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Monday, December 08, 2025

Rallentare o Morire di Timothée Parrique

 Il libro di Timothée Parrique Rallentare o Morire


non è solo bello. È una meraviglia. Pubblicato da Marsilio, è uno dei  lavori più lucidi e veritieri dell'economia attuale che abbia letto di recente.

Timothée scrive, con parole certamente diverse, quello che un vicino di casa 94enne, Ezio ci dice ogni volta che viene a farci visita. Sarà stata l'aria di Parigi, dove ha vissuto pure lui quando faceva il muratore? Non ho idea. So solo che anche lui pensa che un mondo così non abbia senso e  non ci siano più vere relazioni sociali, perché il sistema è basato solo sui soldi.

Mi voglio anche scusare, perché a volte mi capita di richiedere libri e poi non recensirli per mesi. Ho avuto problemi familiari che hanno interrotto e rallentato gli hobbies tremendamente.

Ok: cominciamo dal PIL che viene sempre nominato ogni secondo.

Per Timothée non sarà possibile, poiché insana e controproducente una crescita del PIL all'infinito.

Quando questo valore venne istituito, ci fu una ragione: gli Stati Uniti dovevano rimettersi dalla grave crisi economica; però, dopo, perseguire un PIL sempre in crescita, senza rallentamenti economici e senza respiro, non ha avuto e non ha alcun senso, perché viviamo in un pianeta che ha risorse finite e che non può durare, tirato così parossisticamente all'infinito.
Inoltre assistiamo ad un detrimento terribile di ogni attività professionale e, soprattutto, alla perdita di tempo libero, veri rapporti affettivi, da parte delle persone e delle comunità in genere.

Questo sistema qui va bene solo per una piccolissima parte di gente ricca, che ormai si è arricchita ancora di più. I maggiori flussi di denaro sono infatti incanalati verso di loro e alle persone comuni, del ceto medio o a quelle che sfiorano la soglia della povertà, resta ben poco. 

Eppure ci sono tante voci che non fanno parte del PIL - perché dentro al PIL ci vanno solo i prodotti e la merce che viene monetizzata - che invece hanno un valore immenso.

Se non ci fosse stato chi ha aiutato Timothèe Parrique durante le lunghe sessioni di lavoro per scrivere questo libro, che so? cucinandogli, stirandogli i panni, garantendogli un'ottima qualità di sonno, pace e tranquillità, sbrigandogli delle incombenze, pensate davvero che questo autore avrebbe potuto scrivere questo libro, che poi genera PIL perché è in vendita?
No. 

Quante  attività assolutamente indispensabili non generano PIL ma sono di un'importanza rilevante? Prendiamo ad esempio l'accudimento dei nipoti da parte dei nonni, per favorire una coppia giovane, che così può contribuire al PIL del Paese. Se non ci fossero loro, tutto sarebbe diverso, non credete?

Parrique prende ad esempio una panettiera: la panettiera per lavorare bene, sfornare baguettes gustose dove riposare bene, vivere serena, avere una vita appagante, sennò il suo pane non sarà affatto buono. 

Il sistema economico su cui poggia al momento la nostra vita scarta a priori tutto quello che non è possibile monetizzare, facendo apparire banali tutte quelle attività non reumnerative ma che però se non ci fossero farebbero saltare il sistema in cui viviamo.

L'albero che produce kaki o mele non potrà entrare nel PIL, ma al tempo stesso, regalare mele e kaki, condividendoli con i vicini di casa costituisce una gentilezza da parte di chi dona ed una gioia per chi riceve.

La mercificazione di questo momento storico ed economico permette che tutto e tutti vengano pagati. Pago il vicino di casa, pago il biglietto di un concerto, pago al supermercato. Pago e così che cosa accade? Viene meno il rapporto personale, quel sottile scambio di favori che un tempo esisteva e che non poteva essere immediatamente quantificato. Pagare diventa quindi un sostituto, scrive Parrique di ringraziare e dover restituire. 
Il cinismo della società porta all'inaridimento della socialità, tanto che Parrique scrive: "Ostinare a far crescere l'economia oltre una certa soglia significa estendere la logica commerciale a sfere sociali estranee a questa logica".
Inoltre: "L'espansione deve rimanere proporzionale all'infrastruttura che la sostiene. Una crescita eccessiva del mercato agirà come forma di dissoluzione sociale". 

In Francia, se guadagnate meno di 3770 euro e spicci, sappiate che fate parte dell'89% della popolazione.

Come ovvio, quindi, tanta gente non ha possibilità enormi. Quali ricette applicare per cambiare le cose? No alla carità, scrive Parrique, ma cambiare fortemente questo sistema che vuole solo pochi ricchi ed una massa di poveri, sì.

Come fare?
Beh, prima di tuitto non è vero che un PIL in crescita dà diminuizione della povertà. Anzi. Di contro cresce sempre di più. 

Parrique pensa che sia possibile un modello sostenibile diverso dove non debba necessariamente esserci crescita: basta riallocare la ricchezza già presente.
Un'altra soluzione consiste nel togliere una parte di mercificazione all'economia. E pensare che la crescita del PIl faccia fuori la povertà vuol dire, scrive l'autore come voler cambiare direzione ad un auto aggiungendo benzina ad un serbatoio già pieno. La ricchezza in Francia è in sovrabbondanza, solo va nuovamenter redistribuita. 
Inoltre, poter tornare a valorizzare la vera agricoltura, con il lavoro vero, porterebbe grande giovamento in un Paese dove si fa molto intensivo per favorire commercio economico. 

Timothée si scaglia poi contro quelle professioni che considera assurde, come i raider, che per pochi spicci sono costretti a fare consegne a domicilio e ogni volta a rischiare la vita.

Le soluzioni che propono Parrique strizzano l'occhio tanto alla sfera sociale, che psicologica ed emotiva delle persone.
D'altro canto non è possibile non tornare indietro.
perché scrive Timothée: "La natura impone limiti che sarebbe irragionevole non rispettare e la nostra libertà di produrre e consumare deve essere d'ora in poi subordinata a questo obbligo ecologico".

Guarda al futuro remoto, questo autore pensando che anzi! chi verrà dopo di noi ci deriderà per aver basato tutto quanto gira attorno al mercato e all'economia, su di un unico indicatore economico: il PIL.


Questa crescita ci sta sfinendo, e distrugge la natura. È necessario invece garantire tanto il nostro benessere che querllo del Pianeta. Non è possibile fare diversamente.
Parrique invoca una pedagogia dei miracoli. D'altra parte Mark Twain scriveva: "Non sapevano che era possibile, così lo hanno fatto".
Ci sono già modelli di vita alternativa.
"Una società più gradevole, più serena, fatta di scelte 
consapevoli".

Mi piace anche come chiude il libro: "Mi fermo Qui. È l'ora del riposino". 

Anna Maria Polidori 

Tuesday, November 04, 2025

Il Secolo Fragile di Robert Kaplan

 

Ogni libro di Kaplan è un tour de force. Tanti sono gli argomenti che ha enumerato in questo libro di manco duecento pagine pubblicato da Marsilio: Il Secolo Fragile




Partiamo da un presupposto: se i moti per la libertà del 1848 avessero avuto successo, non ci sarebbe stata la prima guerra mondiale e manco Hitler. Vi pare poco?

La storia in effetti è una serie di concatenazioni logiche, dopotutto, che ci fanno essere dove siamo al momento. 
Che tipo di mondo è il nostro? Claustrofobico, contratto. Non ce ne rendiamo conto ma siamo imprigionati da testate missilistiche in tutto il mondo. In più, questo, è un secolo fragile, iperconnesso ma non per questo migliore dei tempi passati, anzi! Quandos coppia un conflitto ha un potere deflagrante molto maggiore che non in passato. Kaplan ipotizza addirittura che se scoppiasse una guerra in Asia, probabilmente le ripercussioni d'ogni ordine e grade sarebbero vissute a livello planetario con un forte shock.

Qual'è il maggior problema con cui il mondo dovrà confrontarsi anche nel XXI secolo? La Russia senz'altro. Quello che è infatti successo nel 1917 ha fatto sprofondare un Paese in un isolazionismo che è perdurato per più di 80 anni. Il crollo del comunismo in realtà non ha risolto tutti i problemi, anzi! ed ha creato un clima per cui ci ritroviamo una guerra in casa si può dire.


Come sarà poi, la Russia del domani? Kaplan non vede democrazia nemmeno quando Putin, non ci sarà più. Intanto dovrà restare al potere finché campa. Forse, anzi, ipotizza Kaplan, potrebbe esserci una maggior instabilità dopo la sua morte. 
Il paragone che fa è con la Cina, che, viceversa a poco a poco sta sottraendo forza alla Russia. È lei il vero gigante con cui la Russia dovrà confrontarsi. 
In Cina c'è una successione molto snella, cosa che viene a mancare in Russia, dove possono esserci vuoti di potere che sarebbe meglio evitare, visto il peso che questo Paese ha nel mondo.

