Monday, October 07, 2024

Irena's Gift by Karen Kirsten

An intense book, Irena's Gift,


by Karen Kirsten,  characterized by numerous trips of the author, in the distant land of Poland. 

It's a memoir, in fact. A real story. 

No one knew, in fact, the truth on her family: no one knew that once born, her mother Joasia had been given, at first to an orphanage because her mother was dead and the father internated in a concentration camp, and later to a relative, growning-up in Australia.

Truth, like lies, define at the end the story of a family, giving to it an imprint.


Karen sometimes asked to her granny what was that curious number that there was in her hand, without receiving a proper answer: her granny hadn't never told her that she had been deported in a concentration camp.


Karen grew up with that sixth sense: you understand that there is somethung unsaid in that family, but that, at the same time, everything is perfect.


Because, after all isn't it in this way? Every family has its singularities and unicities. 


But...


One day, a distant person, living in Canada, a certain Dick, Karen hadn't never heard of him before, sent them a big envelope, asking to see them.


And so, Karen understood the reality: that her mother Joasia had been grown up by the relatives of Irena, the wife of Dick, and that Dick was, her grandfather.


Mietek and Alicja were the adopted parents of Joasia, although, she didn't know that. 


It's important to return at that distant times.


We speak of two couples pretty rich, influential Jews, in grade to going on during the last World War conflict because they were rich and they worked in Poland for Germans. There is the reconstruction of the city of Leopoli, Lwow in polish, and what the Ukrainians did to the local populations. There are observations of the author pretty remarkable and that I found interesting involving the current situation. Ukrainians at that time searched independance from Russia, helping the Nazis.


Irena and Dick were a happy couple, but at some point they were captured. Irena was killed immediately. Dick went in a concentration camp like Mietek and Alicja. The daughter of Dick was brought to an orphanage thanks to the help of an Ukrainian officer. Dick had still important jewels that passed to him. Paying, Dick obtained from the Ukrainian the certainty that the daughter would have been brought in a good and secure place.


Once the war was over,  Dick and Mietek helped the Americans with the trials that would have followed against Nazis.


At the same time, once returned home, Dick fell in love for another girl and so he decided to give to the sister of Irena, his most precious gift: his daughter Joasia.


Joasia, remembers that hasn't never been loved by Alicja. Alicja hasn't never felt a great affection for her.


Karen's mother is christian and she finds in God the best answer to her prayers. Many are the thematic told in this book: one of them is the good relationship and interaction between catholics, christians and Jews. 


Karen Kirsten afforded to Canada, and Poland, discovering also where was located the orphanage where the mother stayed, arranging a meeting of his mother with that sisters. She helped her mother to reconnect her own story with the one of Mietek, Alicja, but also Dick and Irena, visiting the place where Irena had been killed, and discovering also a family vein for music.


It is the story of a family: writing this, Keren puts an end to a history  characterized by lies and secrets.


Highly recommended.


I want to thank the author and Ann, the publicist of Kensington Books, because at first I had requested a copy to Netgalley, but time passed by and the ebook wasn't anymore available for being read. I asked to them a physical copy, because I love family-stories and I don't want to miss these ones of Holocaust, and to me this one has ben a great gift for sure. 


Anna Maria Polidori 


Thursday, September 19, 2024

Una Vita Maledetta di Gabriella Guidi

 "L’amore esiste in ogni persona, basta cercarlo". 

Termina così, Una Vita Maledetta


edito da Transeuropa prima fatica letteraria di Gabriella Guidi, scrittrice urbinate.

Il libro va al sodo della storia con stringatezza, concisione, senza dimenticare alcun aspetto. Ambientato nell'Albania più profonda, ancestrale e rurale Gabriella descrive con logica organicità una storia che vi appassionerà perché intrisa di sentimenti, empatia. Una storia sbalorditiva, che fa arrabbiare e commuovere al tempo stesso.

Un libro che al termine non potrà non farvi piangere, considerando le vicissitudini passate dai protagonisti. 

Ambientato nell'ancestrale e rurale Nord albanese, dove la vita viene regolata dalle leggi del Kanun, severe, medioevali, ci troviamo a Thet, sulle Alpi.

La vita lassù è difficile, aspra e dura. Non ci sono comodità e nelle fattorie la vita avanza con modestia, sacrificio e durezza. La famiglia dove Gabriella cala la sua storia è quella di Beshmira e Gojiart, una coppia di contadini che ha avuto la disgrazia di avere tre figlie femmine, due gemelle ed Alida. 

