Saturday, February 21, 2015

Quando la realtà è troppo cruda anche per un giornalista

Situazione tragi-comica durante l'incontro: Nozioni di medicina legale a Perugia organizzato dall'Ordine. Un collega sviene impressionato dalla visione delle immagini di cadaveri morti di morte violenta




Ho aderito tempo fa al corso Nozioni di Medicina Legale con grande gioia. Anzi: il fatto che mi avessero messo in stand-by, mi aveva preoccupato: "Eh no voglio esserci anch'io, scherziamo? "

Certo, ho pensato: prima di tutto l'Ordine vorrà tentare di capire quanti saranno gli iscritti e dare priorità a chi segue sempre la cronaca nera, perché loro hanno maggior diritto di me a esserci. Ci sta. Alla fine mi prendono, e vai! e mi sento elettrizzata.


Lo scorso autunno infatti avevo letto il secondo libro della trilogia scritta da Noah Gordon sulla famiglia dei medici Cole, Lo Sciamano e credetemi se vi dico che avreste amato alla follia perfino un'autopsia. L'avreste amata di un amore puro e vero come quello che muoveva alla vivisezione dei cadaveri i protagonisti del romanzo.

Una persona una volta morta non è più quella che è stata in vita. Partendo da questo assunto vivisezionare diventa più semplice.

Il signor Gordon nel suo libro è stato in grado di trattare tematiche mediche con un amore e una professionalità che mi erano del tutto sconosciute prima. Alla fine ho riflettuto che della medicina e della professione medica non ci avevo capito niente. Una passione prima di un lavoro.

Gli ultimi giorni prima del corso era sorta una perplessità crescente. Una preoccupazione latente: "Hai visto mai che ci sarà in giro anche qualche cadavere che vorranno farci vedere..." Ma poi ho riflettuto.
Andiamo, in appena quattro ore che cosa vuoi che possa accadere, che danni mai possono esser fatti.

Le ultime parole famose.


Con grande svagatezza mi sono dunque recata all'incontro.


La tematica, penserete non è delle più leggere. No, infatti. La medicina legale analizza il "dopo". E per dopo intendiamo quello che succede al corpo di una persona una volta morta di morte violenta.

La medicina legale interviene sempre quando le ragioni della morte del soggetto non sono riferite a una causa di decesso naturale ma a un evento traumatico di origine esterno che ha causato la perdita della vita. Questo può spaziare dall'incidente stradale all'omicido, dal suicidio all'incidente sul lavoro.

Il primo intervento? Scene del delitto, rigor mortis e impossibilità di stabilire una precisa ora del delitto, che cosa succede una volta trapassati al corpo, cosa aspettarci dal deterioramento del corpo e che cosa accade se il corpo rimane esposto all'esterno e alle intemperie. Inquinamenti probatori non voluti ("processione" di tante figure che affollano la scena del delitto come forze dell'ordine, agenti speciali, medico legale, vicini di casa che possono aver rinvenuto il cadavere) e quanto questi inquinamenti possano alterare la scena del delitto talvolta irrimediabilmente.
Ci è stata mostrata la tabella con tutti gli strumenti che occorrerebbe possedere per svolgere tutti i rilievi del caso nella procedura seguita negli USA Paese all'avanguardia.

Ci è stata mostrata una foto dell'iniziale deterioramente del corpo del cadavere di una signora.

A voi sembrerà strano ma questa parte del meeting è stata stimolante e interessante.

Già pensavamo a una colazione più o meno robusta visto che erano le 11 e qualche minuto. "Non daranno il break?" ci chiedevamo.

La mente aveva bisogno di staccare e rinfrescarsi.

No: ha preso la parola un secondo tizio. Ha cominciato con il dire che sarebbe stato breve. Ho pensato: "Ok, accomodiamoci pure, andrà per le lunghe".

Un esperto di medicina legale è inteso può vedere di tutto e di più in caso contrario farebbe un altro lavoro.

Forse, una mia idea ma non credo tanto lontana dal vero, più un cadavere arriva in condizioni serie all'obitorio e maggiore immagino possa essere l'interesse del medico che lo andrà ad analizzare perché avrà più elementi da scoprire e potrà farlo con maggior entusiasmo. Tessuti, terminazioni nervose, muscoli, organi interni.

Un pò quel che succede a noi quando abbiamo una notizia più importante tra le mani.


Un medico legale lavora con la morte ogni giorno. Quando si sveglia, dopo aver fatto colazione va nella sala autoptica e sta chiuso a sezionare corpi per ore. Vede di tutto. Ha stomaco, insomma.

Normale che non gli venga in mente che l'altra parte dell'umanità, giornalisti inclusi lavori invece soprattutto con e per i vivi e che questo incontro di stamane vissuto da tutti noi solo come un momento sporadico di approfondimento.