In realtà una volta crollato l'ordine creato dopo la seconda guerra mondiale,  non è stato possibile ricostruirne un altro così solido da poter permettere di mantenere un mondo stabile e sereno. La globalizzazione, semmai, ha portato ulteriore caos.

La NATO è arrivata a possedere tanti Paesi dell'ex sfera comunista. Questo non aiuterà l'Europa per come l'abbiamo all'inizio pensata e voluta, e forse scrive Kaplan, in un futuro non molto lontano potremmo ritrovarci con Ucraina e Paesi dell'area balcanica sempre sull'attenti e timorosi di attacchi russi, così come i Paesi del Nord Europa.
Non è un mondo che appare troppo rassicurante, vero?

I greci, scrive Kaplan detestavano la parola caos. Sapevano che ciclicamente il caos sarebbe tornato ma dovevano scansarlo il più possibile. Sapevano che la calma, la disciplina, la solidità erano le sole armi per fronteggiare situazioni estreme. 

Scivoliamo nel secolo scorso.
Repubblica di Weimar: da un punto di vista artistico tanto ha dato. Quando l'esperimento fallì, il Paese cadde nel caos e venne affidato a Hitler che ne divenne cancelliere nel 1933.Dopo appena pochi mesi, ogni traccia di democrazia era scomparsa. 

Il mondo, adesso, sta vivendo una nuova Weimar. Crollate quasi tutte le monarchie, che erano una grande rassicurazione perché rappresentavano la stabilità, il mondo, in particolare dopo la seconda guerra mondiale, e in America, dopo la morte di Kennedy non è più tornato quello di una volta. Negli USA in particolare la fiducia che c'era per la politica è andata via via scemando sino ad arrivare ai giorni nostri, a persone che decidono di giustiziare sconosciuti, fare stragi. Viviamo in una situazione abbastanza anarchica, afferma Kaplan senza mezzi termini. Il liberalismo ha portato tante libertà, ma questa è solo una pallida impressione perché in realtà, le prigioni e il soffocamento che ha creato questa società è a multi-livello.  Se pretendiamo di creare il mondo perfetto per le persone, dandogli una serie di norme da seguire,  tante ed oppressive, non dovrebbe poi essere così difficile capire che i cittadini possano alla fine sclerare e di fatto, passare alle maniere brute. 
Purtroppo i social media non aiutano, ma anzi! peggiorano di molto la situazione fomentando odi, costruendo personaggi capaci di attrarre masse ignare che cominciano poi a seguirli con conseguente lavaggio del cervello. Cosa che, scrive Kaplan, capita anche a persone erudite. La cosa coinvolge tutti. Grazie agli algoritmi le società di social media sanno quel che piace agli utenti così da incollarli agli schermi.


Una società appiattita la nostra e il mondo iper-connesso ci permette di essere sempre «sul pezzo». A tal proposito, appare più che chiaro che non corra buon sangue tra Kaplan e quelli del New York Times. Questo infatti, è il quotidiano più letto nel mondo, ma anche quello in grado di influenzare da una parte o dall'altra, molteplici menti.

Kaplan punta il dito sull'omologazione di pensiero che è trasversale ed attraversa anche la nostra profesisone con ripercussioni sulla qualità degli articoli prodotti laddove sia richiesta omologazione di pensiero.

Tra un secolo o due potremmo arrivare ad essere 11 miliardi sulla Terra. L'Africa vedrà una crescita tremenda durante questo secolo. Però, sebbene questo possa confortare, c'è da rimarcare che la maggior parte di queste persone nasceranno in luoghi estremamente poveri.

Le città la faranno ancora da leoni e sarà soprattutto in questi grandi agglomerati urbani, dove si svilupperanno pensieri più o meno pericolosi o sensati. L'impatto delle società più rurali resta minore eccezion fatta per il lavoro svolto da Solzenicyn che, rintanatosi in un luogo speduto del Vermont, produsse i libri che conosciamo oggi. 


Come vede il futuro Kaplan? Non ottimisticamente Pensa che l'Occidente si spegnerà, il pensiero occidentale possa spegnersi.


L'intelligenza artificiale resta un grande problema. Il nostro è un secolo di sfide: rimarcare che siamo uomini pensanti, e che tali vogliamo restare, dovrebbe essere una priorità per tutti. Certamente altro caos potrebbe derivare dall'utilizzo di computer, robot e tecnologie informatiche. Questo potrebbe mettere in subbuglio il lavoro di tanti, scatenando agitazioni. 


Moltissimi citazioni e storie di autori e pensatori che hanno fatto e stanno facendo la storia con le loro visionarie aspettative sul mondo e le previsioni, ahimè, tante volte azzeccate. 
Da leggere assolutamente! Meraviglioso! Di ampissimo respiro. 

Anna Maria Polidori 





Saturday, October 18, 2025

Reykjavik di Ragnar Jonasson e Katrin Jakobsdottir tradotto da Irene Gandolfi

 Un libro dal fascino ipnotico, ammaliante: stupendo. Un cold case di sicuro interesse questo creato da Ragnar Jonasson e Katrin Jakobsdottir, dal titolo: Reykjavik,

edito da Marsilio.

Mi sono sempre interessata alle scomparse e ai cold case.

Così, quando ho visto tra le proposte di Marsilio questo giallo, l'ho subito richiesto e devo dire che mi è piaciuto moltissimo. Cattura il lettore, e lo fa con intelligenza. I dialoghi sono ben bilanciati con la narrazione degli eventi, con le descrizioni paesaggistiche o dei personaggi.

È un libro concepito durante la pandemia, scrivono gli autori. Stessa età, uno di questi, la signora Jakobsdottir è stata primo ministro islandese dal 2017 al 2024: Ragnar invece è uno scrittore di gialli e traduttore di Agatha Christie in Islanda. 

Siamo nel 1956, quando una ragazza di 15 anni Lara, che ha deciso di fare un'esperienza di lavoro presso una buona famiglia che ha acquistato una bella casa a Videy, un'isola a una manciata di minuti dalla capitale, scompare nel nulla. I genitori si dicono disperati e pensano che ci sia sotto qualcosa: la loro figlia è solare, allegra, non se ne andrebbe così. Responsabile e matura, non sarebbero da lei questi colpi di testa.


Responsabile delle indagini è Kristjan un poliziotto che si reca sull'isola, interroga i due coniugi, Ottar, il marito e Olof, la moglie, senza ricavarne nulla, e non solo: viene pesantemente redarguito da un superiore perché ha disturbato quelle personcine così carine. 
Kristjan è all'inizio della sua carriera, decide di allentare la morsa. La ragazza probabilmente sarà scappata via e tornerà a casa. Meglio non avere rogne.
Ma non è così.
Passano tre decenni e il caso di Lara resta ancora un mistero. Sarà fuggita? Sarà stata rapita e poi uccisa? 
Mah! 
Mentre Kristjan comincia a sentire il peso dell'indagine condotta male, un giovane giornalista, Valur, nel 1986, anno dello storico incontro tra Reagan e Gorbaciov nella piccola capitale islandese e dei duecento anni dalla fondazione della capitale, riprende in mano il caso. Lo fa con grande professionalità cercando ovunque nuove testimonianze e, per la prima volta, ricevendo un'imbeccata non da poco. 
È certo che finalmente possa svelare che fine abbia fatto la ragazza. Ne è entusiasta. Questo caso lo prende molto. 

A metà libro succede qualcosa di fragoroso, che rompe l'equilibrio cui ci avevano abituato gli autori, rendendoci lettori spiazzatie posso ammetterlo? Risentiti!

Ci riprendiamo. Dobbiamo farlo. Finalmente la giustizia trionferà, sebbene il prezzo pagato sarà stato altissimo. 

Possiamo solo scrivere per non spoilerare troppo  che, possono germogliare nuove prospettive anche grazie a dolori profondissimi ed acuti: questi possono far conoscere ancor meglio la direzione che prenderà la vita.


Un'altra tematica affrontata riguarda i segreti mantenuti per decenni, capaci di cambiare per sempre le esistenze delle persone.

Un  giallo da leggere anche per capire come fosse l'Islanda prima della fine del Comunismo, di fatto un ordine mondiale che avrebbe lasciato il passo alla globalizzazione.

Anna Maria Polidori






Wednesday, October 15, 2025

Duo di Colette a cura di Paolo Vettori

 Marsilio ha di recente pubblicato un libro su Colette: Duo


a cura di Paolo Vettore con un'introduzione di Mariolina Bertini e con testo a fronte. 

È forse il lavoro più duro di questa autrice multiforme. 
Nata in Borgogna alla fine del 1800, trapiantatasi a Parigi, Colette è stata di certo la prima influencer del mondo. È stata commerciante e sponsor di profumi e prodotti di bellezza, attrice, scrittrice, grande il suo amore per l'amata mamma Sido e il suo luogo d'infanzia, cui dedicherà bellissime pagine, giornalista di riviste femminili di prim'ordine. 
Ha vissuto una tumultuosa avventura terrena con molteplici relazioni sentimentali. A 39 anni comincia a  perdere l'uso delle gambe. 
Da un appartamento di Palais-Royal, scriverà pagine vibranti sulla quotidianità che lei percepirà ed osserverà dalla sua finestra. Già immobilizzata, diventa uno dei membri de l'Académie Goncourt, leggendo avidamente tutti i romanzi che le vengono proposti. 
Persona intelligente, sofisticata, è stata l'unica letterata ad avere ricevuto funerali di Stato sebbene la chiesa si sia defilata a causa dei suoi comportamenti poco consoni.