Se le gemelle sono più votate alla vita da donna, Alida invece riesce ad essere più versatile. Alida è innamorata di Leck, un vicino di casa. Sognano un futuro insieme, lontano dalle asperità e chiusure mentali che stanno incontrando nel luogo dove vivono. Fanno progetti, si vogliono bene.


Il Kanun, tra le varie voci, ha pure quella che regola i....regolamenti di conti.

Se viene ucciso ad esempio un uomo, ci si può aspettare una vendetta anche dopo molto tempo: se viene prestato ad un amico un fucile per uccidere una persona, chi presta il fucile viene esposto alla vendetta della famiglia dell'ucciso esattamente come chi ha premuto il grilletto.

Così, a causa di un favore che il babbo di Alida ha fatto ad un amico, prestandogli il fucile, dopo un certo tempo qualcuno gli ha sparato, non finendolo, ma riducendolo all'infermità. 

Non potendo più svolgere attività domestiche o di altro tipo, il Kanun prevede la trasformazione di una delle ragazze in un uomo. La scelta cade su Alida, che fa nascere i vitelli senza sforzo e senza essere troppo schifiltosa. Per Alida, la trasformazione in uomo è tremenda. Tremenda perché ama Leck, così diverso dagli altri uomini del posto. Con lui si sente libera di essere se stessa, senza preclusioni alcune. La sua famiglia è anaffettiva. Come scrive Gabriella tante volte, la donna lì è solo un otre e poco altro. Non ci sono diritti, non c'è libertà, ma tanta sottomissione al marito.

Alida soffre per la durezza del padre, incapace, come la madre di essere gentile e garbato con le figlie. Una persona musona, sulle sue, di poche parole, brusco.

I genitori non si erano sposati per amore: il loro era stato un matrimonio combinato come capitava spesso.


Con l'arrivo di dodici capoclan, è la madre che taglia via i lunghi capelli di Alida, le fascia il seno, e le viene messo un nuovo nome, Marson. Poi viene vestita come un uomo, perdendo così la possibilità di essere donna e realizzare una famiglia.


Ha una libertà del tutto diversa, questo è vero, che acquisisce grazie alla sua trasformazione. Può parlare, discutere, dire la sua. Il suo nuovo status viene accettata da tutti, uomini e donne incluse. Le donne vedendola passare abbassano lo sguardo, così come avrebbero fatto con un uomo, perché Alida ormai è Marson. 

Gli uomini, viceversa condividono con Marson alcol, chiacchiere, fumo, affari, bettole. 

Marson/Alida fuma, fa sbornie colossali e comincia a fare la fattrice così come ha fatto suo padre. Trova due mariti per le sorelle, segue la contabilità di casa, rifà le stalle, taglia alberi, però, quando va a letto e ricorda Leck, pensa a quello che ha passato e si rattrista, perché ama Leck e vorrebbe stare con lui. Adesso però è impossibile perché lei non può più cambiare la sua esistenza. Il padre di Alida muore e Leck come tutti gli altri, va a casa di Alina/Marson perporgere le condoglianze. I due si rivedono e Alida capisce che, nonostante i panni, nonostante le sigarette che le hanno arrotato un pò la voce, nonostante i capelli corti etutti i buoni propositi, lei è e resta Alida. L'Alida che progettava una vita con Leck.

C'è paura da ambo i lati, però sorge un proposito: Alida e Leck pensano di fuggire per raggiungere una coppia di amici che ha avuto il coraggio di andarsene in America.

Grazie a un contatto del luogo che mantiene il riserbo, Alida scrive all'amica che adesso vive a Chicago. La ragazze le invia soldi e informazioni, come ad esempio i luoghi da raggiungere per i documenti falsi, i Paesi da attraversare.

I due preparano la fuga con due biciclette per raggiungere la Bulgaria: da lì prenderanno un aereo per Madrid, e poi per il Messico.

Sono giorni stranianti per i due. Non sono mai usciti dai loro confini. Gli aeroplani li hanno visti solo sorvolare le loro zone e gli aeroporti pullulano di persone. C'è un caos che loro non riconoscono come proprio. È un altro mondo. Alida ha perplessità, perché comprende che ha tanto da imparare e chissà se verranno mai accettati essendo albanesi: e poi guarda che vestitì, santo cielo! Cade depressa ma poi torna a farsi forte grazie a Leck che le fa coraggio. 

