Il libro di Timothée Parrique Rallentare o Morire
non è solo bello. È una meraviglia. Pubblicato da Marsilio, è uno dei lavori più lucidi e veritieri dell'economia attuale che abbia letto di recente.
Timothée scrive, con parole certamente diverse, quello che un vicino di casa 94enne, Ezio ci dice ogni volta che viene a farci visita. Sarà stata l'aria di Parigi, dove ha vissuto pure lui quando faceva il muratore? Non ho idea. So solo che anche lui pensa che un mondo così non abbia senso e non ci siano più vere relazioni sociali, perché il sistema è basato solo sui soldi.
Mi voglio anche scusare, perché a volte mi capita di richiedere libri e poi non recensirli per mesi. Ho avuto problemi familiari che hanno interrotto e rallentato gli hobbies tremendamente.
Ok: cominciamo dal PIL che viene sempre nominato ogni secondo.
Per Timothée non sarà possibile, poiché insana e controproducente una crescita del PIL all'infinito.
Quando questo valore venne istituito, ci fu una ragione: gli Stati Uniti dovevano rimettersi dalla grave crisi economica; però, dopo, perseguire un PIL sempre in crescita, senza rallentamenti economici e senza respiro, non ha avuto e non ha alcun senso, perché viviamo in un pianeta che ha risorse finite e che non può durare, tirato così parossisticamente all'infinito.
Inoltre assistiamo ad un detrimento terribile di ogni attività professionale e, soprattutto, alla perdita di tempo libero, veri rapporti affettivi, da parte delle persone e delle comunità in genere.
Questo sistema qui va bene solo per una piccolissima parte di gente ricca, che ormai si è arricchita ancora di più. I maggiori flussi di denaro sono infatti incanalati verso di loro e alle persone comuni, del ceto medio o a quelle che sfiorano la soglia della povertà, resta ben poco.
Eppure ci sono tante voci che non fanno parte del PIL - perché dentro al PIL ci vanno solo i prodotti e la merce che viene monetizzata - che invece hanno un valore immenso.
Se non ci fosse stato chi ha aiutato Timothèe Parrique durante le lunghe sessioni di lavoro per scrivere questo libro, che so? cucinandogli, stirandogli i panni, garantendogli un'ottima qualità di sonno, pace e tranquillità, sbrigandogli delle incombenze, pensate davvero che questo autore avrebbe potuto scrivere questo libro, che poi genera PIL perché è in vendita?
No.
Quante attività assolutamente indispensabili non generano PIL ma sono di un'importanza rilevante? Prendiamo ad esempio l'accudimento dei nipoti da parte dei nonni, per favorire una coppia giovane, che così può contribuire al PIL del Paese. Se non ci fossero loro, tutto sarebbe diverso, non credete?
Parrique prende ad esempio una panettiera: la panettiera per lavorare bene, sfornare baguettes gustose dove riposare bene, vivere serena, avere una vita appagante, sennò il suo pane non sarà affatto buono.
Il sistema economico su cui poggia al momento la nostra vita scarta a priori tutto quello che non è possibile monetizzare, facendo apparire banali tutte quelle attività non reumnerative ma che però se non ci fossero farebbero saltare il sistema in cui viviamo.
L'albero che produce kaki o mele non potrà entrare nel PIL, ma al tempo stesso, regalare mele e kaki, condividendoli con i vicini di casa costituisce una gentilezza da parte di chi dona ed una gioia per chi riceve.
La mercificazione di questo momento storico ed economico permette che tutto e tutti vengano pagati. Pago il vicino di casa, pago il biglietto di un concerto, pago al supermercato. Pago e così che cosa accade? Viene meno il rapporto personale, quel sottile scambio di favori che un tempo esisteva e che non poteva essere immediatamente quantificato. Pagare diventa quindi un sostituto, scrive Parrique di ringraziare e dover restituire.
Il cinismo della società porta all'inaridimento della socialità, tanto che Parrique scrive: "Ostinare a far crescere l'economia oltre una certa soglia significa estendere la logica commerciale a sfere sociali estranee a questa logica".
Inoltre: "L'espansione deve rimanere proporzionale all'infrastruttura che la sostiene. Una crescita eccessiva del mercato agirà come forma di dissoluzione sociale".
In Francia, se guadagnate meno di 3770 euro e spicci, sappiate che fate parte dell'89% della popolazione.
Come ovvio, quindi, tanta gente non ha possibilità enormi. Quali ricette applicare per cambiare le cose? No alla carità, scrive Parrique, ma cambiare fortemente questo sistema che vuole solo pochi ricchi ed una massa di poveri, sì.
Come fare?
Beh, prima di tuitto non è vero che un PIL in crescita dà diminuizione della povertà. Anzi. Di contro cresce sempre di più.
Parrique pensa che sia possibile un modello sostenibile diverso dove non debba necessariamente esserci crescita: basta riallocare la ricchezza già presente.
Un'altra soluzione consiste nel togliere una parte di mercificazione all'economia. E pensare che la crescita del PIl faccia fuori la povertà vuol dire, scrive l'autore come voler cambiare direzione ad un auto aggiungendo benzina ad un serbatoio già pieno. La ricchezza in Francia è in sovrabbondanza, solo va nuovamenter redistribuita.
Inoltre, poter tornare a valorizzare la vera agricoltura, con il lavoro vero, porterebbe grande giovamento in un Paese dove si fa molto intensivo per favorire commercio economico.
Timothée si scaglia poi contro quelle professioni che considera assurde, come i raider, che per pochi spicci sono costretti a fare consegne a domicilio e ogni volta a rischiare la vita.
Le soluzioni che propono Parrique strizzano l'occhio tanto alla sfera sociale, che psicologica ed emotiva delle persone.
D'altro canto non è possibile non tornare indietro.
perché scrive Timothée: "La natura impone limiti che sarebbe irragionevole non rispettare e la nostra libertà di produrre e consumare deve essere d'ora in poi subordinata a questo obbligo ecologico".
Guarda al futuro remoto, questo autore pensando che anzi! chi verrà dopo di noi ci deriderà per aver basato tutto quanto gira attorno al mercato e all'economia, su di un unico indicatore economico: il PIL.
Questa crescita ci sta sfinendo, e distrugge la natura. È necessario invece garantire tanto il nostro benessere che querllo del Pianeta. Non è possibile fare diversamente.
Parrique invoca una pedagogia dei miracoli. D'altra parte Mark Twain scriveva: "Non sapevano che era possibile, così lo hanno fatto".
Ci sono già modelli di vita alternativa.
"Una società più gradevole, più serena, fatta di scelte
consapevoli".
Mi piace anche come chiude il libro: "Mi fermo Qui. È l'ora del riposino".
Anna Maria Polidori

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