In questo lavoro, Duo, Colette parla di tradimento. Un marito assente per lavoro, la moglie incontra il suo socio. I due parlano, hanno tanto in comune, scatta l'infedeltà. Infedeltà che non viene recepita per nulla bene dal marito Michel, quando scopre la tresca, ormai passata e dimenticata, compiuta da Alice. 
Michel scopre tutto grazie ad una cartelletta viola dove Alice ha conservato una lettera dell'amante.
Michel comincia a perdere l'appetito, ad essere freddo e scostante con questa donna che idolatrava. 
Ad Alice quanto fatto con il socio del marito non appare una cosa così tremenda ed invalicabile e vuole rimettere in sesto, il prima possibile, aiutata dalla domestica Maria, il marito, con piatti succulenti. 
Purtroppo però, il romanzo non si chiude bene per niente perché Michel non  riesce a superare il tradimento della moglie, decidendo, infine di gettarsi nel fiume sito accanto alla loro dimora, ingrossato dalla lunga ed estenuante pioggia. C'è da dire che i due si erano rifugiati per stare tranquilli in campagna, in un amato luogo di svago e vacanze.

Lettura veloce, il romanzo fa pensare a quella profondità di sentimenti che spesse volte acceca e non riesce a far vedere obiettivamente la realtà.

Da questo romanzo è stata poi ricavata una piece teatrale.

Buona lettura! 

E grazie Marsilio per il libro!

Anna Maria Polidori 

Prendersi Tutto Io, Aristotele Onassis di Anna Folli


 
Il libro di Anna Folli: Prendersi Tutto Io, Aristotele Onassis,


è di fatto un potentissimo atto d'amore letterario verso questo personaggio. 
C'è una tenerezza, un amore, nella descrizione dell'esistenza di Onassis, che rimane scolpita e fa apparire questo libro una gemma preziosissima ed irrinunciabile.

Il libro non utilizza la tecnica del mero racconto, ma affida ai diversi personaggi che via via Aristotele incontrerà, la narrazione di quel che è stato. Mi è piaciuta molto questa scelta. Suo padre, le fidanzate, le mogli, i figli, i rivali in affari come Niarkos.

Un genio degli affari, quest'uomo. 

Nato a Smirne, in Grecia da una famiglia unitissima che non avrebbe mai voluto che emigrasse (col padre in principio ci furono attriti) il giovane Aristotele arriva a Buenos Aires per fare. 

Capisce che il tabacco può essere un'ottima strada. Poco dopo però ci mette lo zampino la Grecia, che vorrebbe mettere dazi del 100% sul prodotto. 

Questo ragazzo di 25 anni allora partirà dall'Argentina per colloquaire nientemeno che col presidente del Paese e col ministro delle finanze. 

Ricuciti i rapporti con il padre, Aristotele sposa, dopo una lunga relazione e diverse donne importanti per la sua vita, Tina e con lei avrà i suoi due unici figli: Christina e il primogenito Alexander

Una vita, la sua costellata da donne, successi. Come non ricordare, una volta terminato il suo matrimonio con Tina, la lunga relazione mai interrotta manco quando sposò Jackie Kennedy con Maria Callas?

Anzi: la Callas, quando Onassis era ormai gravemente malato all'ospedale, riuscì ad entrare in camera ed a dirgli addio.

Ci furono diverse disgrazie che toccarono l'esistenza di Onassis ma la più grande, sicuramente, fu la perdita dell'amato primogenito che un giorno prese un velivolo privato che si sarebbe schiantato poco dopo. 
Una botta da cui, questo padre distrutto e dilaniato non si sarebbe più ripreso. 

La famiglia Onassis, in particolare Christina, in astio con la Kennedy, puntò il dito contro di lei: «La maledizione dei Kennedy ci sta perseguitando», pensò, disperata. Intanto Aristotele le tentava tutte: non ultima, la possibile conservazione del corpo fintantoché non si fosse trovata una cura in grado di rimediare alle ferite inferte dalla caduta sul cervello del figlio. Onassis dovette però rassegnarsi all'evidenza: il danno riportato a livello cerebrale rendeva qualunque ipotesi di questo tipo, inattuabile. Rassegnato, fece seppellire il figlio nella sua isola privata, Skorpios, che sarebbe diventata mèta di tristi pellegrinaggi da parte di questo padre disperato.

D'altra parte, Onassis, che sempre ha voluto tutti, non sempre ha ricevuto piena accettazione per le sue scelte. La fine del matrimonio con Tina, prima moglie e mamma dei suoi due figli, non è stata ad esempio salutata bene dai ragazzi che si sono fortemente opposti a qualunque scelta fatta poi dal padre. La Callas era definita «la cantante» (sic!) e i ragazzi, in particolare Alexander, vissero per lei un odio così forte, così tremendo da ingenerare spessissimo situazioni imbarazzanti e veri e propri dispetti a discapito dell'amata soprano.

Entrambi greci, Artistotele e Maria parlavano e litigavano utilizzando la loro lingua madre. 

La loro è stata una grande storia d'amore: erano più simili di quello che si potrebbe pensare. Poi, è sopraggiunta Jackie, la vedova di John Kennedy a sparigliare tutto. E proprio quando ormai la meravigliosa voce della Callas non era più quella di una volta. 

Il dolore fu devastante. Jackie, d'altra parte, era una donna determinata, ma mai accettata dai figli di Onassis, che arrivarono a pensare che fosse peggiore della Callas.
Che cosa non piaceva di lei, lo sappiamo. Non era la mamma di Christina e Alexander e questo bastava ed avanzava. 
Onassis dovette fare i conti con la famiglia Kennedy prima di poter sposare Jackie.

Il loro però non fu un matrimonio felice. Cominciò proprio male. Jackie ovviamente, non amava l'armatore greco con lo stesso slancio passionale col quale aveva amato John Kennedy e si mormora, anche il fratello, Bob. Era tutta un'altra storia, questa. 
Onassis la cornificava spesso: la donna cui faceva sempre ritorno era Maria Callas.

Se la vita di Aristotele era così eccitante, quella della figlia Christina era un vero disastro. La ragazza amava profondamente suo padre anche se avrebbe voluto un'esistenza diversa dal solco che Aristotele aveva tracciato per lei. Senza riuscirci, in particolare quando si sposò con Joe Bolker. Christina non era abituata ad uno stile di vita sì bello, ma più modesto. Non eraabituata ad attendere che il marito rientrasse a casa dopo una giornata di lavoro. Il suo status sociale era molto, molto più elevato. Così il matrimonio terminò e la dipendenza dai suoi continuò.

Una biografia che presenta così tante pene, così tanti dolori. Onassis ha raggiunto vette di ricchezza inenarrabili, sebbene abbia pagato, come forse è per tutti noi comuni mortali, prezzi altissimi. 

Resta una figura geniale e di grande carisma.

Mi scuso tantissimo con Neri Pozza per il grande ritardo, il libro mi era stato spedito a fine mazrzo. Diciamo solo che i mesi passati sono stati un pochettino complicati.

Blogger non mi ha fatto caricare la foto della copertina del libro. 



Anna Maria Polidori 







Tuesday, September 09, 2025

Lavender for All Seasons by Paola Legarre

Paola Legarre Is the author of a new and enchanting book by Timber Press called Lavender for 



All Seasons A Gardener’s Guide to Growing and Creating with Lavender Year-Round.


This book is not just «dedicated» to people interested in planting, cultivating tons of lavender, but to all the passionate ones, intrigued by the topic or with the desire of embellishing their homes, with some plants.


Everything started in the San Joaquin Valley, California,  when little Paola understood the power of plants, and their beauty thanks also to the ability of her ancestors and relatives in transmitting this passion.

The contact with nature became part of her. She writes in the foreword: «Experiences of scent, texture, light, and transformation hold on and have the power to lead one to a destiny one never would have imagined or predicted».


Fascinated by lavender, at first Paola planted just 40 plants: then she decided to move on, buying a farm in the high desert at an elevation of 4800 feet. She is cultivating now more than nineteen thousand plants and more than sixty-five cultivars. They have ten acres and six are covered just with lavender.  

They called the farm Sage Creations and this reality is now welcoming visitors. They also hold classes, create a lot of products with lavender. 

This book will help you to find the proper lavender plant based on your climate, but also for the purposes you intend to plant it. 

Then of course you'll understand how to harvest your lavender, discovering also how you can use it in your kitchen, or how you can prepare lavender-crafts or succulent recipes with chocolate and lavender! Honey sounds to be incredibly good and so tasty!

Kenneth Redding, the photographer of this book has done a beautiful work!


Highly recommended book to the appassionate of lavender and nature in general.