L'ultima fuga dal Messico agli Stati Uniti è semplicemente meravigliosa. 

I due arrivano a San Diego e da lì prendono un treno per Chicago.

Chicago: uno skiline pazzesco, dove sono gli alberi? si chiede Alida. Ma non ci sono rimpianti. Alida ha lasciato con tutta se stessa la sua vecchia esistenza, stanca delle privazioni cui è stata sottoposta, stanca dell'amore della madre che non arrivava  mai. Certo, è preoccupata. Le donne della sua famiglia adesso sono disonorate. Se lei tornasse a casa la ucciderebbero per quello che ha fatto. Alida capisce che è un viaggio senza ritorno.  È scappata via senza salutare sua madre o le sorelle: chissà come si riorganizzeranno.

Una scelta di coraggio quella di Alida. Non ce la faceva più a resistere in un ambiente che l'avrebbe privata della sua femminilità e della giustezza di una vita a due con un compagno premuroso ed attento. Leck comprende e le farà capire che forse non tutto è perduto: forse quello che pensa su sua madre, dopotutto non è vero. Perché il cuore di una madre sa, comprende e può accettare. 

Anche di perdere una figlia scontenta per guadagnarne una felice. 




Anna Maria Polidori 





Wednesday, September 04, 2024

La Fin de la Conversation? By David Le Breton

 Ho terminato di leggere La Fin del la Conversation?


di David Le Breton questa mattina. Edito da Editions Metailie, Breton è senz'altro uno dei miei autori preferiti in assoluto. 


Se esiste un anestetico terrificante per non vedere, non sentire il mondo esterno, questo è lo smartphone.

Fate una prova: vi trovate in un ambiente ostile, cercate un modo per scappare via ed isolarvi, e questa terribile "bolla emotiva" vi trascinerà con sé e voi dimenticherete tutto e tutti.


Una volta la conversazione tra le persone era non solo scontata, ma anzi! ricercata. Allo studio medico, alla posta, al bar, sugli autobus, su un treno, c'era sempre una gran caciara ed era piacevole familiarizzare con qualcuno sconosciuto.

Adesso, se salite su un autobus, su di un treno, se andate dal medico di famiglia, o in posta, parlare con gli altri diventa un optional che sceglierete, ma non sarà più così indispensabile.


Eppure, la conversazione è fondamentale per l'essere umano: vedere una persona, stabilire un contatto visivo, sorridere, stare seri, emozionarci durante un suo racconto è quanto di più bello e genuino possa esserci, nonché, naturale.

Come scrive David Le Breton avere qualcuno accanto a noi con cui parliamo significa comprendere chi ci sta di fronte. I silenzi saranno comunque intervallati da respiri, e non saranno mai vuoti o fatui.

Un mondo senza visi, un mondo senza conversazioni implicherà un mondo di falsità e di tante maschere. Come è semplice mentire su internet, creare identità, utilizzare nickname, non sapere di preciso chi abbiamo di fronte.

Questa che i PC e gli smartphone hanno creato è una rottura antropologica tra le più devastanti che l'umanità abbia mai conosciuto, perché sinonimo di isolamento. Scrive Le Breton: "La conversazione sollecita un riconoscimento totale dell'altro anche a causa dell'attenzone che vi poniamo su di un livello di uguaglianza, di ascolto reciproco, di complicità eventuale che non esclude il dibattito e lo scambio di opinioni".


La conversazione è un rituale: ci troviamo di fronte ad un'altra persona, alla distanza che la confidenza ci fa assumere, con la tonalità di voce appropriata: un modo per conoscere l'altro, per rivelarcelo, dopotutto, qualche volta. La conversazione è l'arte dello stare insieme. Gli antichi la vedevano all'interno di un processo di civilizzazione.

Sono stati pubblicati trattati su come fare ottime conversazioni, come quello scritto dall'Abbé Morellet nel 1812.


Gli italiani sono un popolo che amava chiacchierare. Ricordo quando il lunedì mattina prendevo l'autobus a Perugia per andare all'università: il calcio era quantoa ccalorava più gli animi  e c'erano opinioni, schermaglie sulla partita del giorno precedente: gli uomini avevano i quotidiani aperti, leggevano, commentavano. L'altro giorno mi è capitato di salire su un autobus a Perugia ed è stato tutto così deprimente. Tanta gente che vive in una bolla, a cui non importa niente di chi gli sta accanto. Nessuno che sorrida, immersi come siamo tutti nei nostri strumenti tecnologici. Mi ha fatto una gran trsitezza.