Accanto a me la mia compagna delle superiori Patrizia con suo marito, entrambi giornalisti e un collega. Sale la preoccupazione per quanto il secondo relatore comincia a mostrare. Immagini sempre più crude e brutali di cadaveri. Siamo passati dallo sgozzamento alla morte per asfissia in poco tempo. Dal suicida impiccato a quello che s'è tagliato da qualche parte. A quello che invece tutto voleva fare tranne che morire e invece è stato ucciso con efferata brutalità. "Come potete vedere i segni della resistenza sono marcati" ha spiegato il relatore a una platea di giornalisti attoniti e inorriditi. Già: a nessuno piace passare a miglior vita.  

Il relatore ha persino proposto qualora fossimo interessati (non so se ci sarà una lunga fila ma tentar non nuoce) di organizzare corsi mirati per parlare più approfonditamente delle varie cause di morte.  La morte per asfissia, un capitolo estremamente rilevante ha rimarcato entusiasta.

Decido di astrarmi dal contesto. Visito la mia pagina Facebook per capire se ci sono news da postare nel mio blog di Johnny Depp. Sì, guarda che carina: la nuova foto di Johnny vestito con gli abiti di Jack Sparrow. Molto bene.

Le immagini continuano a essere sempre più crude. Vado su Instagram dove cerco qualcosa che mi svaghi.
 "Vedete questo corpo sfracellato" descrive tutto eccitato il relatore.

Intanto mostro a Patrizia un campo di tulipani. "Dài, meglio di una testa mozzata" le fo. Sì, perché abbiamo, credo, assistito anche a decapitazioni. No, quella non l'ho vista. Non ci possiamo lamentare. Non ci è stato fatto mancare niente.


Il collega vicino a me spiega che alcuni incidenti con l'auto sono terribili. "Sa? Perfino i tergicristalli che appaiono così innocui possono dilaniare una persona. Ho assistito alle autopsie e è un'esperienza forte. La divisione di organi, fluidi e quell'odore di ossa tagliate".

Chiedo a quel signore se per caso sia un medico: "Macché: sono un direttore di una rivista di vini".

Sale il malcontento per le foto sempre più crude che vengono mostrate. "Oddio, ma non sarà troppo? Alla fin fine ci servono queste cose?" ci chiediamo tutti quanti sempre più innervositi.

Intanto non paga e sempre più nervosa cerco uno dei registi del film Pirates e lo aggiungo su Instagram. "Posta un casino di roba, meglio stargli dietro" penso.
Visito pagine di libri. "Che bello, esce un nuovo libro di Dr.Seuss, condividiamo la notizia".

Ho i miei meccanismi di reazione. A un grande stress rispondo rifuggendo allo stesso cercando quello che può darmi serenità.

Mentre penso questo e spero che le sequenze delle foto raccapriccianti per noi comuni mortali, normalissime per un medico legale abbiano fine, perché devono avere fine, niente è per sempre perdindirindina! Patrizia e il marito che buttano uno sguardo allo schermo esclamano: "Oddio, guarda c'è un uomo che si sta sentendo male...Ma farà apposta oppure sviene? È proprio svenuto..."

Qualcuno nella sala principale sta male.

L'uomo viene sdraiato per terra. Segue la classica prassi: per far risalire più velocemente il sangue al cervello e far riprendere i sensi gli vengono sollevate le gambe. Più tardi l'uomo viene portato fuori.

Intanto noi nella saletta attigua ci chiediamo chi sia.

Confusione, finalmente viene data la tanto agognata pausa. Lo strainimento vissuto con le foto, il collega svenuto per lo shock hanno lasciato l'amaro in bocca.

Esco e chiamo una cugina che ha frequentato anni fa medicina a Roma.

"Allora: c'è il cadaverino?" mi ha chiesto.

"Macché. Però un collega è schiantato a terra lo stesso".

"Succede. La prima cosa che ci diceva il nostro insegnante quando avevamo anatomia, un luogo piccolo e angusto che avrà potuto contenere sì e no dodici persone era questo: se qualcuno di voi ha intenzione di svenire esca adesso, perché non posso lavorare e soccorrere al tempo stesso".

Chissà: forse avrebbe dovuto dirlo anche il nostro relatore. "Non guardate se siete anime troppo tenere..."


Pensiamo tutti di essere forti, ma certe volte un film di Dario Argento rispetto a quanto visto oggi è acquetta e la realtà nel suo orrore può superare la più fervida fantasia.

Al ritorno ho conosciuto il ragazzo svenuto.

Giovane, viso pulito, mi spiega che lavora alla radio. "Adesso sto un pò meglio. Sono diventato però brachicardico. In genere soffro di tachicardia. Chissà come mai".

Quando è stato il momento di tornare in sala, esami di laboratorio su campioni prelevati da cadaveri, ho pensato che forse, almeno per oggi, potevo risparmiarmi l'ultima parte e tornare a casa un pò prima.

"Celeste, esco, non me la sento" e ho porto alla nostra segretaria dell'Ordine, un pò rammaricata il foglio.

Sono uscita e la fresca brezza del vento perugino mi ha accarezzato e avvolto.

Vita quanto ti amo.





Anna Maria Polidori





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