Anna Maria Polidori 



Dalle Marche con Amore di Natasha Stefanenko


Dalle Marche con Amore


di Natasha Stefanenko è un libro che dovrete portare con voi se volete visitare le Marche o vorrete saperne di più. Perchè?


Perché è stato scritto con amore, con passione, con conoscenza da parte di una marchigiana d'adozione che, ascoltando suo marito, ha deciso di fare un salto non da poco: passare dalla Milano cosmopolita magari sempre elettrizzante, a una dimensione più vera e sincera quale è quella di Sant'Elpidio a Mare. Le Marche sono capaci di incantare con le  montagne, il mare, le colline e il passato di eccellenza. Ricordiamo solo Rossini, nato a Pesaro,  Raffaello, urbinate e Giacomo Leopardi di Recanati.

Dico la verità: non sono riuscita a ritrovare il file PDF che la casa editrice, la Cairo mi aveva inviato, purtroppo di pessima qualità,  lo scorso luglio, sebbene avessi dato un'occhiata in generale alla struttura della guida e a Urbino, che era la parte che più ci interessava.

Però ogni angolino di questa regione, almeno le città più grandi sono tutte prese in considerazione.

Non saranno, però, solo le città le principali protagoniste di questo testo  ma anche il cibo, i ristoranti, le osterie, la natura, il dialetto. 

Quello della Stefanenko è un viaggio sentimentale: la scoperta di una regione che l'ha abbracciata e che lei ha abbracciato apprezzandone ogni aspetto. 

Imperdibile!



Anna Maria Polidori 







Paris on Foot by John Baxter

 It's always a joy to receive a PDF of a new guide book from Museyon Books.

And, what an enchantment when this book is written by John Baxter and the theme is Paris.

The latest work by this creative, attentive author in grade to penetrate the real essence of Paris is: Paris on Foot.



Well, it is so true that a capital can't be visited by car or bus, but that it is indispensible to walk per miles and miles for discovering gems here and there.


Although it can appear tiring, it is the best way for a best understanding of the beauty of a city.


Why not, once in Paris, walking alone all along the city, meeting the real capital? It's a great suggestion, this one by Baxter. 

 

There is also, add Baxter, a special word for these walks: they are called flaneries. Which ones would you want to attend to Paris? Which ones will inspire you?


These walks are all captivating. 


You afford to Paris and you cannot think to skip the thematic: food.  La Cremerie Polidor, for example must be visited. There, you can eat at a cheap price, remembering that you'll find maybe close to you some students of La Sorbonne, still pretty pennieless people, but also people of culture (not all the time plenty of money, but for sure in search of good food at a cheap price): why, then, not visiting the Palais Royale where Colette lived at long and wrote, when unfortunately she couldn't walk anymore wagons of tales observing people from the window of her flat? 

The studio of Pablo Picasso should be another important place to see but also the ones where in the 1920's most of the fertile intellectual life took place: the site where there was La Maison des Amis des Livres created by Le Monnier, the companion of Sylvia Beach and  the site of Shakespeare and Company, founded by Sylvia Beach: another place could be Monnier's apartment.

Another walk involves Montmartre. Some suggestions? The Musée de Montmartre but also the espace Montmartre-Salvador Dalì, Hastings & Modigliani Apartment, the apartment where lived Van Gogh when stayed in Paris in company of Theo, his brother who was the owner of an art gallery, the cemetery of Montmartre. If you are a fan of some of these creatives, you will be so happy to visit their graves: there is Stendhal, Léo Delibes, Degas, Francois Truffaut, Niijinsky famous and unlucky dancer, Dalida, Emile Zola, Marie Duplessis, Alexandre Dumas, son. You can't avoid of course the Basilica of Sacré-Coeur.

Oh, and if you plan to buy some souvenirs or you send frequently postcards wherever you are, (it would be a great thing to do!), stops by at rue de Steinkerque: there you'll find everything for your friends and dear ones.


But Montmartree is not just that: and in chapter 3, we meet the boulevards. 

Of course you can't miss the Moulin Rouge, the most iconic local, but you will discover sites, absolutely eccentric, and wonderfully suggestive.

The Site of Le Rat Mort has its own original story, like also the sites of Cabaret L'Enfer et Cabaret du Ciel. Le Musée de la Vie Romantique will let you understand who George Sand was, and dont miss to visit the Serge Gainsbourg birth place. 


Chapter 4 is about fashion. Le maison Baccarat, the offices of Christian Dior and La Galéerie Dior the most remarkable sites.


The Luxenbourg Gardens: if you love Nicolas Barreau and his romantic books, you'll know that this one is one of his favorite locations.

What to see? The apartments of Hemingway, Francis Scott Fitzgerald and Murphy , the monument to Paul Verlaine, and the one at Frédéric Chopin, the Medici Fountain and the statue of a Faune Dancing and the one of George Sand.

It's a beautiful and inspiring place for sure!

From the Opera to the Louvre offers some great chances: a visit to the museum most iconic of Paris, but also a visit to the Opera Garnier, for a show or just a touristic guide: if you love Turgenev, in this  section of the city there is his apartment like also the one of Camillo Pissarro. 

In the next chapter, the Left Bank you can visit, just some examples, L'Ecole des Beaux-Art, Anatole France's apartment, the studio of Eugene Delacroix and Camille Corot, like also the one of Voltaire! But you must visit absolutely the Musée d'Orsay, where there are paintings of Monet.


Montparnasse is a site dedicated to the eating: La Coupole, La Rotonde, Dingo Bar, La Closerie des Lilac. 

A chapter includes also the Nazi occupation. During these walks you must also visit Notre-Dame.

A chapter is dedicated to Paris in revolt, so describing the sites of Saint-Germain.

The final one treats that Paris populated by single women.

So, why not to visit the house where lived Gertrude Stein and her companion Alice B.Toklas? If we read Hemingway, if we watch Picasso's paintings, it's because of that influential woman and her companion.

Another important place the one where lived Isadora Duncan, dancer and coreographer and Josephine Baker's place.


What a trip! 


I thank again Museyon Books for this beautifu, informative PDF that you must absolutely bring with you when in Paris for living the city with more knowledge and appreciation. 

Beautiful for sure! Highly recommended.

Anna Maria Polidori 


 








Sunday, August 31, 2025

Themerson&Themerson new exhibit in London

I received a new invitation from Jasia Reichardt that, again I cannot attend, but I want to share with all of you, this exhibit, because it will be interesting.

As you'll know Jasia Reichardt is the niece of Stefan Themerson,



  eclectic character, writer, painter, drawer, founder of a publishing house as well.


And...in this case, the Gaberbocchus, his publishing house, will be the protagonist of this event: Themerson&Themerson.


Organized by London Centre for Book Art, from 18 september to 22 November it will be possible to visit an exhibition of this avant-garde press founded not just by Themerson but also by his wife Francizska in 1948. 

Private view Thursday 18 september 6:30-9 pm.


Thanks to this publishing house the Themersons released more than sixty titles over thirty years mostly of them illustrated. Not just their work, to be precise, but also the ones of seminal experimental European writers shared to a British audience.


The interest of Themerson wasn't the ones of selling a lot, of books, no. I know that in a world like this one, where profit is the only mantra, it can appears weird, but Stefan thought first of all that books had to be «best-lookers than best-sellers» resulting in striking, unconventional radical commitment to publish books not for profit but to create a platform for art and literature that was deemed unpublishable by the mainstream.


Anarchic, playful, and strongly independent in all their activities, the Themersons and Gaberbocchus Press resisted categories and conventions.

When people asked about the strengths and weakness of the press, Themersons gave the same answer to both questions: «Refusal to conform».


People to be thanked for this exhibitions are:


Daniel Haynes, Catherine Moore, Harriet Neville, Joe Hales. 

A special thank to Jasia Reichardt and Robert Devcic for their generosity and support.





Monday, August 18, 2025

Lucio C'è di Marcello Balestra

 «Lucio ha messo amore in tutte le sue canzoni». Può essere riassunto così l'incontro presso il Teatro Comunale di Cagli sabato scorso per la presentazione del libro di Marcello Balestra 'Lucio C'è 


La Vita e la Musica di Lucio Dalla  Prefazione di Walter Veltroni'. 

Ha moderato l'incontro Sandro Pascucci, direttore del teatro di Cagli. L'autore ha rimarcato la stupenda, positiva, incoraggiante personalità di Lucio Dalla.

«Lucio è sinonimo di amore e non solo per una persona, ma per la natura, per la vita, per la salvezza. Ci sono nel repertorio di Lucio molte canzoni sulla speranza. Vorrei proprio porre l'accento su quest'ultima parola. Non ce ne accorgiamo sempre quando cantiamo le sue canzoni, ma è un elemento presente un po' ovunque»,

Un esempio eccellente?

«L'anno che verrà'. C'è la speranza. L'anno vecchio passerà, uno nuovo arriverà. Lui poi vede amore ovunque. In Enna, la sua migliore composizione, ha sottolineato: è l'amore che ci salverà. Non è solamente amore ma è espressione dell'amore di una speranza, il che riveste un valore importantissimo».