L'autobus è diventato una sorta di casa dove cambiare le scarpe, portare con sé il monopattino ma non importerà niente a nessuno di chi c'è di fronte.


Basta il mondo che la gente ha costruito sui suoi smartphone e dove trova un "sicuro" rifugio.

Questa umanità, scrive Le Breton,  è sempre più "Precaria, frammentata, isolata, problematica". 

In futuro ci troveremo ancor più coinvolti con persone che non conosceremo mai e con cui interagiremo solo via internet. Alla fine, che cosa diventerà questa società? Magari voleremo attorno al mondo semplicemente grazie a dei macchinari, ma stando sempre qui. Un universo parallelo. 

Uno studio americano ha sottolineato come i ragazzini si sentano ancor più soli e depressi di prima: altri studi hanno evidenziato come i bambini degli anni '70 siano stati molto più liberi, attivi ed energici di questi nuovi, che, invece, vivono in una letargia assoluta, potendo fare tutto comodamente via smartphone. 

I ragazzini preferiscono chattare con gli amici  e comunque anche quando sono insieme è tutto uno scambio di files, immagini. 

La comunicazione che hanno creato questi dispositivi, afferma David Le Breton, è spettrale. Nelle famiglie le situazioni peggiori: ormai si parla pochissimo. Chi arriva, vede che cosa c'è da mangiare e poi torna a dare un'occhiata al suo smartphone, perso nel suo universo. Il problema, forse, è che non tutti gli universi sono belli.

La generazione che è stata creata è una generazione che mal tollera le idee che differiscono dalle proprie.

Qui David scrive incisivamente: "L'impressione è che la civilizzazione è qualche scelta imposta a una maggioranza recalcitrante da una minoranza che ha compreso come fare per imporre strumenti di potere e coercizione".

Ma non solo non c'è più conversazione: un altro medium, che è tra i più appassionanti, tra le altre cose, sta togliendo la parola alle persone: le immagini. C'è una bulimia di foto ovunque. Già solo con queste possiamo condividere momenti. Non è necessario poi, su smartphone scrivere scrivere ti abbraccio, ti invio un bacio. Fanno tutto le smileys per noi.

Una società come questa si regge su un pensiero che non è più critico, ma che, assume la forma di uno slogan, ma, soprattutto è un pensiero dove è possibile manipolare la verità.

Un esempio? La storia dei vaccini anti-Covid: non c'è solo una differente opinione, che potrebbe essere legittima: no, c'è la distruzione dell'altro.

In futuro assisteremo sempre di più all'utilizzo di robot per anziani, bambini. Certo, i robot non sbagliano, ma nuovamente, parleremo e interagiremo con macchine.

Intanto i bambini crescono con la "banalità dell'utilizzazione" di questi mezzi potentissimi. Il ricevimento a 11 anni di uno smartphone sancisce nientemeno che un'età di passaggio, la possibilità di avere tutto un mondo a portata di clic.

Non c'è più un reale distacco tra la vita virtuale e quella reale. 

La gente infatti va avanti ad avatar, non mostra il proprio volto, ma lo cela dietro ad un'identità costruita.

David scrive che una ragazza senza mezzi termini ha detto che il cellulare è la sola cosa che le appartenga veramente. 

L'immobilità di un mondo che pare essere così familiare crea sedentarietà, passività, autismo (non la malattia, il voler stare da soli) e per questi ragazzi, scrive Le Breton "La dissociazione è naturale".

In famiglia è normale che non si parli più quasi per niente, ciascuno assorbito nel suo mondo. ll ragazzino capisce le possibilità che ha con lo smartphone: vedere films ascoltare musica, vedere clips. 

Sottolineo questa frase di Le Breton: "L'utilizzo del cellulare autorizza il ragazzino a parole e comportamenti impensabili nella vita reale".

Questo perché? Perché le paure che ci sono nella vita reale vengono a cadere davanti ad un monitor, un tablet, uno smartphone. Gli altri non vedono chi c'è dietro.

Che cosa rappresenta la disconnessione?

"Una morte simbolica, l'impossibilità per il giovane di pensare la sua realtà nel mondo".

