Comincio con lo scusarmi tantissimo con le Editions de L'Herne per questo terribile ritardo, ma volevo davvero dare una bell'occhiata al Cahier di Italo Calvino
che mi è stato inviato mesi fa prima di scriverci qualcosa.
Quando penso a Italo Calvino mi viene in mente Marcovaldo e la dimensione sognatrice che lo scrittore aveva disegnato per quel personaggio. Marcovaldo doveva districarsi all'interno di una città che lo avrebbe voluto privo di alternative sebbene la dimensione del sogno e della svagatezza, tratti distintivi del protagonista riusciva sempre a creare avventure surreali, regalando ai lettori la struggente poesia di un tempo in mutamento. In una città aspra, Marcovaldo resiste come un funambolo e ci fa riappropriare della dimensione trasognante dell'esistenza.
Anti-fascista convinto, Calvino era stato un partigiano durante la seconda guerra mondiale e forte è sempre stata la sua testimonianza.
Un bello scritto del 25 aprile 1975 riportato nel Cahier ci restituisce quella ventata di libertà respirata durante quelle ore: appariva choccante perfino allo scrittore, per le manifestazioni, ora visibili, anche di gente non più giovane, nei riguardi della libertà. La voglia di tornare a riappropriarsi del proprio Paese era immensa dopo due decenni di dittatura e diversi di guerra.
Erano tutti felici, rammenta Calvino, sebbene Italo ancora non sapesse se a casa sua i genitori stessero bene e manco se c'era ancora una casa: se fossero stati presi prigionieri: se i fiori fossero vivi o morti.
Un'altra considerazione dello scritto è stata come questi ricordi via via comunque stavano sbiadendo con il passare dei decenni.
Un capitolo riguarda la storia dei sette fratelli Cervi, straziante ed indimenticabile.
Calvino aveva vissuto tanto tempo a Parigi e la testimonianza di Gambaro apre proprio con la sua casa, sita a sud, vicino alla porta d'Orleans.
Perché Calvino aveva deciso di vivere a Parigi? C'entra l'amore della sua vita, Chichita. Chichita era argentina, ma di origini russe. Più giovane dello scrittore di 20 anni, a quel tempo Calvino aveva 43 anni, si erano conosciuti a Parigi quando lui si era fermato per alcuni giorni per una traduzione di un libro. Chichita era già stata sposata con un commerciante di pietre prezione ed era venuta a Parigi piena di sogni e con il suo bambino. Era una donna che, dalla descrizione che ne viene fatta non era alta, ma appariscente. Le piaceva truccarsi ed era una donna di grande cultura.
I due si sarebbero poi sposati a Cuba dove lo scrittore era nato. Dopo l'arrivo della bambina, i due decisero di stabilirsi a Parigi.
Quello era il luogo amato da sua moglie. Calvino parlava e scriveva bene in francese. Parigi poi era la sede più importante d'Europa da un punto di vista culturale.
La scelta si rivelò vincente.
"Parigi è l'unica capitale dove nessuno ti chiederà mai perché ti trovi lì e non in un altro posto nel mondo" ha detto qualcuno.
A Parigi Calvino scriverà delle nuove leggi entrate in vigore in Italia a fine anni '60: aborto, divorzio. Una lontananza questa, che sarà in grado di restituirgli piena autonomia. Tra gli incontri più significativi quelli con Levi-Strauss, Raymond Queneu e Barthes.
Calvino ogni giorno amava recarsi in un bar, tabacchi, chiosco, che si chiamava Drugstore Publicis (ora diventato una boutique di Giorgio Armani) dove acquistava i quotidiani italiani. Il luogo non era troppo lontano dal Café de Flore a quel tempo frequentato da Sartre e Simone de Beauvoir.
Gli scrittori italiani che lo smuovevano maggiormente erano Pavese, Moravia e Carlo Levi, degli stranieri amava Hemingway.
Un interessante articolo di Calvino? Perché scrivere. Citando Primo Levi, le ragioni sono molte: per divertirsi e far divertire, perché se ne sente il bisogno, per far conoscere le proprie idee, per abitudine, ma anche per diventare ricchi.
Calvino invece afferma di scrivere perché si sente insoddisfatto di quello che ha prodotto e vuole ricorreggere, ridare una nuova visione, ma anche per apprendere qualcosa che non sa. Tanti i capitoli che vengono lasciati al suo pensiero: le bombe, la vita, il Comunismo, il crimine in Europa, il caso Moro, la questione morale, e poi l'ecologia con un suo pezzo sulla Natura e sui cambiamenti climatici, un été de désastres, e poi Venezia, e tanto tanto altro. L'ultima sezione riguarda Calvino e le immagini.
Vorrei sentitamente ringraziare l'Editions de L'Herne per questo Cahier. È stata lasciata la parola all'autore: è stato fatto scoprire ancor meglio il nostro autore.
Ho letto, sfogliato, preso in esame tanti Cahiers dell'Herne, e credo che Calvino sia stato quello che ha avuto maggior spazio: sono numerosissimi i suoi scritti, e, soprattutto, cosa bellissima, mai pubblicati prima. Questi inediti ci fanno conoscere ancora meglio questo nostro, e vostro, amici francesi, scrittore che ha tentato di descrivere la preziosità della vita attraverso e i suoi orrori e i sogni che sa restituirci.
Anna Maria Polidori