Dalla è stato un grande anche e soprattutto con i giovani.

Marcello sottolinea: «Ha dato loro grandissimo spazio, grandissime opportunità: poi è chiaro che dipendeva loro mostrare al pubblico un lato comprensibile. A volte è andata bene, altre volte no, perché probabilmente le canzoni lanciate in quel momento non erano adatte all'epoca. Lucio, però con i giovani era apertissimo. Spesse volte scendeva a mezzanotte da un palco importante, per stare sino alle 3 di notte con un ragazzo che scriveva canzoni, dandogli una mano finché non usciva qualcosa di comunicabile, pubblicabile. Prendiamo ad esempio Cesare Cremonini e la canzone che lo ha lanciato: a Lucio quel successo lì non è mai toccato. Un grande talent scout e una persona gentile, disponibile, generosa, aperta. Lucio Dalla era un fan dei giovani. Amava stare in mezzo a loro non perché volesse sentirsi  più giovane ma perché capiva che i ragazzi avevano una voce, novità da comunicare».

Viene chiesto allo scrittore se ci siano altri aneddoti che ricorda e che non ha incluso nel suo racconto su Lucio.

«Ci sono tante foto in questo libro importante, ma soprattutto tanto testo. Ho tolto tante cose.

Lucio per esempio si dipingeva le calze. Sì, si dipingeva le caviglie, così che sembrasse che avesse i pantaloni. Questa somma di cose lo rendeva non controcorrente ma diverso: ti faceva vedere il lato opposto delle cose. Inoltre per esempio, lui anche quando era ora di mangiare, non si sedeva mai. Prendeva qualcosa dal piatto, spariva e tornava: tornava, riprendeva qualcosa e spariva. In genere il tavolo di Lucio si riempiva nel mentre magicamente di gente che lui portava e lasciava lì a dialogare. Spesse volte queste persone erano estranee le une alle altre, ma lui combinava incontri. Se questo libro avesse un lato B, questi sarebbero aneddoti che lo riempirebbero».

Perché poi il soprannome Domenico Sputo?

«Sputo era un modo per ridurre la sua evidenza, per stare con i piedi per terra. Quando mi chiamava mi diceva: Marcecececececece. Un giorno mi fa: "Marcecece senti: dobbiamo depositare un marchio per un profumo". Gli chiedo il nome e lui mi dice: Landra, che in bolognese significa puzza. Tra la d e la r ci mettiamo un'h e andrà bene. Ovviamente non ha mai messo in produzione un profumo di questo nome, ma dopo la sua morte qualcuno un po' ingenuamente ci ha provato senza riuscirci».

Un'altra dimensione che lui amava sviluppare con gli altri era quella del gioco: «Era gioco provare Caruso con Pavarotti ad esempio. Esprimeva sempre questa modalità quando voleva stimolare qualcuno a provare qualcosa ed al tempo stesso ad essere libero. Questo rendeva le persone più rilassate».



Anna Maria Polidori 

Thursday, July 17, 2025

Le Baiser de Claire di Yves Viollier

 Un libro di una preziosità rara questo scritto da Yves Viollier 


sulla storia di Santa Chiara e San Francesco, chiamato Le Baiser de Claire,

Il Bacio di Chiara, pubblicato da Les Presses de la Cité. 

Ci restituisce infatti un affresco fatto di sentimenti, prima ancora di personaggi che sono passati alla storia per il loro messaggio universale. È anzi, questa di Yves, una tenerissima storia d'amore e di scelte compiute per amore. Solo per amore.  

Il racconto di questa storia d'amore, viene affidata alla sorella di Chiara, Caterina, diventata poi Agnese, una volta entrata anch'ella, nell'ordine delle Clarisse.

Chiara era destinata a Francesco. Lo ama infatti sin da piccina e dice sempre alla sorella Caterina,  che da grande (più o meno si era grandi a 14 anni e pronte per il matrimonio) lo sposerà, perché è bellissimo ed è chi vorrebbe con tutto il cuore.

La sorella ci scherza su, ma Chiara ammira e desidera tremendamente quel bel ragazzo che ama vestirsi bene, che conduce una  gran vita mondana. 

Eppure, Chiara non dovrebbe desiderare Francesco, perché la sua famiglia è ancor più benestante dei Bernardone. Lei è destinata a qualcuno di ancor più importante. 

A causa di una guerra di Assisi contro Perugia, nientemeno combattuta a Collestrada, adesso località «famosa» semplicemente perché mèta di compere, le donne della famiglia si trasferiscono a Coccorano. 

Lì fanno amicizia con diversi locali, incluso un bambino fragile...

Una volta calmate le acque, alcuni prigionieri vengono tenuti nelle mani dei nemici. Tra questi c'è Francesco, che proprio non sta bene. Comincia a sviluppare una brutta febbre e diversi altri malesseri. Sarà proprio quest'esperienza di dolore e malattia che cambierà definitivamente il carattere di questo giovane, descritto come un bellissimo ragazzo. 

Comincerà a vivere come un eremita, a cantare. 

Viene definito un pazzo dalla gente del posto. 

Abbraccia i lebbrosi, accoglie i poveri, cosa che manda su tutte le furie il padre. In una sorta di processo pubblico (il ragazzo rivende le sue vesti e gli oggetti di valore per poi donare ai poveri i proventi) Francesco si spoglia di tutto quello che ha, decidendo di condurre una vita ispirata a Dio ed ai poveri. Lo shock per la città e per la sua famiglia, capirete bene da voi, è immenso.

Chiara vive questa scelta di Francesco come farebbe una sposa con il marito. Inseguirà Francesco nel suo progetto di vita. Se necessario andrà in capo al mondo per lui.

Di una cosa è certa: non lo perderà.

Ha i suoi pensieri Chiara, perché  ora a 14 anni viene promessa sposa del Conte di Lombardia e il loro matrimonio deve celebrarsi in autunno. La famiglia di Chiara si frega le mani: è un ottimo affare per entrambe le famiglie. Nessuno però, ha messo in conto l'amore e la devozione di Chiara per Francesco. 

Lo va a trovare con Caterina. Francesco è brusco, diffidente. Che ci fa qui una ragazza così benestante? Che vuole? Chiara gli spiega che vorrebbe seguirlo. Lui vede la cosa con scetticismo. «Sei una donna». 

Ma Chiara gli fa pensare che le donne servano nel suo progetto. 

Francesco acconsente. Una notte Chiara e sua sorella scappano di casa per ritrovarsi alla Porziuncola, dove i capelli della ragazza verranno tagliati: verrà rivestita di altri abiti, e diventerà di fatto, sposa di Dio, scappando subito dopo per non essere rintracciata dai genitori e dai parenti imbufaliti per la cosa.

La scelta ormai è fatta. 

Anche Caterina deciderà di seguire la sorella. Piangerà tante lacrime per questa scelta, che, nel suo caso, chissà? ha riguardato più che mai l'affetto che la lega alla sorella. È stato comunque un progetto di vita felice. Gli anni passano, c'è tanto da fare ma  Chiara si lamenta perché Francesco fa l'uccel di bosco.  

Non ricevono sue visite, ma pare che ami intrattenersi a Roma da una signora che cucina ottimi manicaretti. Chiara glielo rinfaccerà! 

Francesco resta di salute cagionevole, sebbene avrà modo di compiere importanti viaggi e facendo da paciere. 

Un giorno lo trovano che compone un Cantico, quello che per noi è passato alla storia come quello delle Creature.

Francesco vive un rapporto speciale e simbiotico con tutto il creato, con tutte le creature di questa terra.

Un giorno Chiara gli fa notare che occorre mettere per iscritto qualcosa che riguardi le norme comportamentali e religiose dell'ordine femminile: all'inizio Francesco è scettico, ma poi accetta. 

I primi tempi per Chiara sono stati di curiosità: chissà se altre ragazze si sarebbero unite a loro due? La prima di Gubbio si chiama Catina ed è una ragazza estremamente robusta.

La vita scorre e viste le condizioni di Francesco, Chiara gli propone di creargli una stanzetta da loro. Ma Francesco pensa che ancora non sia il momento di staccare. Nel 1224 sorgono problemi ai piedi ed alle mani: le stimmate che daranno ulteriori tormenti a Francesco. Ormai continua le peregrinazioni solo in Italia.

Molto malato, ad un certo punto sarà proprio il Papa a pretendere di farlo curare in una struttura. Francesco acconsente, sebbene la sua fine non sia lontana. Lo strazio di Chiara comincia quando Francesco si aggrava. Sta male pure lei, deve allettarsi. È come se i due vivano la sofferenza come fossero un corpo solo.

Quando Francesco muore, Chiara è straziata. Ha seguito il suo amore sino alla fine, in questo viaggio terreno, che, chissà? avrebbe immaginato diversamente da principio.

I dolori passano con la morte di Francesco, per poi ritornare. Chiara morirà poco dopo Francesco, seguendo questo suo dolcissimo e tenero amore nell'aldilà.

