1940, Il Grande Esodo della letteratura in fuga da Hitler di Uwe Wittstock è un libro nato da una ricerca scrupolosa basata su materiali scritti, quali diari, lettere, scritti dei protagonisti durante quei frenetici anni che hanno permesso una ricostruzione fedele dei fatti.
In
questo nuovo libro di Wittstock, - il precedente è stato 1933. L'inverno della Letteratura -sempre edito da Marsilio e dal costo di 20 euro, l'autore traccia le esistenze, le avventure e disavventure principalmente di autori tedeschi che avevano deciso di rifugiarsi in Francia gli anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, in cerca di quella pace e di quella libertà che Germania stava perdendo.
Purtroppo era stata fatta una scelta infelice, perché, ben presto, solo nel 1940, la Francia decise di arrendersi alla Germania, di fatto consegnandogli il Paese. Parigi, dove moltissimi dei personaggi che seguirete, vivevano, tenteranno di raggiungere i luoghi più disparati. Molti di loro tenteranno la fuga nel Sud della Francia, dove ancora c'era estrema clemenza, e dove i tedeschi erano ben meno attivi che al Nord.
Il libro apre con il nostro protagonista: Varian Fry. Questo giornalista americano giungerà in Europa incaricato di traghettare letterati ed artisti con sede in Francia in Paesi vicini e più benevoli.
Nato in una famiglia ben più che benestante, il ragazzo compie studi eccellenti ed entra in contatto ad Harvard con un ragazzo ebreo, che, come lui è appassionato di arte e letteratura. I due si fanno spedire L'Ulisse di Joyce, che era considerato per quei tempi materiale pornografico. I due decidono di creare così una rivista ad Harvard dove pubblicheranno quello che appariva essere moderno: i lavori di Joyce, quelli della Stein di T.S.Eliot. L'esperimento ha successo ed i due vivono il loro momento di gloria.
A guerra iniziata, invece, troveremo che Thomas Mann e il governo americano, tenteranno di fare di tutto pur di salvare la cultura e gli intelletti imprigionati in Europa perché ebrei. Condannati a priori.
Non parliamo comunque di poveri diavoli: non parliamo di poveri cristi, questo va detto. Ogni guerra ha i suoi costi tremendi e le persone comuni hanno la peggio perché purtroppo gli appigli sono ben pochi e le conoscenze per poter fuggire, ottenere passaporti o documenti falsi, se non si hanno soldi, inesistenti. Chi invece sta meglio, soffre di meno e può sperare di più. Avrà più case in più Paesi, amici che possono far in modo di salvarlo e spingerlo in situazioni meno rischiose.
Tutti questi letterati hanno avuto o vivono ancora esistenze molto belle nel 1940 nonostante non amino farsi vedere troppo in giro. Pur tuttavia, sebbene vi abbia fatto un quadro confortante, la persecuzione potrebbe abbattersi o si è già abbattuta su di loro con internamenti nei campi (pensiamo ad Hannah Arendt, che poi è riuscita a fuggire ma, come vedrete, stessa sorte che è toccata a tanti altri).
Tentare di scappare via appare più che salvifico. Ci saranno come accade sempre, reazioni esagerate, con persone che preferiranno concludere la loro esistenza con un suicidio, ma la maggior parte dei personaggi che troverete nel libro saranno salvati. Parliamo di Heinrich Mann, Franz Werfel, Walter Mehring, Natonek, Golo Mann, Lion Feutchwanger e tanti, tanti altri, intrappolati in avventure rocambolesche alla ricerca di quella libertà di parola e prima di tutto d'essere, perduta durante il nazismo.
Fry riuscirà nel suo intento e come tanti altri passerà alla storia per aver salvato decine e decine di persone, in questo caso letterati e non solo.
È un libro, questo, che vi farà pensare: incisivo e accattivante restituirà un pezzo di storia, forse, ancora troppo poco conosciuta.
Anna Maria Polidori

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