Non solo va male dentro le famiglie, nei mezzi pubblici, ma pensiamo agli inter-scambi tra i popoli. Che cosa c'è di più bello di passare da un continente all'altro per studio o lavoro? Un sogno per chiunque.

Bene: adesso non è più così. Un'insegnante americana ha portato i ragazzi in Spagna per vederli chattare e parlare con i colleghi rimasti in America tutto il tempo della loro permanenza. Non è più bello il mondo che li circonda ma quello dentro lo smartphone!

Eppure la nuova cultura che nasce da quella passata crea solo caos: pensiamo a Proust. Una volta veniva letto. Adesso perché leggerlo se trovo il riassunto? scrive Le Breton. Perché guardare un film se posso vedere solo le parti che mi interessano? Questa però resta una società della frammentazione: vedo solo un frammento di film, ascolto solo un frammento di musica etc.

Vivere così come fanno i più giovani significa dare solo un senso, quello circolare all'esistenza, fare in modo che ogni giorno vengano vissuti gli stessi episodi come se il tempo fosse congelato.


Credo che tante siano le tematiche sollevate da David Le Breton e su cui riflettere.

Consiglio questa lettura caldamente.


Ringrazio Le Editions Metailie per la copia del libro.


Anna Maria Polidori  



KOMINKA The Beauty and Wisdom of Japanese Traditional Folk Houses by Kazuo Hasegawa

 KOMINKA


The Beauty and Wisdom of Japanese Traditional Folk Houses by Kazuo Hasegawa is a new book released by Museyon Books. The writer has been attracted by these old houses, the Kominka, since he started to work for Jutaku Joho a housing magazine. Born in Tokyo Kazuo changed house something like 16 times always feeling a profound discomfort everytime.

Why? Because modern houses lack of romanticism, of a vision and mainly....of character!  In the while the Kominka were completely abandoned to themselves. Sometimes they were falling down because no one was interested in these old houses. But...asks the author: was it normal this behavior? No, of course. 

So Hasegawa started to taking pictures of these houses, exposing solo collections of pictures, writing in newsmagazines and magazines of this situation, because, maybe, it was still a topic not too known.

Plus, what Kazuo noticed was that in foreign countries people love to take great care of old estates. In general these houses tend to be bought, and taken in consideration. Why didn't happen the same with the kominka?

The book is divided in several sections: in the first part you will find the significance of kominka. There will be also the introduction at two Americans who decided to live in a kominka.

The second part let us show the most beautiful kominka and villages and where they are: the third one is about the kominka of the author. Kazuo created also an association for preserving old houses. Honestly I didn't have any clue that these fascinating old Japanese houses were living a moment of crisis. It is an interesting book for sure.

The kominka in the description made by Kazuo:

"Constructed according to time-honored timber frame methods, kominka houses are scattered throughout Japan. They are found along the coast, in the mountains, and in remote rural hamlets, once powerful castle towns, hospitable post towns, and spiritual temple towns. They range from fishing village folk cottages and thatched-roof farmhouses to merchant mansions and dwellings for lower-ranked samurai. And since each region in Japan has its own unique culture and climate, a region’s old houses reflect and accommodate those conditions."


Highly recommended book.


Anna Maria Polidori 


Tuesday, September 03, 2024

Il matrimonio delle sorelle Weber di Stephanie Cowell

 L'altro giorno sono andata in biblioteca con l'idea di prendere un libro di evasione. Non mi andava qualcosa che mi facesse pensare. Il libro che avrei letto doveva essere sereno. "Il matrimonio delle Sorelle Weber"


di Stephanie Cowell ha attratto la mia attenzione. "Perché non i matrimoni?" Ho pensato, prendendolo in mano, incuriosita dal titolo.

Ho controllato la trama e non ho più avuto dubbi dopo aver letto la parola: Mozart.

Il mio musicista preferito. Certo che sì! Ho pensato.

L'ho letto in un battibaleno.


La storia è questa: nel 1777 la famiglia Weber vive a Mannhein.

Fridolin è il padre di quattro ragazze: Josefa, Aloysia, Constanze e Sophie. Musicista, Fridolin vive copiando musica, dando lezioni private e visto che le figlie hanno una bella voce, portandole a cantare in case private, ricevendo in cambio cestini con alimenti.

Non è una famiglia benestante quella di Fridolin, no, ma senza dubbio è felice.

Ogni giovedì vengono invitati a casa Weber tanti musicisti, e una sera si palesa anche Mozart. La sua fama di bambino prodigio "entra" nelle case, prima ancora del giovane che è diventato nel mentre.