Oh, è un libro, questo di Viollier, che ho amato tantissimo perché ci cala in una storia umana, prima ancora che religiosa e in una devozione per l'altro che ha significato per Chiara lasciare tutto ed abbracciare con gioia, il nuovo percorso che Francesco aveva pensato per se stesso. Yves ci spiega tra le righe las potenza dell'amore che rompe tutti gli argini e non sente ragioni, ma anche come una scelta radicale non porti sofferenza se fatta per amore.

Solo un francese  poteva restituirci un quadro così bello, amabile, sereno, umano di due giganti della religione cattolica visti come due ragazzi comuni che hanno iniziato un percorso di vita, Francesco con amore e Chiara per amore, adesso, seguito da migliaia di persone in tutto il mondo.


Per amore.


Spero con tutto il cuore che il libro trovi una casa editrice in Italia che lo pubblichi. 


Anna Maria Polidori 




Wednesday, June 25, 2025

Something to Look Forward To by Fannie Flagg

 I start again to tell a big thank you to Penguin Random House for being invited to read thanks to NetGalley the latest book by Fannie Flagg.


"Something to Look Forward To"


opens with the Special Agent William Frawley, an U.F.O. sent  on Earth by the Chief Galactic Observer of Planet 8626. 

Of course the name and shape of that U.F.O. is not similar to the one of a human being so it was necessary a transformation.

Apart the story of William, our U.F.O. who once arrived on Earth will make good friendship, what I absolutely find great is the story of Darla Womble for example. 

Darla once discovered that her body and face was  not as fresh as in the past, but she wanted to hook up with a guy: so she booked several plastic surgeries in a clinic in Mexico, telling this just to a good friend. Once disappeared, a lot of relatives thinking that she was dead started to depredate the house, the garden: just a niece started some researches without to pretend anything, but seriously worried for her aunt.

When people will discover that their beloved relative was alive, panic!!!

Darla would have then understood who would have deserved her things, once gone.

The Honey Bee Café will tell us something else: how precious can be places and what people can do for not lose them.

But it's Welma that permitted me to rediscover the warm of the South of the USA, letting me show also, thanks to these chapters, the profound differences existing in the USA.

We all know that the South of the USA is conservative: life goes on with calm. Welma's problems were some animals, that  sometimes entered in her kitchen. She had her own habits and she lived a satisfying existence.

She had a niece in Hollywood, Cathy. Cathy was modern as the rest of people of her age are. She ate only vegan, she taught yoga, living in an environment in which perfection was normality. So Welma didn't understand the profusion of modernity she told her, like speaking by FaceTime for example.

The biggest problems experienced with Cathy? 

When Cathy wanted to afford to Kansas after that COVID had kept everyone distant by her family. Her daughter joined a movement in which the nana had to call her Gandalf, not anymore Julie-Ann. 

The opinion of Cathy regarding her granny was that she hadn't never had the possibility to change her existence, and that she was absolutely alone, when Welma was conducting not just a beautiful life, but satisfying, with a lot of people caring her her, supporting her, loving her...forever.

So powerful, shocking, absolutely stunning! a gem, a masterpiece, the story of Helen, devoted wife of a doctor. She sacrificed her career for following him. They had had two daughters and life sounded good enough. Then the crisis of middle-age, the doc. fell in love for a 20 and something girl new secretary. Helen started to following them, to be present, although they were separated, with affection: too much affection. I thought that this woman was wonderful in doing this...I cannot spoil too much. Oh, read it, it's simply enchanting! One of the best stories of this book. I think, the best one!

What I found in particularly fascinating in the latest book by Fannie Flagg?

It kept me calm, it let me re-enter in connection with the South of the USA, their traditions, their customs, their way of thinking and believing, their food: it relaxed me. This book, in particular in this moment so difficult for the world can be good to understand that life can be simply different, can be...normal, and that, after all, it's just a story of...perspectives.

A book that will tell you discover that there is a lot of goodness in this world! And that we can be part of it.

Reading Fannie Flag''s books, in fact, will permit to readers to understand how to live a satisfying and honest existence in little and big places, as well observing the differences and concepts existing if you live in a big and modern city or in a rural center somewhere in the profound South of the USA.

Fannie is a person in grade to paint every situation with goodness and wonderful knowledge of the human soul, teaching us integrity, honesty, good feelings.

Highly recommended book! To everyone.


Many thanks Penguin Ramdom House and Netgalley!


Anna Maria Polidori

Wednesday, June 18, 2025

Il Mago e La Morte di Hermann Burger

 Leggere Il Mago e La Morte di Hermann Burger


è  un vero tour de force. Quando ho richiesto mesi fa questo libro all'Orma Editore, l'ho fatto perché la promessa era quella di un lavoro estremamente umoristico ed io avevo un gran bisogno di ridere e sorridere considerando tutto quel che mi stava accadendo. Che poi, per dirvela tutta, la vita a volte offre spunti interessanti di risate e sorrisi a non finire, anche quando ci sono problemi, perché non è mai a senso unico e ti permette molteplici letture.

Comunque...

Il sorriso arriva grazie al ragionamento e ad una conoscenza dello scibile umano immane da parte dell'autore. Non voglio illudervi: non avete di fronte a voi Zia Henriette di Ferdinand Grimm. Questo libro è tutt'altra cosa. 

Mi è piaciuto tanto il racconto su Houdini e poi vi voglio segnalare Il Servo D'Orchestra. Dopo la morte di Urfer, la Civica filarmonica ricerca un altro con le sue competenze. E qui lunga digressione del protagonista del racconto per poi approdare alla considerazione che lui non ha il minimo orecchio musicale, ma meglio così!

C'è poi la storia di una dentiera finita a male e della vendetta dell'operaio sulla corte, che non voleva risarcirlo e dell'avvocato che intendeva spillargli tanti soldi: di chi ha l'artrite ma almeno resta ben sveglio per lavorare... 

Se amate unire lo humor alla densità intellettuale queste storie vi piaceranno. Anzi: ne resterete conquistati.


Anna Maria Polidori 


Wednesday, June 04, 2025

1940, Il Grande Esodo della letteratura in fuga da Hitler di Uwe Wittstock

 1940, Il Grande Esodo della letteratura in fuga da Hitler di Uwe Wittstock è un libro nato da una ricerca scrupolosa basata su materiali scritti, quali diari, lettere, scritti dei protagonisti durante quei frenetici anni che hanno permesso una ricostruzione fedele dei fatti. 


In


questo nuovo libro di Wittstock, - il precedente è stato 1933. L'inverno della Letteratura -sempre edito da Marsilio e dal costo di 20 euro, l'autore traccia le esistenze, le avventure e disavventure principalmente di autori tedeschi che avevano deciso di rifugiarsi in Francia gli anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, in cerca di quella pace e di quella libertà che Germania stava perdendo. 


Purtroppo era stata fatta una scelta infelice, perché, ben presto, solo nel 1940, la Francia decise di arrendersi alla Germania, di fatto consegnandogli il Paese. Parigi, dove moltissimi dei personaggi che seguirete, vivevano, tenteranno di raggiungere i luoghi più disparati. Molti di loro tenteranno la fuga nel Sud della Francia, dove ancora c'era estrema clemenza, e dove i tedeschi erano ben meno attivi che al Nord.


Il libro apre con il nostro protagonista: Varian Fry. Questo giornalista americano giungerà in Europa incaricato di traghettare letterati ed artisti con sede in Francia in Paesi vicini e più benevoli. 


Nato in una famiglia ben più che benestante, il ragazzo compie studi eccellenti ed entra in contatto ad Harvard con un ragazzo ebreo, che, come lui è appassionato di arte e letteratura. I due si fanno spedire L'Ulisse di Joyce, che era considerato per quei tempi materiale pornografico. I due decidono di creare così una rivista ad Harvard dove pubblicheranno quello che appariva essere moderno: i lavori di Joyce, quelli della Stein di T.S.Eliot. L'esperimento ha successo ed i due vivono il loro momento di gloria.


A guerra iniziata, invece, troveremo che Thomas Mann e il governo americano, tenteranno di fare di tutto pur di salvare la cultura e gli intelletti imprigionati in Europa perché ebrei. Condannati a priori.


Non parliamo comunque di poveri diavoli: non parliamo di poveri cristi, questo va detto. Ogni guerra ha i suoi costi tremendi e le persone comuni hanno la peggio perché purtroppo gli appigli sono ben pochi e le conoscenze per poter fuggire, ottenere passaporti o documenti falsi, se non si hanno soldi, inesistenti. Chi invece sta meglio, soffre di meno e può sperare di più. Avrà più case in più Paesi, amici che possono far in modo di salvarlo e spingerlo in situazioni meno rischiose. 


Tutti questi letterati hanno avuto o vivono ancora esistenze molto belle nel 1940 nonostante non amino farsi vedere troppo in giro. Pur tuttavia, sebbene vi abbia fatto un quadro confortante, la persecuzione potrebbe abbattersi o si è già abbattuta su di loro con internamenti nei campi (pensiamo ad Hannah Arendt, che poi è riuscita a fuggire ma, come vedrete, stessa sorte che è toccata a tanti altri). 


