Kari Hotakainen è uno degli scrittori più amati in Finlandia.
Ha scritto un romanzo che lascia l'amaro in bocca: "Un pezzo di uomo".
Un pezzo di uomo è un titolo letterale. Sì: non andate a cercare significati diversi, magari figurativi. "Che pezzo d'uomo quello" ad esempio. Ecco: no, la storia è che al termine ci sarà davvero da qualche parte un pezzo d'un uomo che verrà reclamato per vendetta e conservato gelosamente. Nessuno sarà ucciso ma qualcuno verrà, sì, mutilato.
La storia è quella di una signora in pensione, Salme un tempo gestrice con il marito di un negozio di merceria grazie al quale ha garantito una vita dignitosa ai tre figli.
Ormai grandi, una delle figlie di Selma, Helena invita la madre a casa sua a Helsinki e durante i giorni di permanenza le consiglia di fare un giro assieme a lei alla Fiera del libro.
Selma accetta di buon grado sebbene non le piacciano i libri di fiction e preferisca storie vere o che so? La storia del sistema solare, libri di ricette di cucina, roba del genere insomma.
In quel luogo fertile e ricco di intelligenze Selma incontra uno scrittore che le propone di raccontarle la sua vita visto che la signora è così reticente verso gli scrittori, per non dire polemica, al prezzo di settemila euro.
Vendere il racconto della sua vita a uno scrittore? Selma sarebbe contraria ma alla fine accetta.
A Selma questi soldi servono per curare Helena da una profonda depressione che l'ha afflitta dopo aver perso la sua dorata figliola.
Accetta e in vari appuntamenti che seguiranno con lo scrittore comincia a raccontargli una realtà "alterata" dei suoi figli.
Quanto siano allegri, di successo, vincenti. Lo scrittore conosce uno di questi figli, Pekka.
In realtà il ragazzo fa il mestiere di "imbucato ai funerali".
Per mangiare il ragazzo, senza lavoro va a funerali di gente sconosciuta, talvolta facendo delle figure ridicole perché non conosce nemmeno lui la storia del morto e pensa che "la prossima volta dovrà studiare meglio il caro estinto". Oppure vive altre ma simili situazioni paradossali per poter mangiare.
Un'altra delle figlie di Selma Maija finisce con un ragazzo nero. In Finlandia dev'essere ancora un trauma. Per la famiglia di Selma all'inizio lo è stato. Una storia del tipo: "Indovina chi viene a cena?"
Accettato purché la figlia sia felice il ragazzo lascia il lavoro che svolge, autista d'autobus per motivazioni a dir poco assurde, una discussione con dei ragazzi. I due si ritrovano senza stipendio.
Intanto la figlia di Helena scompare e una vendetta è pronta per far tornare perfino la favella al marito di Selma, Paavo che a un certo punto ha smesso di punto in bianco di parlare causa troppi traumi in famiglia.
Un romanzo crudo a tratti leggero ma sempre con una vena di tristezza intrisa allo humor.
Quando lo leggerete vedrete che è nel migliore stile degli autori del Nord-Europa, leggero nonostante tutto sebbene le tematiche trattate siano durissime, i problemi immani e la descrizione della mutilazione orripilante.
Pur tuttavia, lo leggerete in mezza giornata o meno e tutto scivolerà via sebbene quando chiuderete il libro e lo riporrete in uno scaffale rimarrà più di una punta d'amarezza.
Quello che rimarrà sarà lo specchio della nostra società. Una società sempre più ingarbugliata, una società che non riesce a riconnettere le persone, una società che crea dispersione e disperazione sotto ogni punto di vista.
Le ultime frasi del libro: "Con i settemila euro ho potuto offrire a Helena una terapia così efficace che la persona uscita dalla porta di quella clinica non ha niente a che vedere con quella che c'era entrata. Non ho riavuto esattamente la mia primogenita di una volta ma almeno l'ho riavuta..."
Anna Maria Polidori
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