Friday, April 05, 2024

Les Années retrouvées de Marcel Proust di Jérome Bastianelli

 Un libro stupendo, Les Années retrouvées de Marcel Proust


di Jérome Bastianelli pubblicato dalla Sorbonne Universite Presses. Bastianelli parte da una considerazione espressa nel libro della Recherche "Albertine Scomparsa" per continuare a far vivere Proust: "Come l'avvenire non esiste ancora se non nei nostri pensieri, questo ci pare ancora modificabile per l'intervento in extremis della nostra volontà". 

Come sarebbe stata la vita di questo insigne letterato se non fosse morto il 18 novembre del 1922 a soli 51 anni? Un esercizio alquanto interessante e che può essere fatto con chiunque sia scomparso prematuramente.

Bastianelli è, tra le altre cose, presidente della Sociéte des Amis de Marcel Proust et des amis de Combray. 

Il libro è di una bellezza sfolgorante, ricercato ma di semplice lettura. Più volte mi sono chiesta quante volte Bastianelli abbia letto la Recherche tanto è impregnato di Proust in ogni sua cellula. Jerome segue lo schema del romanzo monumentale di Marcel: comincia una frase, arriva ad una data, cita una persona o un luogo iniziando così fantastiche digressioni e utilizzando lo schema proustiano che conosciamo. 

Ho letto da qualche parte come Proust sia stato l'ultimo a rappresentare in parole un mondo colto, bello, raffinato, di pace e bellezza. Dopo di lui, forse anche a causa della Prima Guerra Mondiale, gli esiti della letteratura sarebbero stati decisamente altri.

Proust affetto da un'asma alquanto antipatica, che lo ha costretto e forzato spesso a rinunciare a viaggi che avrebbe voluto intraprendere, probabilmente non avrebbe disdegnato, se fosse stato in vita di andare a trovare una cara amica di sua madre residente a Nizza. Qui, Marcel avrebbe ricordato un suo carissimo amico ormai defunto e sepolto nel cimitero cittadino. L'idea di fare una capatina sarebbe stata troppo dolorosa da affrontare per lui: quella che sta vivendo è una condizione ancora molto sofferente per la scomparsa di questo amico speciale. 

In seguito Proust sarebbe entrato in contato con Antoine de Saint-Exupéry con cui avrebbe sviluppato una bellissima amicizia e sarebbe rimasto intrigato da Natalie Clifford Barney e dalle idee che portava con sé dalla lontana America. Grande amico di Ravel e dei nuovi letterati, l'atmosfera muta col mutare del tempo: alla fine degli anni '30 assieme a un rampante anti-semitismo scoppia la Seconda Guerra Mondiale e la domanda che vien posta da un ufficiale, un giorno che Proust viene raggiunto è solo questa: "Che cosa ci sta a fare ancora a Parigi? Che cosa aspetta a scappare via?" E così Proust fugge. Fugge via da Parigi senza farvi più ritorno. Attraversa alcuni Paesi per approdare, infine negli Stati Uniti, dove rimarrà in pace sino alla fine. Lì conoscerà Edward Hopper, vedrà la sua mostra al MOMA (Museum of Modern Art) di New York, ma ha contatti anche con Marc Chagall e Matisse. Sarebbe morto nel 1942. Una fine strana, quella la sua. Entra in una libreria d'occasione dove  trova un libro usato di George Sand che la madre gli ha letto tanto durante l'infanzia. Proust amava sua madre. La sua morte lo aveva distrutto. Avverte delle vertigini, ma poi tutto torna nella normalità. Il giorno dopo però verrà rinvenuto privo di sensi e morirà al Bellevue, ospedale pubblico completamente gratuito della città di New York. Il New Yorker appresa la notizia non potrà fare altro che dedicargli un profondo e sentito editoriale.


Vi raccomando caldamente questo libro. È piccolino, un tascabile. Lo inserite in borsa e quando avete uno spazietto ne leggete un po' . Una delle più belle e calde letture che abbia fatto di recente. Ma Proust era così. Avvolgente e prezioso.



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