Tentare di scappare via appare più che salvifico. Ci saranno come accade sempre, reazioni esagerate, con persone che preferiranno concludere la loro esistenza con un suicidio, ma la maggior parte dei personaggi che troverete nel libro saranno salvati. Parliamo di Heinrich Mann, Franz Werfel, Walter Mehring, Natonek, Golo Mann, Lion Feutchwanger e tanti, tanti altri, intrappolati in avventure rocambolesche alla ricerca di quella libertà di parola e prima di tutto d'essere, perduta durante il nazismo. 


Fry riuscirà nel suo intento e come tanti altri passerà alla storia per aver salvato decine e decine di persone, in questo caso letterati e non solo. 


È un libro, questo, che vi farà pensare: incisivo e accattivante restituirà un pezzo di storia, forse, ancora troppo poco conosciuta. 



Anna Maria Polidori

Monday, May 12, 2025

Dimenticate di Viveca Sten

 I cold case sono i casi più interessanti. Perché, chiederete voi?

Semplice: sono irrisolti. Chi ha svolto precedenti indagini tanti anni prima non ci ha capito niente, e, superficialmente ha archiviato come casi di scomparsa o suicidio.

Per questo ho trovato molto interessante Dimenticate


di Viveca Sten, inviatomi da Marsilio. Un libro che, per gli amanti dei gialli di Viveca, o per chi apprezza il genere, vi appassionerà dalla prima sino all'ultima parola.

Tutto ha inizio quando un'impresa edile fa saltare un lotto di terra a Telegrafholmen  isoletta vicina a Sandhamn. Non possono credere ai loro occhi: c'è uno scheletro là sotto. Frammenti di ossa umane. Porco boia, che problema, pensano questi della ditta, mentre viene allertata la polizia. 

Ad interessarsi del caso, ritroviamo Thomas, Aram, Margit e un'insolita Nora Linde, pm, che, buffissima, vi farà sbellicare dal ridere! 

Thomas adesso è un po' ai ferri corti con Pernilla sebbene continui ad amarla; Margit invece ha problemi professionali; Nora non riesce ad uscire da un trauma professionale e beve. Vi farà morire dal ridere, perché riuscirà a creare situazioni che nella loro tragicità hanno un elevato tasso di comicità. E in una storia di omicidi buttarla a ridere qualche volta fa proprio bene!

Brava Viveca!

Allora: Margit e gli altri decidono di ridurre il raggio d'azione per circoscrivere le possibili scomparse che possono fare al caso loro. Emerge così che 10 anni prima sono scomparse due donne: una signora sposata, Siri, ma in crisi col marito, ed una seconda, una bella ragazza, Astrid, di 18 anni. Tempistica identica, stessa incertezza sulla fine. Mai ritrovato un corpo, le indagini non portarono a niente.

Astrid era stata la babysitter di un figlio di Nora, e questo spingerà la Linde ad investigare. 

Una scomparsa ben difficilmente è quel che sembra: dietro ci sono tanti sentimenti che interagiscono insieme. Dall'affetto all'odio, dalla paura, al caos interiore, dalla gioia alla disperazione.

Per questo, in ogni libro di Viveca quello che può apparire scontato, a volte nasconde tutt'altra verità ed un finale che sorprende. Perché, dopotutto, la vita è così.

Astrid ad esempio non ha un buon rapporto con la madre e il suo convivente: Siri cornifica il marito, vive sulle nuvole e si complica l'esistenza in maniera aberrante.

A volte possono essere i sogni non appagati a condurre alla morte: altre volte invece la libertà e la serenità possono essere raggiunte grazie alla sofferenza che spinge a ricominciare.

Scrivere di un giallo è sempre un lavoro difficile perché è importante non dire mai troppo.

Posso, come ho sempre fatto con gli altri lavori di Viveca, suggerirvi caldamente di leggere questo libro perché è incredibile, perché non mancheranno momenti esilaranti, scene comicissime e perché è una lettura piacevole e veloce.

Anna Maria Polidori 



Friday, March 28, 2025

Zia Henriette di Ferdinand Grimm

 Hai capito tu i Grimm! 

Questi due distinti signori, Wilhelm e Jacob, creatori di favole incredibili, avevano una pecora nera in famiglia. 

Qualcuno che avrebbero preferito non ostentare, non sbandierare. 


Perché questa avversione per un fratello?  Tutto accade in un impeto di allegria e confidenza. 

Ferdinand ammette il giorno di Natale, questo il nome della vergogna di famiglia, del fratello terribile dei due Grimm, di essere omosessuale. 


Apriti cielo! I due rispettabili e stimati fratelli vanno in escandescenze. Questo no! Peggio che immaginare un terribile finale per le loro favole: peggio, molto peggio che pensare ad Hansel e Gretel arrostisti dall'adorabile strega cattiva.

Ferdinand dopo la tremenda confessione, cambia decisamente aria e per tanti anni lavora a Berlino presso un editore molto noto. Ferdinand non è manco troppo gestibile. Ha le sue idee. È così diverso dai suoi  fratelli, così prevedibili. Lui ama  l'incerto. Ha uno spirito errabondo.


Oh, non dovete immaginare che Ferdinand sia stato da meno dei suoi più famosi fratelli, anzi: anche lui pubblica libri di favole sotto pseudonimo, si circonda di intellettuali di primo piano, stringe amicizie eccellenti. Solo...Non riuscirà mai a diventare come i suoi fratelli. La bassa considerazione che i due più noti fratelli nutrono per lui lo stritola facendolo scivolare nella più totale oscurità.


Dopo una serie interminabile di anni in cui il ragazzo sta lontano dagli amati fratelli comprensivi ed accoglienti, giunge il momento in cui fa ritorno a casa, perché ha perso il lavoro. I fratelli Grimm non lo accolgono a braccia aperte: anzi, covano diffidenza. 


Anche loro hanno vissuto traumi: scomparsi i genitori, Wilhelm si sacrifica sposandosi con Henriette Dorothea Wild per far sì che il ménage familiare che i fratelli hanno conosciuto possa continuare fluidamente.


La cosa non sfugge a Ferdinand. La pecorella nera ama fare lunghe passeggiate, ammirare le cinciarelle,  perdersi nei suoi pensieri.

Ma, rimuginando, Ferdinand non può non vedere cosa accade dentro casa e pensare...

Pensare ad Henriette, come fosse una cara, devota zietta.


Zia Henriette!



Nasce così questo libriccino pubblicato da L'Orma Editore. 

Credetemi quando vi dico che vi farà scompisciare dal ridere! 

È spassosissimo. Henriette viene descritta come una cara signora. Da ragazza corteggiata da una sfilza di fratelli.

Interessanti le considerazioni di Ferdinand sul matrimonio.  Ragazze belle e innamorate pensano che il loro cavaliere rimanga sempre così, che nulla muti. Ma, una volta sposate e arrivati i figli tutto cambia. 

I loro mariti continuano ad andare al lavoro svagati : alle donne sono lasciate le incombenze più pesanti e i pensieri più assillanti, figli in primis. I due coniugi cominciano così a vedere il mondo diversamente: la donna non è più intellettualmente in sintonia col suo partner, perché non può star dietro a quel che dice lui, tutta presa com'è dalla gestione familiare della casa e dei loro pargoli. Ragiona, per forza di cose, diversamente.

Gli uomini , in questo caso parliamo di persone che svolgono lavori intellettuali,  sono persi ad immaginare l'arte, o qualche nuovo progetto esattamente come quando ancora celibi. 

Da ragazza la zia Henriette avrebbe voluto vivere una vita più interessante, immaginando incendi per poter vivere l'ebbrezza di un'emozione. 

Che bella descrizione del genere umano fa Ferdinand di tutti coloro i quali si fermano dalla zia o partecipano alle sue feste, per non parlare dei pettegolezzi quando le donne di servizio fanno le pulizie.  Escono fuori storie eccitanti e sentite. Quando poi le donne cominciano a condividere gli alcolici ce ne è proprio per tutti i gusti! 

Questo piccolo libriccino di nemmeno 80 pagine, viene pubblicato a puntate sulla rivista "Mitternachtzeitung fur gebildete Stande". 

Zia Henriette o Tante Henriette diventa per Wilhelm e Jacob, l'occasione per allontanare definitivamente il fratello dalle loro esistenze. Sarà solo Jacob, che, andrà a trovare Ferdinand una volta malato e morente al suo capezzale. 


Godetevi questo libretto. Ne vale la pena, credetemi!


Anna Maria Polidori


Tuesday, March 25, 2025

La Vita Migliore di Etienne Kern

Finalmente ci sono riuscita! Mesi fa Etienne Kern mi aveva inviato il PDF del suo nuovo libro La Vie Meilleure. Ero fiduciosa: l'avrei letto al volo. Poi, ne sono successe di cotte e di crude e non ce l'ho fatta più. Il libro di Etienne, in Francia edito da Gallimard col titolo: La Vie Meilleure è solo uno dei tre o quattro che ho in PDF.  