I genitori di Mozart non vogliono che il figlio si sistemi prima di aver raggiunto un successo consolidato. Che non c'è ancora.

Mozart, dal canto suo è un tipo vivace e intelligente, con uno spiccato senso dello humor.


Il giovane comprende che i Weber non possono aiutarlo e pensa che una diversa città possa giovare. 

Nulla però gli vieta di innamorarsi di Aloysia, la più bella delle sorelle Weber, quella che, a detto della madre, dovrebbe contrarre un matrimonio favoloso e sistemare così, tutta la famiglia.

Ad Aloysia non importa niente né dei soldi, né della posizione sociale: vuol essere felice. 

Così con Mozart, ormai lontano da lei, comincia un fitto carteggio. Il giovane le promette che la verrà a prendere, che staranno insieme. Però, nel mentre, la madre delle Weber, dopo la morte del marito e il loro trasferimento, apre un pensionato. La ragazza così si innamora di un pittore. Rimasta incinta lo sposa uscendo dalla vita di Mozart.

Mozart non la prende bene per niente. 

Alla ricerca di un alloggio, lo trova dalla signora Weber. Con le altre tre ragazze, però, non c'è più il calore di un tempo.

Wolfgang pensa che la scorrettezza che ha vissuto sulla sua pelle non possa far tornare mai più l'atmosfera cameratesca di un tempo.  Meglio tenere lontane quelle ragazze. In famiglia riceve lettere dal padre che lo ammonisce: lui avrà un futuro brillante ma quelle ragazze cercano soltanto buoni partiti: in più, la madre è una donna intrigante.

Le relazioni tra le sorelle Weber sono ottime. Josefa è la più grande, e la più indipendente di tutte: il padre le vuole un gran bene e c'è una ragione profonda per tutto questo amore. Gliela rivela la madre il giorno del funerale del padre. Josefa la comincia ad odiare scappando via e cercando la verità con acrimonia nei confronti di quella genitrice che in fin dei conti non è stata affatto seria in gioventù. 

La mancanza di Aloysia e poi di Josefa che adesso è a Praga dove ha ottenuto lavoro come cantante lirica, si ripercuote nelle due rimaste. Sebbene giovani, vivono in un clima irrespirabile, con questa mamma che ogni tanto ne inventa una.

Non è manco del tutto colpa sua. In gioventù era uscita con un ragazzo che adesso ha un'ottima posizione sociale, ma che, dietro, tormenta, tartassa queste ragazze, non è serio con loro e certamente non le vorrebbe manco sposate bene! Questo però Frau Weber non riesce a capirlo.

Così, Frau Weber incita Sophie, la più piccola, che è così tanto disperata da pensare di andare a rifugiarsi in un convento, ad approcciare Mozart. La signora ha sentito voci positive. Forse il ragazzo lavorerà presto sodo e potrebbe stare bene.

Oh, qui, che favola di scena. Alle 2 di notte Sophie entra nella camera di Mozart. Wolfgang dorme di un sonno duro, quando gli occhiali della ragazza finiscono sul corpo del giovane che si sveglia di soprassalto. All'inizio non comprende che cosa accade. Una faccenda alla volta: sì, ok gli occhiali. Eccoli...Ma...Che ora è? Come mai alle 2 della notte sei qui? chiede Mozart incuriosito e assonnato. Sophie fa un sospirone e praticamente gli racconta tutta l'ennesima macchinazione della madre. Il giovane scoppia in una crisi di riso isterico, troppo divertito dall'intera faccenda. 

Tornato serio, le farà notare che l'apprezza tanto e le vuol bene, ma non a quel modo lì.

 La mattina successiva la piccola Sophie abbandona la casa per un convento. 

Mozart conosce meglio, dopo questa esperienza, Constanze. L'unica rimasta delle quattro sorelle, è piena di tristezze e rimpianti. Ricorda con tanta nostalgia i tempi in cui c'erano i giovedì di musica e erano tutte insieme. Queste ragazze, infatti, non vorrebbero mai staccarsi l'una dall'altra.

Ma...I contrasti insanabili di Josefa con la madre, il matrimonio di Aloysia, l'entrata in convento della sorella, intristiscono Constanze.

Così, Mozart comincia a guardarla diversamente: meglio, a vederla forse per la prima volta.

I due cominciano a parlare, ridere insieme,  uscire.

