La Gioia di Danzare
edito da Garzanti è un libro spettacolarmente bello scritto da
Nicoletta Manni etoile della Scala di Milano da poche settimane. Questa la sua è una biografia raccontata con estrema dolcezza, sensibilità e modestia.
Tanti successi e grandi sacrifici tra i quali aver abbandonato la terra natìa per Milano.
Sacrificio è la parola più potente e significativa del balletto. Ne coglie l'essenza, ne spiega il significato più intimo e bello.
Nata per ballare, sua madre insegnava e insegna danza classica, la piccola viene portata a scuola durante le lezioni e...non le pare il vero! Come ballano bene quelle ragazze! Vuole farlo pure lei. La madre non ci vede nulla di male a iscriverla e scopre ben presto che ha talento. Verso i 12 anni Nicoletta tenta l'ammissione presso la scuola di danza dell'Accademia della Scala con successo.
Il mestiere di ballerina in realtà è estremamente complesso e non si ferma in sala prove, ma evolve, matura. È una condizione sia fisica che mentale. La vita diventa la danza sebbene Nicoletta racconti come con suo marito Timofej, primo ballerino alla Scala, tenti di staccare per qualche ora. Quasi impossibile se si pensa che ogni mattina al risveglio questi corpi tirati al massimo offrano loro un dolore generalizzato.
È importante ascoltare il nostro corpo, scoprirne i malesseri spiega la Manni così come tenere sotto controllo la soglia del dolore. Questa può fare la differenza nel bene e nel male, infortuni inclusi.
L'etoile analizza tanti balletti, raccontandone la genesi e poi le sfide che ha dovuto affrontare per entrare nella parte. Durante la preparazione del suo primo Romeo e Giulietta, era appena scoppiata la storia d'amore con Timofej Andrijashenko suo collega.
Sentimenti forti, sentiti, percepiti chiaramente dal pubblico, senza sapere che i due si erano appena innamorati rendendo ancora più bella la rappresentazione, che conteneva la genuinità della vita e la potenza del vero amore.
Nell'Onegin, la Manni fa sue le rinunce di Tatjana pensando a quanto abbia sacrificato lei stessa per raggiungere il ruolo che ricopre.
Interessante l'analisi di Odette e Odile, le protagoniste del Lago dei Cigni. Odette è solare, innamorata del principe che vorrebbe salvarla, genuina. Odile offre una lettura molto più sensuale, scaltra, una femminilità più pronunciata e votata alla conquista, che farà capitolare il poveretto. Bisogna sdoppiarsi e tanto i passi, quanto l'emotività delle due protagoniste devono essere rese nel migliore dei modi.
Di Giselle ha un ricordo tenero perché rinuncia allo Staatsballett di Berlino, per tornare a Milano richiamata da Makhar Vaziev, a quel tempo a capo del corpo di ballo della Scala.
Da Olga Chenchikova, moglie di Vaziev che l'avrebbe preparata per Giselle, rammenta d'aver imparato tante cose che riteneva assodate, ma che invece andavano riscritte mentalmente.
Timofej Andrijashenko, racconta Nicoletta è diventato ballerino per...caso. A scuola era vivacissimo e suo padre, un uomo rigoroso, stanco di questo figlio così esuberante decise che doveva correre ai ripari. Lo iscrisse a una scuola di balletto così da fargli mettere la testa a posto. Da questa "punizione" è scaturito un...lavoro.
La danza è una crescita continua. Quando pensi d'aver imparato qualcosa, arriva una persona che rimette tutto in discussione. Carla Fracci e la sua master class su Giselle è stata rivelatrice per Nicoletta. Durante quella sessione la Fracci dice alla Manni: «Sii meno ballerina. Abbi più passione, più pietà.» Da lì Nicoletta comprende che deve concentrarsi maggiormente sui sentimenti della protagonista per accompagnarla poi con i passi, perché"L'arte accade quando la tecnica scompare."
Nel libro vengono descritti i lockdown, la sofferenza dello stare tappati in casa, degli esercizi quotidiani, della preparazione degli spettacoli, dei contagi che pareva mettessero in forse le rappresentazioni.
Ha parole bellissime per Roberto Bolle. Un amico e un collega divertente, testimone di nozze al suo matrimonio. Un danzatore estremamente serio e professionale. "Sempre il primo ad arrivare in sala prove, sempre l’ultimo ad andare via, non l’ho mai sentito pronunciare frasi come «sono stanco» o «non ce la faccio più», «ora basta»" aggiungendo: "...la grazia dei suoi movimenti, che con tanta fedeltà rispecchia quella del suo sorriso, è il frutto di una volontà di ferro, esercitata giorno dopo giorno, per anni, senza concessioni e senza cedimenti. Osservarlo al lavoro offre, da sé, una magistrale lezione."
Che cos'è il corpo di un danzatore? Per la Manni "è prima di tutto uno strumento di lavoro la cui peculiarità è rendersi permeabile ai sentimenti, alle emozioni, alle intenzioni dell’uomo o della donna che interpreta....Poco impor
ta quanto quei sentimenti, quelle emozioni e quelle intenzioni siano lontani da noi: l’unica cosa che conta è rendersi disponibili, assorbirli, farli propri, perché in fin dei conti un buon danzatore è un fluido che assume la forma del vaso che lo contiene."
Consiglio questo libro a tutti gli appassionati di danza classica, e anche a chi voglia comprendere questo mondo che cela dietro parole importanti e impegnative come: forza, potenza, rigidità, severità, sacrificio, impegno, dedizione, costanza. Forse è proprio per questo che, di tutti i comparti dello spettacolo il balletto è e resta il più serio, sano e rigoroso. Imprescindibilmente dal ruolo che i danzatori hanno, ogni giorno la loro routine è costellata da un lavoro fisico estenuante e gratificante al tempo stesso, condito da grande serietà, passione, amore e slancio.
Anna Maria Polidori