Una serie di eventi poco felici non mi ha più permesso di sedermi con calma per analizzare libro alcuno. 

Così, una volta uscito in Italia pubblicato dall'Orma Editore col titolo: La Vita Migliore 


l'ho richiesto e letto in poche ore. Ricordavo che in originale ero arrivata a una quarantina di pagine circa. Ho riannodato il tutto ed ora eccoci qui avec monsieur Emile Coué, creatore del pensiero positivo, un grande motivatore.

Perfino John Lennon in una sua canzone cita le parole di Coué: "Close  your eyes, have no fear, the monster's gone...Before you go to sleep, say a little prayer. Everyday, in every way, it's getting better and better":  Ogni giorno, da ogni punto di vista, in ogni modo, vado sempre meglio".

Nasce in un piccolo paesino, Troyes, il nostro uomo e poi  a Parigi ottiene la laurea in farmacia. Diventa così il farmacista del paese. È per puro caso se la sua vita devìa dalla cosidetta retta via: per Coué il caso non esiste, ma certo, se non fosse stato per quella donna....

Una sera una signora entra in farmacia e chiede del laudano a Emile. Lui non può dare quella medicina senza ricetta. La signora insiste, così lui, nel retrobottega le prepara un farmaco placebo che, guarda caso, funziona da Dio.

Emile resta basito ed affascinato dal potere della mente e delle finzione: una cosa che viene spacciata per vera funziona allo stesso modo di un medicinale.

Così contatta degli ipnologi, e comincia un'avventura che però lo soddisfa poco. Comprende che è l'attitudine alla vita, prenderla positivamente, che può fare la differenza.  Non cura,  no. Quello su cui agisce la filosofia di vita di Coué o meglio il suo metodo, è la mente: un'attitudine positiva nei riguardi della vita può fare la differenza.

Sposato con Lucie, i due avrebbero voluto una famiglia numerosa, ma è andata diversamente. 

Accanto a questa storia, principale, che vi riserverà una biografia completa ed al tempo stesso la storia della vita di quest'uomo filtrata dallo sguardo compassionevole del romanziere, c'è anche quella di due persone, amiche di famiglia di Etienne Kern, Iréne e André Guidetti. Avevano perso il loro figliolo all'età di 4 anni. Rimaneva una figlia. Hanno tirato avanti. In particolare Iréne, rcconta Etienne, era capace di reinventarsi la felicità, la positività. Non c'era più una certa situazione? Bene:  andava bene, era contenta lo stesso. Mi sono piaciuti tanto questi coniugi. Etienne li ha descritti con estremo amore e affetto essendo loro vicini di casa, con cui è cresciuto insieme.

Per le ricerche Kern si è recato a Nancy dove tuttora Coué viene celebrato e ricordato con un monumento e, con sempre nuovi discepoli che tentano di instillare nelle persone una sana attitudine positiva nell'esistenza. Tanto, se accade un fatto brutto ed inaspettato, non è forse meglio prenderla per il verso giusto? Così tutto si aggiusterà prima.

Scritto con grande poeticità, ve lo raccomando tantissimo. È tradotto divinamente. Ve lo dico perché ho anche la copia francese. L'italiano restituisce tutto il pathos, la raffinatezza espressiva di Etienne.

Conosco molti motivazionisti, in particolare americani, faccio parte del gruppo online Action for Happiness, ho letto un tomo di Milton Erikson, ipnologo americano di circa 800 pagine quando avevo 17 anni: ho letto Freud, Jung, Psicocibernetica di Maxwell Maltz, i libri di Jacqueline Pirtle, quelli del reverendo Norman Vincent Peale  ma non conoscevo Emile Coué, dico la verità. Una scoperta meravigliosa che aggiungo tanto volentieri allo stuolo di motivatori positivi, che cercano di stimolare le persone a dare il meglio di sé, a vivere pensando al bene ed alla felicità, piuttosto che alle amarezze della vita, che, alla lunga, quelle sì, possono farci stare male..

Ringrazio l'Orma per la copia fisica, calda ed avvolgente.

Anna Maria Polidori 

Monday, March 10, 2025

Il Canto della Cicogna e del Dromedario di Anjet Daanje

 Ci siamo: pensavo che non ce l'avrei mai fatta! Ho ricevuto Il Canto della Cicogna e del Dromedario di Anjet Daanje


edito da Neri Pozza mesi fa, ma ne sono successe così tante che leggerlo (mi manca ancora un capitolo e mezzo) è stata un'impresa. Prima mamma prende la polmonite. Interrompo dopo la storia di Susan, la signora che pulisce e sistema i morti nel piccolo paesino dove vivono le sorelle Drayden. Poi la mamma sviluppa un piede ed una gamba gonfia. Ulteriore stop: infine la rottura del bacino! Mi dovete credere, sono mesi, un anno esatto, in cui mia mamma ha subìto cadute, rotture, e così tante altre cose da aver fiaccato anche la persona più temeraria.

Ma come dicevamo da piccoli: ce la faranno i nostri eroi e così ora sono qui a raccontarvi di questo libro, complesso, dove la protagonista principale, sappiatelo prima di prenderlo in mano, è la Morte. Sì: non sono le sorelle Drayden, non è Susan, non sono tutti gli altri protagonisti che vedrete sfilare e che in un modo o in un altro sono stati condizionati dalle sorelle, ma sarà sempre lei, la Morte. con la m maiuscola, come precisa a volte l'autrice. Non solo: sarà la Morte e quel che ci sta in mezzo:  il sentire i morti, o, viceversa, esserne ossessionati.

È un libro ipnotico. A volte pensavo che, viste le situazioni che stavo vivendo non potevo tornare a leggere ancora di di Eliza May, ma questo è un libro che vi chiama, vi invita a leggerlo, perché sappiate, conosciate pure voi la storia delle sorelle Drayden. 

Figlie di un pastore, erano cinque e vivevano in concordia. Via via morirono tutte. Parliamo del 1800, le malattie non avevano le cure che ci sono ora, e certi rimedi per il tifo ad esempio ora come ora farebbero rabbrividire. Se ci si ammalava seriamente, la possibilità di farcela più che essere affidata ai farmaci,  dipendeva soprattutto dal fisico della persona ammalata.

La morte di Helen scombina  gli equilibri di queste sorelle che si ritrovano a dover compiere delle scelte. La più grande delle due rimaste, Millicent, decide di sposarsi con il pastore Jennings. La loro era stata una buona famiglia e le ragazze avevano vissuto nell'agiatezza. 

Adesso quei tempi sembravano finiti. Millicent tenta di riportare ordine. Vede che sua sorella Eliza May è particolare...

Queste due sorelle, Millicent e Eliza May avevano scritto ciascuna un romanzo che aveva donato loro notorietà. 

Lo sa bene chi ha visto passare tutti quei pacchi indirizzati a cae editrici londinesi...

Le persone del piccolo paese di Bridge Fowling comprendono  che queste sorelle portano turismo ed adeguano le strutture, raccontando ai curiosi aneddoti sempre più particolari sulle sorelle Drayden.

Quando si scopre così che la tomba di Eliza May è vuota, il paese è 

scandalizzato. 

D'altra parte in America una ragazza di 43 anni, ormai matura, , sposa un signore più giovane con la sola arma delle sue qualità pianistiche. Eliza May era in gamba con il pianoforte....Assieme scriveranno...E il sospetto che quella donna potesse essere stata Eliza May, che tormento per il povero marito! 

Se Susan, la signora che presenta a tutti i cadaveri per l'ultimo  saluto pensa che la Morte le si sia appiccicata addosso grazie al suo fatale incontro con Eliza May e a dei  piedini lavati e puliti quando Eliza May era piccola. Al tempo stesso chi ha lavorato alle pompe funebri e ricorda quei momenti, può raccontare una storia di segreti che andrà tramandata di generazione in generazione. Al contempo scorreremo le storie degli Emery e del ragazzo che fu in grado di spezzare la maledizione, sposando una ragazza, dài, sì, particolare, ma che amava! E ritornando nel Regno dei Morti grazie a Eliza May. Eliza May che condizionerà le esistenze di una famiglia di farabutti sfruttatori della credulità popolare, con l'innesto di due storie saffiche, una tra le due sorelle gemelle Penny e Lena, che non saprei come interpretare visto che sarebbe un unico corpo diviso a metà grazie ad un ovulo che s'è scisso durante il concepimento.



La seconda storia riguarderà una delle gemelle alle prese con una ragazza storpia.


Le sorelle Drayden erano particolari: amavano raccogliere animali morti, seppellirli in diverse alture, poi riaprire le piccole tombe create, per assistere al grado di decomposizione che avevano raggiunto le bestioline.

Da qualche parte forse riposa Eliza May, ma come sarà stato scelto quel posto?


È un libro che, una volta iniziato, vi renderete conto che sarà difficile non terminare perché i personaggi, ben delineati catturano l'attenzione del lettore, invogliandolo a sapere come andrà a finire la storia. Questa fatica letteraria oprende spunto dalla vita di Emile Bronte e del suo capolavoro Cime Tempestose .

Anna Maria Polidori