Frau Weber una sera dà di matto, accusa Mozart di essere stato con la figlia e di non volerlo più tra i piedi: così, non solo Mozart se ne andrà via dal pensionato, ma pure Constanze con lui, protetta nella casa di una baronessa amica del musicista.

Dopo questa sfuriata la mamma di Constanze chiederà scusa e la ragazza tornerà a casa. Avrà il permesso di vedere Mozart e poi di sposarlo. 

Aloysia, in extremis, proverà a mettersi in mezzo, ma ormai Mozart non subisce più il fascino della futura cognata. È libero dalle sofferenze provate e non vuol ricaderci in nessuna maniera.


Quello che ho trovato affascinante del libro? Tante cose. Anzitutto la normalità della vita che ha tante sfaccettature. La creatività, parola che va di pari passo a sacrificio:  molto bello il ritratto in parole della società austro-tedesca tracciato da Stephanie.

Vita quotidiana, corteggiamento delle ragazze, piccole abitudini. Il cibo vi farà venire voglia di preparare una cioccolata calda anche a 40 gradi all'ombra.

Mi sono piaciute le strade, i negozi, il meteo, la descrizione umana e reale dei personaggi, gli abiti, i luoghi che via via hanno caratterizzato il libro, così come i buoni sentimenti, l'aiuto reciproco, l'affetto che circola tra le ragazze, l'unità familiare.

La musica è una protagonista elegante, calda e onnipresente.

È possibile comprendere bene perché Mozart abbia composto certe opere e quanto ci sia, dentro, di queste donne che lo hanno così tanto influenzato.

È una lettura favolosa e ne vale la pena, sia che siate appassionati della musica di Wolfgang Amadeus Mozart sia, che, semplicemente, vogliate leggere un libro interessante che narra, alla fine, le difficoltà di lavoro, amore, amicizia, di quattro sorelle che cercano la felicità in questa vita o, come Mozart, sebbene non lo immaginasse, immortalità.


Monday, August 05, 2024

La Fortune by Catherine Safonoff

 La Fortune


by Catherine Safonoff, released by Editions Zoe is a splendid memoir. The author, starting the tale with the decision of her ex husband B. of selling their house, remembers the importance of that house in her existence, like when, at Geneve with a friend, sat outside a café smoking a cigarette and reading The New Yorker, she admits that not having anymore a house means to her having lost her objects, her habits, her books, her routine, or when she describes the beginning of her love for B. and parties they attended when they were very young. To the USA because of the work of her husband, and back, with a depression that constricts Catherine to read compulsively without to write anymore anything: the description of little roads, and landscapes; but also her parents and the freedom that they had given her, leaving her with cousin Pierre and granny Marie. Oh, her granny, a lady with an endless patience, a skinny lady kind and nice with her. There is the description of the nuptial trip with B. in the Queen Mary. Her husband's numerous betrayals, with a lot of other women. After the first child,  Catherine wants another baby. There will be difficulties during the labour: after a while her request for a divorce, rejected at firstby B.  Fragments and episodes of her existence sometimes starts with the use of pictures that will explain people, relatives, feelings, the importance of family.

A description of a party organized by Les Editions Zoe, and her books, her observations, her world and much more in this little book of 175 pages but truly precious. 


An intimate book written with candor and harmony without to forget anything.


Highly recommended.


Anna Maria Polidori 






Monday, July 22, 2024

Italo Calvino Cahier Herne

 Comincio con lo scusarmi tantissimo con le Editions de L'Herne per questo terribile ritardo, ma volevo davvero dare una bell'occhiata al Cahier di Italo Calvino


che mi è stato inviato mesi fa prima di scriverci qualcosa. 


Quando penso a Italo Calvino mi viene in mente Marcovaldo e la dimensione sognatrice che lo scrittore aveva disegnato per quel personaggio. Marcovaldo doveva districarsi all'interno di una città che lo avrebbe voluto privo di alternative sebbene la dimensione del sogno e della svagatezza, tratti distintivi del protagonista riusciva sempre a creare avventure surreali, regalando ai lettori la struggente poesia di un tempo in mutamento. In una città aspra, Marcovaldo  resiste come un funambolo e ci fa riappropriare della dimensione trasognante dell'esistenza. 


Anti-fascista convinto, Calvino era stato un partigiano durante la seconda guerra mondiale e forte è sempre stata la sua testimonianza.


