotto, figlio di pastori e predestinato a divenire un pastore egli stesso, viene cresciuto da sole donne, visto che il padre muore ben presto. 

Viene bullizzato a scuola perché il suo eloquio è forbito, ma Nietzsche non si sarebbe mai piegato a parlare una lingua dialettale, o troppo bassa. 

Sin dall'adolescenza compone brani musicali. Studia, e dopo le superiori si iscrive a filologia. Non pensa proprio di diventare un pastore. 

I compositori che ama maggiormente sono Chopin, Liszt, che era più che vivente e Beethoven.

A 24 anni, ormai giovanotto, comincia ad insegnare e incontra per la prima volta Richard Wagner, l'uomo che diventerà la sua ossessione. 

Viene invitato nella loro proprietà a Tribschen e lì passerà tantissime giornate indimenticabili.

Intanto Cosima, che era stata sposata con von Bulow ma lo aveva lasciato per Wagner, resta incinta del compositore. Avranno così il piccolo Siegfrid, terzo figlio di Cosima. 

Il filosofo comprende la bellezza di questa donna e se ne innamora segretamente. Gli anni successivi sono ricchi di visite ai Wagner, ma Elisabeth la sorella di Nietzsche, resta alquanto contrariata da quel che vede. "È da non credere la quantità di denaro che si dilapida in quella casa, un vero sperpero" scriverà la ragazza.

Nietzsche vede in Wagner un rinnovatore, qualcuno capace finalmente, dopo Beethoven di parlare agli animi, attraverso la rappresentazione delle passioni.

È il 1870: per il compleanno di Cosima sono organizzate grandi cose e il giovane  decide di regalarle la partitura  Eco di una notte di San Silvestro con canto di processione, danza campestre e campana di mezzanotte. I Wagner si mettono però a ridere. 

Nietzsche compone altra musica e stavolta la invia all'ex marito di Cosima, von Bulow, ricevendo una tremenda, tremenda stroncatura.

Compone "L'Inno all'Amicizia" che sancirà la definitiva distanza tra lui e i Wagner.

Comincia a parlare tra sé, ma soprattutto appare chiaro qualcosa: Wagner, sebbene lo voglia accanto chissà per quale ragione, non fa altro che sottovalutarlo e schernirlo.

Distanti gli anni della felicità e della serenità con Cosima e Richard, Nietzsche comincia a soffrire di violenti mal di testa. Ne avrebbe di cose da rinfacciare a Wagner. Wagner infatti, assieme al re di Baviera Ludovico II porta avanti, con la musica e gli scritti, un'assidua campagna antisemita e nazionalista che poi sarebbe sfociata in quel che tristemente sappiamo. Hitler non era un "figlio del caso".

Nietzsche aborriva posizioni del genere che videro coinvolti anche membri della sua famiglia: Elisabeth, la sorella di Friedrich la pensava come i Wagner, e 

sposa un uomo che la porta nientemeno in Paraguay e che lì fonda il movimento: "La Nueva Germania".

Che musica cerca il nostro uomo? Quella dionisiaca, greca. Mentre Wagner rispolvera e dà  nuova luce ai miti germanici, Nietzsche guarda al meridione d'Europa, a noi italiani, a Verdi, Rossini, Bizet. A lui sarebbe piaciuta una musica con cori sacri e e canti popolari.  Nietzsche continua a scrivere e pubblica "Umano Troppo Umano". Le emicranie non lo abbandonano. Più di duecento in un anno, lascia l'insegnamento dopo soli 10 anni di professione, a 35 anni.

Nietzsche in una lettera scrive che Wagner lo ha sedotto, riferendosi a lui come a "un vecchio stregone".

È il 14 febbraio del 1883 quando, a Genova, leggendo un quotidiano, Nietzsche apprende della morte del suo amato/odiato Wagner.

"Egli ammala tutto ciò che tocca" scrive, sebbene la scomparsa del "Vecchio stregone" lo renda ancor più triste.

Riprova ad inviare altre composizioni a Von Bulow, stavolta senza ricevere risposta.

Sempre più malato sarà accudito fin quasi alla fine dalla madre. Probabilmente i grossi problemi neurologici sperimentati erano  dovuti alla sifilide contratta in gioventù.

Quello che ora mi appare chiaro di quest'uomo è che più che aver costruito la sua esistenza, Fiedrich  l'abbia vissuta in funzione di una coppia: quella dei Wagner. E questo, lasciatemelo scrivere, è di un triste unico.

Una lettura chiara, rapida, che restituisce un ottimo ritratto di Nietzsche.


Consigliato a tutti!


Anna Maria Polidori 

Wednesday, December 04, 2024

Le Storie dei Gattini Moppet e Tom di Beatrix Potter

 Ricevuto giusto or ora da Interlinea, questo tenerissimo libro per bambini, Le Storie dei Gattini Moppet e Tom 


di Beatrix Potter, ideale per Natale, racconta le gesta di alcuni simpatici felini in due brevi raccontini riccamente illustrati dall'autrice originale,  La prima avventura vedrà come protagonista la micina Moppet, alle prese con un sorcetto birichino, che gliene combinerà di cotte e di crude, mentre la seconda, la Storia di Tom Gattino è lo specchio di quanto a volte accade nelle famiglie: i bambini vengono vestiti di tutto punto in attesa di ospiti, per poi, durante l'attesa, lasciarli andare a giocare fuori e vederli tornare, orrore! in disordine.

Sono storie carine, queste, che riconnettono i bambini con la natura, la semplicità della vita, gli animali domestici e che donano serenità, tranquillità, bellezza, sogno ma prima di ogni altra cosa, la normalità della vita.

Sono avventure in cui, almeno nel secondo caso, i bambini possono riconoscersi. 

Scegliere questo libro per i vostri piccini, vorrà dire regalare pace, armonia, divertimento! assicurati!

Fortemente consigliato!


Anna Maria Polidori