Un bello scritto del 25 aprile 1975 riportato nel Cahier ci restituisce quella ventata di libertà respirata durante quelle ore: appariva choccante perfino allo scrittore, per le manifestazioni, ora visibili, anche di gente non più giovane, nei riguardi della libertà. La voglia di tornare a riappropriarsi del proprio Paese era immensa dopo due decenni di dittatura e diversi di guerra.

Erano tutti felici, rammenta Calvino, sebbene Italo ancora non sapesse se a casa sua i genitori stessero bene e manco se c'era ancora una casa: se fossero stati presi prigionieri: se i fiori fossero vivi o morti. 

Un'altra considerazione dello scritto è stata come questi ricordi via via comunque stavano sbiadendo  con il passare dei decenni.

Un capitolo riguarda la storia dei sette fratelli Cervi, straziante ed indimenticabile.


Calvino aveva vissuto tanto tempo a Parigi e la testimonianza di Gambaro apre proprio con la sua casa, sita a sud, vicino alla porta d'Orleans.


Perché Calvino aveva deciso di vivere a Parigi? C'entra l'amore della sua vita, Chichita. Chichita era argentina, ma di origini russe. Più giovane dello scrittore di 20 anni, a quel tempo Calvino aveva 43 anni, si erano conosciuti a Parigi quando lui si era fermato per alcuni giorni per una traduzione di un libro. Chichita era già stata sposata con un commerciante di pietre prezione ed era venuta a Parigi piena di sogni e con il suo bambino. Era una donna che, dalla descrizione che ne viene fatta non era alta, ma appariscente. Le piaceva truccarsi ed era una donna di grande cultura. 

I due si sarebbero poi sposati a Cuba dove lo scrittore era nato. Dopo l'arrivo della bambina, i due decisero di stabilirsi a Parigi. 

Quello era il luogo amato da sua moglie. Calvino parlava e scriveva bene in francese. Parigi poi era la sede più importante d'Europa da un punto di vista culturale. 

La scelta si rivelò vincente. 

"Parigi è l'unica capitale dove nessuno ti chiederà mai perché ti trovi lì e non in un altro posto nel mondo" ha detto qualcuno.

A Parigi Calvino scriverà delle nuove leggi entrate in vigore in Italia a fine anni '60: aborto, divorzio. Una lontananza questa, che sarà in grado di restituirgli piena autonomia. Tra gli incontri più significativi quelli con Levi-Strauss, Raymond Queneu e Barthes.

Calvino ogni giorno amava recarsi in un bar, tabacchi, chiosco, che si chiamava Drugstore Publicis (ora diventato una boutique di Giorgio Armani) dove acquistava i quotidiani italiani. Il luogo non era troppo lontano dal Café de Flore a quel tempo frequentato da Sartre e Simone de Beauvoir.


Gli scrittori italiani che lo smuovevano maggiormente erano Pavese, Moravia e Carlo Levi, degli stranieri amava Hemingway.

 

Un interessante articolo di Calvino? Perché scrivere. Citando Primo Levi, le ragioni sono molte: per divertirsi e far divertire, perché se ne sente il bisogno, per far conoscere le proprie idee, per abitudine, ma anche per diventare ricchi.

Calvino invece afferma di scrivere perché si sente insoddisfatto di quello che ha prodotto e vuole ricorreggere, ridare una nuova visione, ma anche per apprendere qualcosa che non sa. Tanti i capitoli che vengono lasciati al suo pensiero: le bombe, la vita, il Comunismo, il crimine in Europa, il caso Moro, la questione morale, e poi l'ecologia con un suo pezzo sulla Natura e sui cambiamenti climatici, un été de désastres, e poi Venezia, e tanto tanto altro. L'ultima sezione riguarda Calvino e le immagini.


Vorrei sentitamente ringraziare l'Editions de L'Herne per questo Cahier. È stata lasciata la parola all'autore: è stato fatto scoprire ancor meglio il nostro autore.

Ho letto, sfogliato, preso in esame tanti Cahiers dell'Herne, e credo che Calvino sia stato quello che ha avuto maggior spazio: sono numerosissimi i suoi scritti, e, soprattutto, cosa bellissima, mai pubblicati prima. Questi inediti ci fanno conoscere ancora meglio questo nostro, e vostro, amici francesi, scrittore che ha tentato di descrivere la preziosità della vita attraverso e i suoi orrori e i sogni che sa restituirci.


Anna Maria Polidori